domenica 14 novembre 2010

Dobbiamo ragionare come un Paese, vero.

I diretti interessati non lo sanno ancora, ora lo sapranno, ma devo ringraziare sinceramente il Dott. Biagio Bossone (l’ex Presidente della Bcsm) per aver detto che era opportuna l’adesione a Doing Business della Banca Mondiale (fonte http://www.sanmarinonotizie.com/?p=19365http://www.romagnanoi.it/News/Economia/San%20Marino/articoli/246857/Banche-gli-8-punti-di-Bossone.asp) ed il giornalista professionista Sergio Barducci per averlo riportato nel suo libro appena presentato. Il Dott. Bossone (non entro ovviamente in merito al soggiorno sammarinese e quindi niente strumentalizzazioni) ha un Curriculum Vitae impressionante e dovrebbe essere tuttora, tra l’altro, Direttore Esecutivo per l’Italia, ed altri paesi, della Banca Mondiale.

Arrivo subito al dunque. Non sto qua a dire che sono stato bravo ad avere immediatamente individuato e sottolineato lo scorso 5 novembre uno strumento molto importante come il “Doing Business 2011” e che “San Marino può diventare un’Eccellenza” attraverso lo studio e l’utilizzo di tale rapporto, anche se ne ricavo una grande soddisfazione personale, non come “bravo analista” ma bensì come cittadino sammarinese e questo è molto più importante. Quindi niente strumentalizzazioni. Voglio invece evidenziare che se non mi credete (e si può anche capirlo) per lo meno prendete in considerazione i commenti del Dott. Bossone. Non lo dico per lui, non ne ha certamente bisogno e non lo conosco neanche, lo dico per San Marino che invece ne ha bisogno vitale.

La nostra Repubblica ha vissuto per anni non come un Paese, ma come un piccolo villaggio isolato senza preoccuparsi del resto del mondo. In questo momento l’Italia (si può dire di tutto sul bel paese e non mi sono mai risparmiato, ma per lo meno, obiettivamente, è un Paese vero) ci sta ricordando, a dire poco energicamente, che il mondo non gira in questo modo e che dobbiamo anche noi confrontarsi con il resto del pianeta.
La cosa brutta è che, nonostante vari mesi di calvario, ed è solo l’inizio, continuiamo a fare le cose che abbiamo sempre fatto prima e che ci hanno portato alla situazione attuale; ossia ragionare come se fossimo ancora un piccolo villaggio. Perseverando in tale direzione saremo poi accontentati e sarà decisamente peggio dopo. Noi invece siamo la più antica Repubblica al mondo ed è una responsabilità oltre che un grande onore. Dobbiamo ora ragionare come un Paese.

Una prova di ciò:

il mio articolo è stato inviato la scorsa settimana a 14 indirizzi email ed è stato pubblicato soltanto su www.giornale.ms (quindi grazie Marco). Nessun problema. Non posso piacere a tutti.

Ma la cosa triste è che la notizia del nuovo rapporto Doing Business non è stata pubblicata da nessuno altro a San Marino, neanche una riga, o per lo meno cosi mi risulta da una ricerca online. Diversamente mi scuserò e pubblicherò un errata corrige. Abbiamo dovuto aspettare l’annuncio dell’uscita del libro di Barducci (quindi grazie a lei) per sentire parlare del Doing Business. Questo è il vero e grosso problema. Sapete invece che cosa è successo dal 4 novembre (giorno di uscita del rapporto) al 12 novembre (giorno di scrittura del presente articolo)? Da una semplice ricerca sul sito www.google.it utilizzando le parole “Doing Business” emergono quasi 2 milioni di risultati; “Circa 1.970.000 risultati (0,04 secondi)”. Pertanto il rapporto è seguito e se ne parla. L’attuale Segretario di Stato all'Industria ha probabilmente fatto riferimento al rapporto Doing Business 2010 lo scorso 25 ottobre (vedi l’agenzia Dire Torre 1). Sono obiettivo ed onesto come sempre.

Quindi non me la prendo con nessuno. Ci mancherebbe altro e non mi interessa proprio. Io punto unicamente a risolvere i problemi. Da “bravo analista” propongo soltanto di iniziare a ragionare come un Paese vero e non più come un villaggio isolato. Ribadisco con decisione che dobbiamo essere attenti a certi rapporti internazionali e soprattutto utilizzarli. Sono anche gratuiti come ho già sottolineato una settimana fa e costituiscono veri e propri benchmark. Per fortuna per San Marino non lo dico soltanto io…

Solo cosi riusciremo ad essere trattati come un Paese, vero. E’ l’unica strada percorribile.

Giovanni Maiani

domenica 7 novembre 2010

San Marino può diventare un’Eccellenza. (05/11/2010)

Dal rapporto annuale “Doing Business 2011” della Banca Mondiale (rapporto che valuta obiettivamente attraverso 9 parametri la regolamentazione delle piccole e medie imprese in 183 economie di paesi e di alcune città offrendo dunque uno strumento indispensabile e comparativo a livello internazionale) pubblicato lo scorso 4 novembre evidenzia che l’Italia ha perso 4 posti rispetto allo scorso anno scivolando fino all’80° posizione preceduto dalla Cina dunque 79° e seguita dalla Giamaica 81°.

Non sto qui per parlare male sul fare impresa nel bel paese in quanto sarebbe troppo facile visto i dati, e poi i nostri cugini politici direbbero un’altra volta e senza fondamenta che è tutta colpa dei paradisi fiscali, ma per evidenziare che viene offerto a San Marino uno strumento molto valido per riproporsi a livello internazionale.

In effetti, la prossima economia del nostro Paese dovrà fare uno sforzo e guardare più in là della punta del proprio naso e poter confrontarsi con il resto del Mondo, e lo scrivo perché so che è in grado di farlo. Usando il rapporto “Doing Business 2011” possiamo prima di tutto vedere dove l’Italia fa difetto per poter essere concorrenziali ed in grado di attrarre il meglio del mondo imprenditoriale italiano, ma anche e soprattutto del mondo imprenditoriale internazionale. Basterebbe dimostrare ad un investitore estero che vuole sbarcare in Italia che è molto più conveniente farlo qua da noi.

Osserviamo, molto sinteticamente, alcuni dei 9 parametri di valutazione utilizzati nel rapporto per cercare di capire dove possiamo diventare competitivi rispetto all’Italia:

Starting business.
L’Italia è al 68° posto ed occorrono 6 giorni e costi molti elevati per aprire un’attività. Invece, ai primi posti nella classifica di questa categoria (ogni categoria è ulteriormente divisa in sezioni) troviamo la Nuova Zelanda e l’Australia. In entrambi i casi occorrono al massimo 2 giorni e costi vicini allo zero, oltre all’assenza del “minimum capital”.
Possiamo farlo anche noi con costi bassi e “minimum capital” bassissimo e saremmo più competitivi dell’Italia.

Dealing with construction permits.
L’Italia è al 92° posto in questa categoria ed occorrono 257 giorni e costi elevatissimi per ottenere una concessione edilizia. Per non sapere leggere e scrivere torno a vedere i primi posti di questa sezione e trovo Hong Kong e Singapore. A Singapore bastono 25 giorni per i permessi ed, in entrambi i casi, i costi sono più di 7 volte inferiori rispetto a quelli italiani.
Possiamo farlo anche noi riuscendo a concedere, ad esempio, un permesso in un mese a costi ragionevoli e saremmo più competitivi dell’Italia.

Registering property.
L’Italia è al 95° posto in questa categoria e necessità di 27 giorni e costi pari al 4.5% del valore del bene immobiliare in caso di trasferimento di proprietà. I primi posti sono occupati dall’Arabia Saudita e dalla Georgia. In entrambi i casi bastano 2 giorni, mentre i costi sono azzerati, o quasi.
Possiamo farlo anche noi con costi bassi e saremmo più competitivi dell’Italia.

            Paying taxes.
L’Italia “vanta” il 128° posto della graduatoria dove il pagamento delle tasse rappresenta 285 ore di lavoro l’anno e fino al 68.6% degli utili. Le Maldive ed il Qatar hanno invece le migliori condizioni dove le tasse non superano le 36 ore lavorative annue e l’11.3% degli utili.
Possiamo farlo anche noi con tasse basse, ma pagate da tutti, e saremmo più competitivi dell’Italia.

            Enforcing contracts.
L’Italia “vanta” il 157° posto sui 183 della graduatoria ed occorrono 1210 giorni per il recupero crediti e costi che si avvicinano al 30% del valore della discordia. I primi posti sono occupati dal Lussemburgo e da Hong Kong dove bastano mediamente 300 giorni e costi rispettivamente pari a 10%/20% circa.
Possiamo farlo anche noi con una giustizia più snella ed efficiente e saremmo più competitivi dell’Italia.


Ho illustrato sinteticamente qualche elemento dove l’Italia è scadente, ma queste mancanze potrebbero permettere di aumentare l’attrattiva di San Marino. Magari è già cosi…


Vediamo ora chi c’è ai primi 10 posti del rapporto mondiale. Troviamo in ordine: Singapore, Hong Kong, New Zealand, United Kingdom, Usa, Denmark, Canada, Norway, Ireland ed Australia. Basterebbe analizzare bene questi paesi ed osservare i rispettivi punti di forza che potremo cercare di fare Nostri. In fondo, non è spionaggio internazionale, ma solo analisi su dati pubblici.

Nuovamente e sempre molto sinteticamente vediamo i punti di forza dei primi 10 paesi.

Ho realizzato per l’occasione una tabella che rispecchia il formato del rapporto originale e mostra i valori medi dei primi 10 della classifica generale. In questo modo otteniamo un profilo tipo ed un’indicazione di massima su che cosa fanno i paesi dove è meglio fare business.

cliccare x ingrandire


Mediamente, la situazione dei paesi della Top10 è la seguente:

Occorrono 6 giorni per aprire un’impresa ed i costi sono contenuti. Si ottiene una concessione edilizia in meno di 4 mesi. La procedura per il trasferimento di proprietà di beni immobiliari necessità poco più di 2 settimane con costi pari al 2.79% del bene. Il “Public registry coverage” (ossia l’accesso e la qualità dell’informazione sul credito fornita da uffici pubblici) è vicino allo 0, mentre il “Private bureau coverage” (l’accesso e la qualità dell’informazione sul credito fornita da privati) arriva all’83.82%. L’indice di protezione dell’investitore si avvicina all’80%. Le tasse sono pari al 34% dell’utile e rappresentano l’equivalente di 119 ore lavorative. Importare o esportare un container costa rispettivamente 958 e 928 dollari Usa. Una procedura per fare rispettare un contratto (recupero crediti) necessità meno di un anno solare e costa circa il 20% dell’oggetto in discussione. La chiusura di un’attività ha un tasso di ritorno attorno all’86%.

Questo è quanto succede tendenzialmente nei migliori paesi promossi nel rapporto della Banca Mondiale. Sta poi a noi sammarinesi tenerne conto o ignorarlo. Sappiamo tuttavia che il resto del Mondo guarda il rapporto Doing Business con attenzione dal 2003.

Fino ad ora ho cercato di scrivere da “bravo analista”, ma se mi permette devo inserire una breve constatazione come presidente dell’associazione San Marino Corea.
Nella classifica generale la Repubblica della Corea vanta il 16° posto e, dopo i primi due occupati rispettivamente da Singapore e Hong Kong, costituisce la terza punta di diamante nello scenario asiatico distanziando, anche se di poco, il Giappone 18° in classifica e, soprattutto, la Cina 79°.
Seguendo sempre il rapporto della Banca Mondiale, i punti di forza sud coreani sulle 183 economie analizzate sono:
la rapidità nel rilasciare una concessione edilizia (22° posto), l’agevolazione nelle procedure di accesso al credito (15° posto), le ottime condizioni nell’import/export (8° posto), la facilità nell’ottenere il rispetto di un contratto ed dunque il recupero crediti (5° posto) ed i costi contenuti in caso di chiusura di un’attività (13° posto).

Tornando al discorso iniziale, il rapporto della Banca Mondiale ci fornisce dunque un’ottima mappa internazionale di dove si fa impresa e di come la si fa. Inoltre ci fornisce un’indicazione di massima sull’obiettivo da raggiungere per essere competitivi, prima nei confronti dell’Italia poi a livello internazionale, ed in grado di attrarre capitali in modo costante e duraturo. In fondo, questa è la chiave per la sopravvivenza prima e lo sviluppo poi di San Marino.

Pertanto, ma solo se c’è la reale ed onesta volontà di farlo (perché non c’è più cieco di chi non vuole vedere) non occorre essere un alieno con super poteri per capire che cosa ci manca e che cosa dobbiamo fare per migliorare. In analisi di bilancio, per esempio, un esperto esterno non riuscirai mai a scovare il 100% delle operazioni di Window Dressing eventualmente realizzate dalla società. E’ impossibile. Solo chi redige il bilancio conosce perfettamente la situazione interna. Lo stesso discorso vale per San Marino. Una cosa è sapere la situazione reale del paese (e questo possiamo saperlo solo noi, e neanche tutti noi purtroppo…) l’altra è come possiamo fare per migliorare (ed occorre capire come gira il mondo). Ed è qua che dobbiamo essere attenti ai rapporti delle Istituzioni internazionali; Banca Mondiale, OCSE o OCDE (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), OMC, e cosi via. Possiamo dunque, o meglio soprattutto, utilizzare gli studi internazionali realizzati da Istituzioni di prestigio come sopra o le giudichiamo non all’altezza? In ogni caso vengono utilizzati come punto di riferimento su tutto il Pianeta e poi, in fondo, sono anche gratis.

San Marino può diventare un’Eccellenza nel prossimo futuro se lo vuole veramente, ma certe cose devono cambiare in Repubblica. In fondo, una crisi è indispensabile per provocare certi cambiamenti epocali e ci offre un’opportunità di miglioramento incredibile. Basta soltanto cogliere il momento pensando al bene del paese e non al bene di qualche singolo individuo. Non è complicato. Volere e potere.

Da “bravo analista” cerco di fare la mia parte (gratuitamente) e lo faccio perché so che ci sono molti altri sammarinesi onesti ed attaccati al paese che vogliono un futuro migliore per la più antica repubblica del pianeta.

Giovanni Maiani

domenica 31 ottobre 2010

Superstizione e fede. (31 ottobre 2010)

Mentre molti si apprestano a festeggiare Halloween, io compio un altro passo verso l’impopolarità, ma ne vado fiero in questo caso.

Prima i dati certi: Halloween è una festa pagana nata tra i celti nell’era pre-cristiana.

Subito il succo del mio discorso:
genitori, non mandate i vostri figli travestiti da zombi, streghe, fantasmi, vampiri… in giro di sera (anche se accompagnati) a bussare alle porte dicendo la solita frase “dolcetti o scherzetti”.

Ho mandato anch’io mio figlio circa 6 anni fa in giro la sera del 31 ottobre, ma poi ho pensato: perché mio figlio deve vestirsi con delle cose bruttissime che di solito odia e andare di sera, al freddo, per le case pronunciando quella frase assurda che, in fondo, non è altro che un ricatto? Dopo mi sono informato sulle origini del fenomeno e ho capito che la mia perplessità era fondata.

Siamo sicuri che i nostri figli, soprattutto i più piccoli, non si divertono meglio a casa in famiglia? Se non è cosi c’è da preoccuparsi. Questi bambini si prestano inconsciamente, in quanto spinti generalmente dai genitori, ad una sedicente “festa” puramente commerciale ed assolutamente pagana. Gli stessi genitori si dicono poi cattolici e magari vanno anche in chiesa la mattina dopo. Io non sono un grande punto di riferimento, ma per lo meno cerco di evitare gli sbagli più grossi. Ma se i genitori pensano veramente di fare felici i propri figli con un’uscita serale, perché la sera del primo novembre non accompagnano i figli, vestiti normalmente, a regalare delle figurine dei santi in giro per le case? Scommetto che sarebbero accolti molto meglio e che riceverebbero molto più dolcetti. Pertanto, farebbero qualche cosa di molto bello per gli altri e di molto gratificante per loro. Non lo credete anche voi?

Pertanto, propongo di non festeggiare più Halloween e di rimandare la festa al giorno dopo con i suggerimenti come sopra.

Ai genitori ed ai bimbi non cambierebbe assolutamente nulla e ci sarebbe anche un risparmio relativo al mancato acquisto del vestito.

Perché poi dobbiamo prestarci a vestire i nostri figli in modo orribile? La vita non ha già abbastanza brutta in certi casi. Vedi le malattie, la disoccupazione, gli infortuni, il maltempo quando si è in ferie… Se posso, voglio cercare di vestire bene il mio figlio, e tutti i giorni. Lo merita. Anche perché li voglio bene.

Da “bravo analista” sono convinto che la superstizione sia l’esatto contrario della fede perché se si crede in Dio non si può credere nella superstizione, e nell’astrologia per dirla tutta. Ora ho sollevato un polverone. Se sono in macchina e un gatto nero (immaginiamo anche una pantera nera) mi attraversa la strada, ma perché dovrei essere preoccupato per me? Caso mai lo sarei per l’animaletto in quanto sono a bordo di un veicolo e lui pesa molto di meno. E’ fisica. Halloween è peggio della superstizione in quanto è paganesimo, ma allo stesso tempo, o credi in Dio o in Halloween. Basta fare una scelta ed essere coerente.

Per quanto riguarda l’astrologia, il dizionario Hoepli cita:
“1 Arte divinatoria di origine remota che si propone di studiare l'influsso degli astri sulla vita umana e che si basa sull'analisi di un oroscopo”.
Vorrei capire solo una cosa al riguardo: ma se gli astri hanno un influsso sulla vita umana, sono anche disposto a crederlo in quanto “open mind”, ma allora perché limitarsi a studiarne solo alcuni e non tutti per migliorare l’analisi? La parentesi sull’astrologia non era prevista, ma doverosa.

Uno per tutti, con riferimento a “Cf. Noticias Eclesiales 2-11-2000.”  in un editoriale della Arcidiocesi di Mexico è stato scritto: “HALLOWEEN ES UNA MANIFESTACIÓN CONTRACULTURAL”. E’ spagnolo, ma si capisce bene.

Quindi pensate alla mia proposta di spostare la festa cambiandone il significato.

Giovanni Maiani

giovedì 28 ottobre 2010

Potere politico ed economico a San Marino. (28 ottobre 2010)


E’, per ovvi motivi, impensabile soltanto ipotizzare una completa separazione tra il potere politico e quello economico, ma in certi casi entrambi si fondano, o quasi, raggiungendo livelli estremi particolarmente pericolosi per l’intera nazione.
Sono convinto che la quasi unione, o per lo meno l’ampia sovrapposizione, di questi due poteri sia uno dei principali problemi della Nostra Repubblica, accentuato anche dalle sue ridotte dimensioni.

Penso pertanto che il potere politico debba essere inderogabilmente attento a quello economico ed alle sue necessità e richieste, ma che dovrebbe anche, e soprattutto, limitarsi a realizzare le leggi per agevolarlo favorendo così lo sviluppo economico del paese che porta di conseguenza al benessere di tutti. Diversamente, se il poter politico è troppo intralciato con quello economico tenderà inevitabilmente a proseguire gli obiettivi propri e di pochi a scapito del benessere dell’intero paese.
Non è forse quello che accade ora?

Dal messaggio di Albert Einstein inviato nel mese di ottobre 1950 alla società italiana per il progresso delle scienze emerge che, con riferimento all’uomo di scienza;
“… una concentrazione del potere economico, e con ciò anche di quello politico, nelle mani di piccole minoranze, dalle cui manipolazioni è divenuto dipendente il destino della massa, che appare sempre più amorfa, degli individui. Quella concentrazione del potere economico e politico in poche mani … impedisce la crescita di personalità indipendenti.”

Mi direte ora che una frase esteriorizzata dal proprio contesto vuole dire tutto ed il contrario di tutto. Certo, in parte è vero, ma spiega quanto succede in San Marino sottolineando il rischio della concentrazione del potere economico e politico che limita pertanto la crescita e lo sviluppo al di fuori di certi gruppi di potere in una realtà ridotta come la nostra. Questo è democrazia, ma solo fino ad un certo punto.

Vediamo se cambierà qualche cosa nel futuro e se il potere politico sarà più obiettivo e meno coinvolto nei confronti di quello economico.

Per esempio, un “bravo analista” degno di questo nome, a maggior ragione se vanta una qualche visibilità sui media (potere politico), non può in nessun caso operare per conto proprio (potere economico) per non farsi coinvolgere psicologicamente nelle proprie analisi e per non sfruttare in anticipo le notizie che sta per pubblicare.

Giovanni Maiani

sabato 23 ottobre 2010

Risposta agli amici Paolo e Lorenzo sull’isola. (19 ottobre 2010)

Ps: Visto che una mia risposta non ha trovato spazio, per la prima volta, sui giornali online ho deciso di creare questo blog dove pubblicherò tutti i miei commenti. Passaparola.

Prima di tutto voglio ringraziare sinceramente gli amici per le loro risposte. In effetti, anche se ad alcuni potrebbe sembrare strano, ritengo che sia più che doverose farlo in quanto, anche se non possiamo pensarla tutti allo stesso modo, sono certo che il dialogo e lo scambio di idee siano l’unica strada percorribile per risolvere qualsiasi problema, ovviamente tra persone civili.

Torno un attimo sul mio precedente intervento per ribadire che, a mio modesto parere, era solo l’approccio a non essere condivisibile in quanto non si può pensare di farla a Tremonti, ma non ho mai dubitato delle migliori intenzioni degli scriventi. Anzi, magari è servito a dimostrare che l’Ecso ha voglia di fare qualche cosa di costruttivo per il Paese, e questo va riconosciuto, ma non sono d’accordo con l’associazione sul modo di affrontare molti altri temi. Sono onesto e rispettoso.

Ora vorrei rispondere agli amici con riferimento agli interventi di sabato.

Non ho mai messo in dubbio la buona fede delle proposte dell’Ecso e non mi permetterei mai di farlo. Sono il primo a non volere vedere il mio Paese perdere la propria sovranità o soccombere al “Corsaro nero” e sono tutto tranne che un tipo che abbassa le ali, fidatevi. Ricordo che ho vissuto i primi 22 anni in Francia dove la lotta per i propri diritti (sindacali e non) è cosa di tutti i giorni ed è molto più intensa, partecipata e sentita; basta vedere gli attuali scioperi che paralizzano la Francia. Inoltre, 25 anni fa, appena ventenne, ho partecipato ad uno sciopero generale a Parigi per la rivendicazione dei miei diritti, anche se la cosa non mi toccava direttamente ed immediatamente, ma avrebbe potuto farlo qualche anno dopo in quanto, all’epoca, ero ancora studente. Ci sono delle foto dell’evento su Facebook. Pertanto, non metto in discussione la buona fede, la voglia di trovare delle soluzioni, di movimentare l’attuale classe politica spesso incapace e cosi via. E’ una cosa molto difficile. Lo so bene, cerco di farlo anch’io con i miei interventi e, come voi, mi metto pubblicamente in discussione ogni volta, ma dobbiamo fare uno sforzo per cambiare il modo di ragionare.

Non dobbiamo più pensare “in tutte quelle attività che Tremonti non può colpire…”. Credo che sia la strada sbagliata che ci ha portato dove siamo ora.

Ora, brutalmente, metto giù alcuni appunti disorganizzati, a mio modesto parere sono percorribili senza necessità di sfidare Tremonti e, soprattutto, potrebbero regalarci molti alleati e simpatizzanti a livello internazionale che potrebbero aiutarci in sede europea e/o internazionale.

- Per esempio, San Marino fa parte dell’Onu, dell’Oms, dell’Epo (European Patent Office) e di molte altre organizzazioni internazionali, ok bello, ma secondo me dovrebbe associarsi all’Omc (Organizzazione Mondiale del Commercio) per poter sviluppare il suo (il nostro) commercio estero, alla Banca Mondiale per ottenere lustro a livello internazionale e all’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per avere un’occasione di confronto internazionale allo scopo di risolvere i problemi comuni (politici, economici, commerciali…). Non possiamo svilupparci se siamo fuori da questi organismi. Non siamo in grado di farlo da soli in quanto non ne abbiamo mai avuto bisogno. Poi saranno gli altri paesi ad aiutarci visto che saremo i più deboli e piccoli.

- San Marino ha contro la legge dei numeri, ma nonostante ciò puntiamo e spingiamo soprattutto gli sport di squadra rispetto a quelli individuali. Ma se facciamo fatica a trovare un fenomeno su 30 mila abitanti, ed è normale che sia cosi, come possiamo solo pensare di trovarne, ad esempio, una diecina per formare una squadra? Non saremo competitivi, è ovvio. C’è la caviamo bene nei giochi dei piccoli paesi, ma a livello olimpico quante medaglie abbiamo ottenuto? Mi risulta neanche una. La famosa legge dei numeri non perdona. Dobbiamo invece spingere, anche, gli sport individuali in modo che sia meno complicato, non è scritto più facile, ad un unico atleta di farsi valere a livello italiano, europeo o mondiale e quel tale potrebbe diventare un ambasciatore “civile” come fa in questo momento il nostro connazionale Alex che rende onore alla Repubblica in tutto il mondo, e che saluto. Lo sport e la matematica sono internazionali e vanno utilizzati per farci valere all’estero perché dobbiamo essere orgogliosi di essere sammarinesi. In fondo siamo anche pochi.

- San Marino è un paese molto razzista sia con gli amici italiani che vivono anche a 100 metri dal confino (senza parlare di tutti gli altri) sia con i sammarinesi nati all’estero. Quanto scritto non farà piacere ad alcuni, ma è cosi. Io non vi dirò mai le cose che volete sentire, ma qualche cosa di molto più utile ed importante. Vi dirò le cose come stanno veramente o per lo meno, modestamente, come le vedo io. Da qualche anno a questa parte le cose iniziano a cambiare, ma ci vorranno ancora qualche decennio per arrivare ad una quasi normalità. Da “bravo analista” non ho mai capito una cosa. Come fa un essere quasi umano a non poter vedere i fratelli di colore, mentre si fa la lampada o va al mare per abbronzarsi, cercando inconsciamente di assomigliare ai fratelli di colore che tanto odia? Non c’è coerenza. Se uno è razzista non deve prendere il sole. Inoltre, in circa 500 anni, gli Usa sono diventati la prima potenza a livello mondiale, ma mi sembrano discretamente mischiati. Poi, essere razzista è pericoloso perchè ci si mette contro gli altri 6 miliardi di persone… Io ho già scritto, e ribadisco fermamente, che prima bisogna dare il lavoro ai sammarinesi e poi agli altri, se c’è. Questo non è razzismo, ma buonsenso e salvaguardia del paese. Ma l’integrazione, controllata, è assolutamente necessaria per la crescita e lo sviluppo di qualsiasi paese. Pertanto, per uscire dalla crisi ci vuole integrazione. I giapponesi con i cerchi di qualità hanno dimostrato che anche una persona normale può aver un’ottima idea in grado di produrre grandi cambiamenti. L’integrazione controllata aumenta a livello esponenziale tale fenomeno.

Potrei scrivere un libro, ma questa sera mi fermerei qua. Volevo soltanto dare qualche idea relativa al mio modo di pensare.

Pertanto, amici, sono certo che siamo tutti dalla stessa parte, diversamente non avrei perso tempo nel rispondervi, e che vogliamo il bene del paese prima di tutto, ma quello vero e, “da bravo analista”, penso che dobbiamo solo fare uno sforzo sull’approccio e vedere oltre l’Italia. Il Mondo è grande ed offre tante opportunità. Tutto qua.

Amici (anche se non ci conosciamo), dobbiamo andare avanti come facciamo già in questo momento. Chi sbaglia è solo chi non fa nulla ed aspetta passivamente, e vigliaccamente, i vantaggi ottenuti con gli sforzi di altri. Chi propone non sbaglia mai, anche se non è sempre condiviso.

Con Stima,
Giovanni Maiani

Un’isola non può prendere in giro il mare. (15 ottobre 2010)

Ben ritrovati ad un mese dal mio precedente intervento. Ormai mi conoscete e sapete che non me la prendo mai con le persone in quanto ognuno ha il diritto di dire e di scrivere quello che pensa e, allo stesso modo, da “bravo analista” lo faccio anch’io concentrandomi dunque esclusivamente sulle idee espresse e su quanto riportato in generale. Inoltre, sapete bene che quando scrivo lo faccio con il cuore e pertanto difficilmente riesco a trattenermi, e francamente non ne ho neanche voglia. Quindi, spero e non intendo offendere nessuno.

Ho appena letto un intervento che, a dire poco, non condivido minimamente.

Ormai sappiamo tutti che la Repubblica di San Marino è ridotta in questo modo per una mancanza di etica. Questo è il succo del discorso, un riassunto massimo del perché è caduta in uno stato di quasi disgrazia. Praticamente “la mancanza di etica” potrebbe essere un teorema applicabile a San Marino.

Mi ha fatto specie la parte di una frase che recita “in tutte quelle attività che Tremonti non può colpire…” seguita da un elenco di voci. Veramente pensiamo ancora di farla a Tremonti? Circa 12 anni fa a Milano ho parlato, ovviamente per altri motivi, con un mio caro amico e conoscente del ministro italiano che mi ha assicurato che Tremonti (all’epoca deputato da circa 4 anni) era tutto tranne che stupido. Noi invece siamo arrivati al punto attuale perché abbiamo pensato per anni di essere i più furbi misurandoci solo esclusivamente con noi stessi, ma è facile vincere da soli. La nostra Repubblica è un’enclave, siamo circondati, non possiamo scappare. E’ come se un’isola volesse prendere il giro il mare. Non è pensabile. Abbiamo peccato di orgoglio, di mancata lungimiranza, di ignoranza, di onnipotenza e non ci è bastato? Ci illudiamo ancora di poter prendere in giro qualcuno? Allora non abbiamo capito nulla. Quello che ci succede accade veramente, non è fantasia e avrà delle conseguenze che condizioneranno gli anni a venire. Siamo in un punto di svolta. E’ finita. Ho visto come abbiamo raggirato Tremonti. Fa impressione… Non è vero?

Vediamo ora l’elenco di dove “non può colpire”:
- i giochi: potrebbe banalmente decidere di aprire una ‘casa da gioco’ all’uscita dell’autostrada di Rimini (o potenziare la sala di Cerasolo) e/o crearne una seconda al Torello per toglierci il pensiero. L’idea è molto semplicistica ve lo concedo, ma potrebbe succedere. Se non è proprio quella potrebbe essere molto simile. In ogni caso non ci vuole niente per ostacolarci.
- il centro termale: solo in Emilia Romagna abbiamo delle terme a Rimini, Riccione, Bagno di Romagna, Castrocaro, Bertinoro, Brisighela, Cervia, Riolo, Punta Marina, Comacchio, Castel S. Pietro, Porrete, Felsinee, Salvarola, Cervarezza, Salsomaggiore, Tabiano, Monticelli, S. Andrea e Moderano. Nelle Marche la prima dovrebbe essere quella di Fano. Ipotizziamo di fare un Signor centro termale. Tremonti potrebbe replicarlo immediatamente nei centri di Fano, Rimini/Riccione e Cervia ad esempio dimezzandone i prezzi rispetto a quelli sammarinesi. Il nostro poi chiuderebbe immediatamente o dopo pochi mesi.
- le infrastrutture: con tutto rispetto non possiamo fare concorrenza a nessuno. 
- il turismo: è in declino da anni e manca di attrattiva. Non siamo inseriti in molti percorsi italiani. Il danno è già stato fatto e la colpa è solo esclusivamente nostra.
- la grande distribuzione: abbiamo già lasciato passare le opportunità, vedi Le Befane e Ikea. Mea Culpa mai? Cosa possiamo fare ora e che non possa essere ostacolato?
- i musei o le cliniche: di che cosa? In che modo non possono essere replicati e/o ostacolati a Rimini ad esempio togliendoci i potenziali clienti?

Alcune di queste idee potrebbero anche essere molto buone, ma Tremonti volendo, e lui potrebbe anche, riuscirebbe a distruggerle in qualsiasi modo ed a intervenire dove, come e quando vuole. Questo deve essere chiaro e rappresenta un altro teorema per la nostra storica e fragile Repubblica.

Poi in fondo il problema è altrove. Non dobbiamo più cercare come prendere in giro l’Italia, questa strada ci ha portato nell’attuale abisso, ma dobbiamo cercare di lavorarci insieme con onesta e trasparenza e, soprattutto, avendo ben chiaro che è impossibile non essere colpito quando circondato.

Un secondo passaggio che non mi ha lasciato indifferente è “peggior nemico” riferito sempre a Tremonti. Rispetto a quello che potrebbe farci, il ministro delle finanze italiano è un chierichetto, ve lo assicuro. Fatte un attimo prova di inventiva e mi darete ragione. Potrebbe farci 10000 cose. Vado di fantasia, ma allo stesso modo della tassa aeroportuale che ci applica il tassista, Tremonti potrebbe decidere di applicare una tassa ad ogni uscita e ad ogni ingresso da Cerasolo, lato San Marino, per esempio di 10 euro per le macchine e di 100 euro per i camion. Motivazione; lo Stato italiano ha bisogno di soldi. Dopo pochi giorni saremo in ginocchio. Potrebbe decidere di applicare una tassa del 50% sullo stipendio di qualsiasi italiano che lavora a San Marino. Motivazione; lo Stato italiano ha bisogno di soldi e del lavoro di tutti, quindi, se non lavori nel tuo paese almeno contribuisci finanziariamente. Potrebbe decidere di creare un posto fisso di dogana e controllare tutti quelli che entrano e quelli che escono da San Marino bloccando interamente la viabilità… Sono le prime cose che mi vengono in mente solo per dimostrare che non dobbiamo pensare che quello che si accade sia lo scenario peggiore possibile. Spero che quanto scritto sia irrealizzabile, ma secondo me non ha ancora iniziato ad essere cattivo in quanto potrebbe farci molto di più. Basta leggere i libri di storia per osservare fino a dove può arrivare un “peggior nemico” e non c’è neanche cattiveria nell’elenco sopra riportato.

Con questo mio breve intervento scritto frettolosamente, ma con il cuore, e da buon sammarinese, vorrei che la smettessimo di prendere in giro e, soprattutto, di stuzzicare Tremonti con frasi del tipo “che Tremonti non può colpire” e “lo considerano il peggior nemico” perché volendo può veramente farci molto più di quanto fa ci in questo momento ed un tale atteggiamento danneggia soltanto il nostro affezionato Paese. E’ assolutamente contro produttivo. La classe politica è deludente. Su questo non ci piove. Ma, non possiamo permetterci di prendere in giro nessuno, soprattutto da enclave. L’isola non può prendersi gioco o sfidare il mare. Lontana da me l’idea di difendere Tremonti. Non ne ha bisogno ed io non ne ho proprio voglia. Solo che se lo stuzzichiamo e lo sfidiamo poi è peggio per tutti noi. Da “bravo analista” vi chiedo cortesemente di pensarci obiettivamente. Non siamo nella condizione di poter permettercelo. Ora dobbiamo cercare le soluzioni per uscire dalla crisi, non uno scontro perso in partenza.

Dai dati di agosto, lo scudo è in parte un vecchio ricordo per la Svizzera, ma il paese di affaccia su altri 4. Noi non abbiamo questa fortuna.

Giovanni Maiani

Protagonista del futuro. (14 settembre 2010)


San Marino sta vivendo un momento di cambiamento epocale e, piano piano, anche quelli che non volevano vederlo, per paura del mutamento o per facilità (in quanto è più comodo fuggire dalle difficoltà piuttosto che affrontarle) se ne rendono conto.

In effetti, chi avrebbe mai pensato, o ipotizzato, non più tardi di due anni fa la fine del segreto bancario e delle s.a., lo scudo fiscale, la black list, il Moneyval, la vendita della Bac, lo scandalo Carisp, e cosi via…?

Volente o nolente, le cose cambiano ed è inevitabile, e cambieranno ancora e ancora, anche quando non ci saremmo più. Non possiamo farci nulla. E’ un dato di fatto. Tutta la nostra superbia ed il nostro sentimento di onnipotenza si sono ribellati e ci riportano alla nostra giusta misura che, nell’Universo, è poco più del nulla assoluto. Detto ciò, voglio anche sottolineare che alcuni sedicenti potenti che pensavano di poter fare sempre quello che volevano a San Marino sono praticamente impotenti di fronte a quanto succede e non sono in grado né di governare il cambiamento in essere né di esserne protagonista. Anche loro hanno peccato di orgoglio. Per sua natura, l’uomo mira a prendere il posto del Creatore (è già successo al primo uomo nell’Eden), mentre dovrebbe limitarsi a seguirlo umilmente. E ciò dove ci ha portato? Sono in Repubblica dal mese di settembre 1987 ed allora, per un 22enne che veniva dalla Francia, San Marino assomigliava ad un piccolo paradiso. Ora sembra quasi l’inferno dantesco, o peggio, ma ne usciremo. Da “bravo analista”, che studia anche il passato nell’intento di limitare il numero di ostacoli futuri, penso che noi tutti sammarinesi, e non, dobbiamo imparare almeno due importanti lezioni da quanto accade in questo fine 2010 per evitare ai nostri figli tormenti analoghi ai nostri.

La prima è che un certo atteggiamento negativo giova nel breve/medio termine, ma è assolutamente controproducente nel lungo periodo. Un ladro, ad esempio, ha un beneficio immediato e limitato dopo una rapina, ma il tutto è effimero e dura solo fino alla sua cattura. Quindi occorre adottare una condotta per lo meno in linea con i principi basilari della morale. Praticamente una conversione. Diversamente non c’è futuro, positivo, e dunque prospettive.

La seconda è la consapevolezza che le cose mutano costantemente e che, in certi casi, non possiamo farci nulla. Basta osservare la tettonica a placche o prendere coscienza che fra circa 100/120 anni pochi di noi saranno ancora su questo pianeta. Si dice pure che non si può fare il bagno in un fiume due volte nello stesso posto. E’ una metafora, ma è molto significativa. Tuttavia, nel limite del possibile, possiamo intervenire attivamente in certi casi.

Sento spesso in giro persone che mi dicono, con riferimento a quanto accade in Repubblica e soprattutto all’attuale momento di difficoltà estrema; è inutile, non cambia nulla, sono sempre gli stessi a, sono schifato di…, e molte altre cose del genere. Osservo nella gente una grande rassegnazione insieme a tanta paura per il futuro, una stanchezza psicologica, un forte sentimento di impotenza e generalmente una grande tristezza. Non è vero che le cose non possono cambiare. Abbiamo già visto molti cambiamenti “impensabili” questo anno, e non sono finiti. In certi casi non possiamo farci nulla (fra centoventi anni non ci saremmo più), ma in altri abbiamo la facoltà di intervenire, almeno fino ad un certo punto, in modo di essere in parte protagonista del futuro. Il futuro cambia per forza e sta a noi scegliere se leggerlo passivamente o essere partecipe nello scriverlo. Se prendo l’influenza ho la possibilità di curarmi o di non farlo. In questo caso dipendere soltanto da me, dalla mia storia passata, dal mio credo e di quello che voglio per me nel prossimo futuro.

I libri di storia sammarinesi dedicheranno sicuramente diverse righe/pagine al 2010 per le vicende sopra riportate e ricorderanno in tale modo alle generazioni future il momento che viviamo con tante sofferenze e difficoltà. Avremo molto probabilmente entro fine anno, o nei prossimi mesi, nuove elezioni e molti di coloro che non andranno a votare faranno parte di quelli “rassegnati” ed è una cosa, secondo me ma mi potrei sbagliare, molto negativa in quanto favoriscono il fatto che saranno pochi voti a decidere le sorti del paese. E’ come se non mi volessi curare dopo un incidente. Se ho gli strumenti per farlo, perché non usarli? Si vive peggio sotto dittatura e senza la facoltà di scelta. Basta vedere ancora oggi in qualche paese. Ricordiamocelo. Staccarsi dalla situazione politica del paese, che sia per “disgusto” o delusione, non è una soluzione perché in questo modo si evita il problema, ma lui rimane. Succede anche in Italia, è uguale. Se uno non va a votare subisce passivamente le decisioni prese dai rappresentanti scelti da altri in quanto questi prenderanno, in ogni caso, delle decisioni e faranno delle scelte che magari non saranno condivise dall’astenuto. Tutto ci riguarda. Come nessuno può dire di non avere idee sulla religione. Anche il fatto di rispondere “non m’interessa” è già una posizione ben definita. Allo stesso modo chi risponde “non lo so” alla domanda “che cosa vuoi fare da grande?” sembra non aver idee e che la cosa non lo riguardi, ma tale risposta è falsa. Basta farle una seconda domanda del tipo “vuoi fare il pilota?” per aver un’indicazione di massima di quanto desidera fare. Anche l’aria ci interessa anche se non la vediamo e non abbiamo idee al riguardo. Oltre ad una cosa invisibile, un’altra apparentemente distante come la luna provoca le maree e, di conseguenza, non possiamo non aver idee al riguardo visto quello che provoca sulla Terra. Se ci chiedessero di andare votare per l’aria o per la luna sarebbe opportuno andarci, non credete?

Quindi tutto, qualsiasi cosa ha un impatto più o meno importante su di noi ed una votazione a maggiore ragione in quanto ci tocca da vicino e condiziona la nostra esistenza, quella dei nostri cari ed il Paese. Visto che una qualsiasi votazione indicherà delle persone che prenderanno delle decisioni che avranno delle reazioni più o meno importanti sui noi stessi, perché non essere partecipe di tale scelta nell’intento di essere, in parte, protagonista del futuro nell’intento di non subirlo passivamente.

Quindi, votate per chi volete, ma andate a votare alle prossime elezioni. Diversamente non potete lamentarvi per le scelte che prenderanno altri… Poi, anche non andare a votare è sempre una votazione, ma tale potrebbe essere maggiormente mirata e quindi più efficiente.

Giovanni Maiani

Occhio ai prezzi ‘reali’. (02 luglio 2010)

L’articolo odierno è molto soft e l’argomento, in quanto generalmente dato per scontato e pienamente acquisito, è spesso sottovalutato, ma da ‘bravo analista’ non posso fare a meno di parlarne. L’esempio è molto specifico, perché reale, ma si applica in molte altre circostanze.

In effetti, in questo momento c’è crisi e ci sarà probabilmente ancora per un po’. Tuttavia, è sempre difficile sia per il consumatore che deve ottimizzare la propria spesa sia per una qualsiasi società commerciale che deve vendere i suoi prodotti. Non c’è malafede da nessuna parte, tengo a precisarlo, si tratta solo di politica commerciale pienamente condivisibile, ma è opportuno fare molta attenzione ai prezzi. Quindi le società commerciali fanno bene il loro lavoro, ma dobbiamo farlo bene anche noi consumatori finali.

Ieri sono andato ad acquistare del cibo per il mio cane e ho visto due confezioni di una nota marca di prodotti specializzati per animali molto simili tra loro per colori e formato. La prima era soltanto circa dodici millimetri più alta della seconda, la larghezza era esattamente identica, costava 2,10 euro rispetto ai 2,14 euro della seconda che era dunque visibilmente più piccola, anche perché i due prodotti erano uno accanto all’altro. A prima vista, chiunque sceglierebbe la prima confezione in quanto più alta ed a un prezzo inferiore, nonché della stessa marca. Prendendo in mano le confezioni e girandole si poteva leggere che la prima pesava soltanto 50 grammi rispetto ai 130 grammi della seconda. Ne deriva che il prezzo al chilo della prima confezione, visivamente molto conveniente, era di 42 euro rispetto ai 16,45 euro della seconda. Il prezzo al chilo era giustamente ed obbligatoriamente riportato sulle confezioni. Voglio molto bene al mio animaletto, ma spendere per il suo cibo 42 euro al chilo mi sembra vagamente esagerato. Spendo di meno al chilo acquistando del filetto per la mia famiglia.

Se poi vogliamo esagerare, il cibo presente nella prima confezione era composto per il 74% di pollo (ricordo al prezzo di 42 euro al kg), mentre quello presente nella seconda era composto per il solo 4% di manzo (ricordo al prezzo di 16,45 euro al kg). Ne deriva che, se voglio vedere il costo effettivo della sola carne che acquisto al mio animaletto a quattro zampe (lo faccio per mia famiglia ed è giusto farlo anche per lui in quanto parte integrante di essa) pago 1 chilo di pollo (al 100%) oltre 56 euro, mentre 1 chilo di manzo (al 100%) mi costa oltre 411 euro. Alla faccia dei manzi… e dei polli…

Da ‘bravo analista’, e da essere umano mentalmente normodotato (o quasi), deduco che, da domani, il mio amico a quattro zampe mangerà con noi a tavola, non sarà molto igienico, ma per lo meno mi costerà decisamente meno. Diversamente, mangerà come ora per terra, ma solo puro filetto. Per rendere l’idea, ma con lo scontrino alla mano, il filetto “per umani” costa 36 euro al chilo rispetto al 411 euro al chilo del manzo “per cani”.

Quindi, mi complimento con le associazioni di consumatori, simili e chiunque altro, che sottolineano che occorre valutare il prezzo al chilo e, aggiungo, in certi casi, anche la percentuale reale del prodotto di base rispetto al prezzo complessivo. L’esempio del cibo per cani è puramente casuale e, come detto all’inizio dell’analisi, non c’è nessuna polemica al riguardo. Soltanto un’analisi obiettiva. In effetti, allo stesso modo, si potrebbe valutare il prezzo del solo principio attivo rispetto al costo complessivo di un farmaco. Questo procedimento si applica dunque in molti altri contesti.

So di non aver inventato nulla, ma le cose più scontate sono spesso quelle che tralasciamo ed io, le poche volte chi mi accorgo di qualche cosa, non riesco a tacere.

Giovanni Maiani

L’onestà: che sia relativa? (24 giugno 2010)

Alcuni amici italiani, ebbene sì nonostante quanto scrivo ho qualche amico anche nel bel paese, mi hanno fatto notare che il mio ultimo articolo (inviato il 18 giugno alle ore 01.26) pubblicato il 18 giugno alle ore 7.26 (vedi il sito www.giornale.sm che ringrazio molto, ma anche il giorno dopo sul quotidiano San Marino Oggi, che ringrazio molto) ha avuto una tempistica difficilmente migliorabile. In effetti, lo stesso giorno sull’autorevole Il Sole 24 Ore, a pagina 3, ha praticamente convalidato la mia ipotesi di “è molto probabile che a breve (forse entro l’anno) i parametri di Maastricht vengano rivisti per mascherare, a livello europeo, l’indebitamento pubblico dei vari paesi”. Basta leggere la prima frase dell’articolo italiano: “Questa volta l’Italia ce l’ha fatta: ha puntato i piedi sul criterio da usare per ‘pesare’ il tasso di indebitamento globale di un paese, arrivando a minacciare anche l’uso del suo diritto di voto.”

In pratica, non hanno modificato i parametri di Maastricht (tuttavia fanno ancora in tempo), ma hanno fatto quasi peggio per raggiungere lo scopo che avevo individuato: ossia “mascherare, a livello europeo, l’indebitamento pubblico dei vari paesi”. Proprio cosi. Infatti, da ‘bravo analista’ mi aspettavo ad un aumento della soglia del 60% del rapporto tra il debito pubblico ed il Pil almeno fino al 80/90% circa in modo di fare passare il 115.8% italiano di fine 2009 ad un livello quasi accettabile, ma evidentemente ciò non bastava. Che cosa è stato richiesto con cosi tanta insistenza, quasi con ricatto? Hanno usato loro le parole ‘arrivando a minacciare”. In pratica hanno cambiato il metro con il quale veniva eseguita la misurazione. In altre parole, ora potrebbe prevalere principalmente il rapporto tra il debito aggregato ed il Pil per valutare e confrontare l’indebitamente di un paese, mentre il debito aggregato non è altro che il debito pubblico al quale vanno sommati il debito e risparmio privati, il debito estero e interno ed i debiti impliciti. In questo modo, stranamente, come con un colpo di baghetta magica, il rapporto diventa molto più favorevole all’Italia che vanta un debito privato relativamente contenuto (il 39.30% del Pil nel 2008). Magicamente, il bel paese non ha più un problema a livello di debito pubblico, ma è diventato un paese tra i più virtuosi. Wow. E vuole darci una lezione di stile. Quello che vi scrivo sono cose vere, come sempre, e vi indico anche, e come sempre, dove trovo i dati di base. Nel sito del Mistero dell’economia e delle finanze, il RUEF dello scorso 9 maggio a pagina 28, 29 e 30 (link: http://www.mef.gov.it/documenti/open.asp?idd=24353 - apre un file pdf) osserviamo un paragrafo relativo al debito aggregato italiano. Il documento è più che autorevole in quanto, a pagina 3, troviamo il nome del relativo ministro.

Nella sesta riga del riquadro di pagina 28 leggiamo “l’Italia si conferma uno dei paesi europei a minore debito nel 2008”. Agghiacciante. Cosa vi dicevo. I dati del 2008 sono definitivi. A questa data, il precedente rapporto tra debito pubblico e pil (pagina 30) mostrava che l’Italia fosse il paese peggiore IN ASSOLUTO tra quelli dell’UE15 con esclusione del Lussemburgo, che non appare nella tabella, con un rapporto del 105.80%. Al secondo posto troviamo la Grecia con 99.20% ed al terzo il Belgio con 89.8%, e cosi via. Leggo soltanto la tabella. Chiaro che essere il paese europeo con il debito peggiore non è gratificante ed urge dunque una scusa per cambiare il metro di misurazione. Si è parlato del relativamente basso rapporto della Grecia e del suo rischio di default, del basso rapporto della Spagna che viene presa di mira dagli speculatori, e tante altre belle cose che non sono altro che scuse. A quel punto era quasi più intelligente dire che il rapporto non andava bene per i paesi il quale nome era costituito da due sillabe (Grecia e Spagna) e che, nel caso dell’Italia che ne conta ben 3, occorre utilizzare il debito aggregato. Una scusa stupida valle l’altra, almeno la mia fa quasi ridere, mentre le altre fanno piangere. Ora, utilizzando il rapporto tra il debito aggregato ed il pil osserviamo, sempre per il 2008, come l’Italia con 225% non sia più il paese peggiore in funzione del debito, ma va addirittura, molto meglio di Belgio, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia. Un successone e con poca fatica. Bastava utilizzare un altro rapporto. Non ci avevo pensato. Chiaro che dopo abbiamo assistito ad una lunga serie di esternazioni positive. Forse i primi ad essere sorpresi sono stati proprio i paesi richiedenti con l’Italia in testa seguita da Francia e Belgio, se ricordo bene. Non c’è più l’UE15 di una volta.

Quindi amici italiani, non preoccupatevi più. Il bel paese non ha poi cosi tanti problemi. Anzi, utilizzando il debito aggregato il nuovo rapporto è sotto la media europea che è del 249%, sempre con riferimento al 2008.

Io tuttavia sono molto stupido e non capisco diverse cose:
-         perché in Italia serve quella Signora manovra?
-         Gli attuali 1.812 miliardi di euro del debito pubblico sono dunque pochi?
-         quanto fa però 1.812.790 milione di euro diviso per 60.340.328 abitanti?
-         perché con il nuovo metro, ossia il rapporto tra il debito aggregato ed il pil, la Grecia con 199.9% nel 2007 e 210.70% nel 2008 ha dei rapporti più bassi dell’Italia (rispettivamente 211.5% e 225%) ed è vicina al default, e l’Italia no?
-         siamo sicuri dell’ultimo ‘no’?

Visto che sono obiettivo devo riconoscere che la crisi è “arrivata dal debito privato” e che questo è un punto a favore del debito aggregato. Ma questo non spiega tutto in quanto l’argomento può essere utilizzato per cercare di distogliere l’attenzione e scaricare le colpe del debito pubblico... Infine, so bene che i dati della tabella sono relativamente vecchi e che abbiamo alcuni rapporti aggiornati a poche settimana fa (solo i dati del 2008 sono definitivi nella tabella), ma ho voluto utilizzarla lo stesso in quanto pubblicata anche dal RUEF e dal DPEF 2010-2013.

Comunque è tutto molto strano. Forse era meglio non sapere leggere.

Che l’onestà sia un concetto relativo? Forse.

Il dizionario online Hoepli ci indica sotto la parola ‘onesto’: “che sente e opera secondo i principi giuridici e le leggi morali della virtù e dell'onore”. Il Garzanti sotto la stessa voce indica: “che agisce con rettitudine, con lealtà, con giustizia, astenendosi dal commettere il male”. Sono madrelingua francese e non scrivo bene l’italiano, ma lo capisco benissimo.

Quindi amici vedete come è estremamente facile ‘sparare a zero sulla croce rossa’. Ma si fa sempre in tempo a fare cosi e non è bello. Vero?

Qualche giorno fa ho letto dell’ipotesi di un condono edilizio a San Marino. Dall’autorevole sito www.fiscooggi.it/; ossia la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate italiana, riporto pari pari il titolo di un articolo scritto il giorno 28 agosto 2008: “Dal 1973 a oggi si registra in media una sanatoria ogni due anni. La 'tombale' (1982) la pi redditizia; in totale incassi per 26 miliardi di euro”. Il totale non include il condono edilizio e fiscale del 2003. Quindi 15 tra condoni fiscali, condoni edilizi e sanatorie hanno reso 26 miliardi di euro che fanno relativamente ridere per la figuraccia realizzata nel proporle in quanto ben lontani dall’impostazione iniziale pensata dall’imperatore Adriano. Altre stime si spingono fino 100 miliardi circa, ma la sostanza non cambia. Da ‘bravo analista’ sembra che il condono, nella sua nuova veste, visto che non è mai veramente redditizio rapportato in percentuale delle entrate, serva soltanto come una grossa lavatrice utilizzata dai pochi soliti. Le tasse devono essere di meno, ma pagate da tutti. Diversamente, anche gli stipendiati potrebbero sentirsi autorizzati a richiedere che non venga trattenuto nulla in busta paga.

Giovanni Maiani

San Marino, un capro espiatorio. (18 giugno 2010)

Oggi mi rivolgo ai tutti gli amici italiani.

Prima di tutto voglio sottolineare che sono il primo a volere combattere l’evasione fiscale perché non è eticamente giusta. Pertanto, anche se sono sammarinese ed orgoglioso di esserlo, dico senza problemi che il vostro Governo fa più che bene a combatterla ovunque essa sia.

Detto questo, da ‘bravo analista’ voglio fare qualche constatazione elementare e sottoporvi alcuni dati presi generalmente dai siti www.bancaditalia.it, www.ilsole24ore.com, www.istat.it, www.oecd.org e http://www.agenziaentrate.it.

1) Numero di banche a San Marino ed indebitamento italiano.
Nel 1880, c’era solo una banca a San Marino mentre l’indebitamento dell’Italia a fine dicembre era di 5.54 milioni di euro. Nel 1920 le banche erano 3 rispetto ad un indebitamento di 91 mio. Nel 1980 le banche erano 4 per 114.066 mio di debiti, nel 1999 siamo a 5 rispetto a 1.282.062 mio ed, nel mese di aprile 2010 le banche erano 12 rispetto a 1.812.790 mio di indebitamento. Obiettivamente non vedo tutta quella correlazione tra il numero di banche sammarinesi e l’indebitamento italiano. Inoltre, dal mese di aprile 1999, le banche di San Marino sono passate da 5 a 12 con una progressione del 140%, mentre l’indebitamento italiano è cresciuto del 42%. Se mai, la correlazione sarebbe molto bassa, quasi scarsa…

2) Pressione fiscale italiana.
Dal mese di dicembre 1960 al mese di dicembre 2009, ossia in 50 anni esatti, la correlazione tra l’indebitamento pubblico e la pressione fiscale media italiana è pari al 94.10%. Statisticamente significa, anche, che più cresce l’indebitamento pubblico più vengono aumentate le tasse dimostrando una relativa incapacità nel fronteggiare il problema. Inoltre, la crescita della pressione fiscale porta all’evasione fiscale necessaria per la sopravivenza delle piccole e medie realtà. Infine, la pressione fiscale italiana è tra le più elevate in Europa, e non solo… Vedi anche il rapporto numero 618 di Banca d’Italia.

3) Rapporto indebitamento/Pil e numero di banche Rsm.
Nel 1980, il rapporto tra l’indebitamento pubblico ed il Pil italiano era pari a 56.08 mentre le banche a San Marino erano 4. Nel 1999, il rapporto è passato a 113.75 mentre le banche sono diventate 5. Alla fine di dicembre 2009, il rapporto è cresciuto fino 115.80 mentre le banche erano 12. Anche in questo caso non vedo la correlazione. Anzi, vedo un’esplosione del rapporto Debt/pil dal 1980 al 1999. Ricordo che le due date sono ricavate soltanto dall’aumento del numero delle banche sammarinesi.

4) Lo scudo fiscale.
Ricordo che l’indebitamento pubblico italiano alla fine dello scorso mese di aprile è di oltre 1.812 miliardi di euro. Lo scudo fiscale italiano, alla fine dello scorso mese di aprile, ha favorito un recupero di attività per complessivi 104,5 miliardi dei quali circa 5 provenienti da San Marino che rappresentano, soltanto, il 4.78% del totale. In fondo, la piazza sammarinese faceva anche un po’ ridere sotto questo aspetto e lo si sapeva da prima. L’incasso per l'Erario italiano è stato di 5,6 miliardi che rappresentano lo 0.31% dell’indebitamento pubblico italiano. Certo che avere e non avere 5.6 mld di euro fa la sua differenza, ma occorrono altri 322.57 scudi simili per risolvere il problema del debito italiano. Magari il problema è altrove e lo scudo assomiglia un po’ ad un pretesto, ad una scusa, quasi un alibi…

Pertanto, emerge obiettivamente (con dati ufficiali italiani):
-         che l’aumento del numero delle banche a San Marino non è correlato con l’indebitamento italiano e, di conseguenza, la colpa non è da ricercare nella più antica Repubblica del mondo,
-         una delle risposte italiane all’aumento dell’indebitamento pubblico è stato la crescita della pressione fiscale che favorisce l’evasione fiscale allo scopo di sopravvivere. Pertanto, sono i paesi come l’Italia che hanno agevolato la creazione e l’utilizzo di zone a fiscalità ridotta,
-         che il rapporto tra indebitamento pubblico e Pil italiano è esploso dal 1980 al 1999, mentre le banche sammarinesi sono passate soltanto da 4 a 5,
     -         e che la piazza finanziaria sammarinese era, è ed, del tutto insignificante relativamente a quanto ha    permesso di recuperare dall’ultimo scudo fiscale e quindi tutti questi danni non le vedo.

Ora mi rivolgo a quelli (politici e giornalisti italiani) che si accaniscono in modo smisurato contro San Marino.

A seguito dei dati elencati poco sopra, fatte bene, anzi benissimo, a combattere l’evasione fiscale ed a tirare in ballo la Repubblica di San Marino tutte le volte che ciò lo richiede, ma l’accanimento fuori luogo, la voglia di protagonismo facile, la volontà malsana di voler fare credere all’opinione pubblica italiana che tutti i problemi relativi al debito pubblico italiano (e non solo) siano il frutto dell’evasione fiscale e di San Marino in particolare non vi fa onore e prendete in giro in primis voi stessi e poi l’intero e grande popolo italiano. Non vi rendete conto che siete utilizzati come burattini in quanto l’enorme debito italiano è alla ricerca di un capro espiatorio il tutto per preservare la poltrona di qualche politico? Qualche settimana fa si era detto che i conti italiani andavano bene, pochi giorni dopo serviva una signora Manovra. Gli esempi del genere sono infiniti. Dove è l’onesta? Facile poi scaricare la colpa e prendersela con un paese interamente circondato e grande come un quartiere di Rimini. In questo modo ci si fa belli con poca spesa. Sa un po’ da vigliaccheria. Siate obiettivi con voi stessi prima di tutto perché la gente non è stupida e capisce. Ci vuole anche un po’ di onesta intellettuale. I dati dicono altro. I problemi italiani sono tantissimi e non dovuti a San Marino che viene utilizzata, in gran parte, per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica italiana.

Per cercare di trovare qualche causa al pessimo andamento dell’economia italiana che ha caratterizzato gli ultimi 30 anni chiedetevi invece:
-         che cosa succede nell’Ior e perché nessuno controlla i flusso dell’istituto?
-         perché ci sono i condoni che spingono la gente ad evadere e contribuisce a prendere in giro le persone oneste che pagano regolarmente le tasse oltre che a dimostrare che lo Stato è incapace (o probabilmente non ha voglia) di recuperare certe tasse?
-         perché ci sono tante opere incompiute con tanto spreco di denaro pubblico?
-         che cosa è successo in Italia dal 1980 al 1999 relativamente al rapporto Debt/Pil visto che San Marino non c’entra più di tanto?
-         Cosa ci dite dello squilibrio strutturale nato nei primi anni ’80?
-         perché dal 1996 al 2004 lo stesso rapporto Debt/Pil è sceso da 120.89 a 103.81 per poi tornare a crescere?
-         perchè gli italiani hanno un’elevata propensione ad evadere il fisco? Lo dice il rapporto numero 618 di febbraio 2007 di Banca d’Italia.
-         una zona a fiscalità ridotta può essere utilizzata anche per portare i soldi regolarmente dichiarati nel paese di origine con l'unico scopo di sfruttare la minore tassazione sugli utili, il tutto alla luce del sole. Molte aziende vanno all’estero per motivi simili. Se poi alcuni hanno portato i soldi  'neri' nell'intento di nasconderli sarebbe opportuno chiedersi perchè fanno del nero e perchè vogliono evadere?
-         ho già scritto che tutti i bonifici in entrata ed in uscita da San Marino passavano da Roma o da Milano ed i flussi erano potenzialmente visibili dall’autorità competente italiana. Perchè non sono avvenuti i controlli?
-         perchè l'Italia non elimina anche le zone franche?
-         come mai l'Italia ha perso la AAA?
-         perchè in data 16 giugno (occorre essere precisi con i numeri) il Cds (misurazione del rischio paese) dell'Italia con 191.50 valeva più di quello del Guatemala (183.8), della Colombia (155.2), del Marocco (129), della Slovacchia (90.4)...? Siamo sicuri che la colpa sia dall'evasione fiscale?
-         perchè il rapporto tra il saldo della bilancia fiscale ed il Pil è crollato per il 2009 al -5.3% riportandosi poco al di sopra dei livelli di fine 1996?
-         perché durante gli ultimi 5 anni (2005/2009) la variazione annuale del Pil ha fatto registrare dal 1971 numero 3 minimi storici (2005 +2.72%, 2008 +1.40% e 2009 -3%)?
-         come pensate di fare per aumentare il Pil visto che è probabilmente l’unica possibilità per migliorare il rapporto tra indebitamento pubblico e Pil?
-         il debito pubblico italiano ha qualche ‘vantaggio’; è in mano in gran parte agli italiani, ha una duration media relativamente alta, il debito aggregato sembra meno preoccupante, e cosi via... Ma basterà?
-         nella lotta all’evasione, come pensate di eliminare i problemi politici (ampia categoria di contribuenti che votano, qualche contribuente molto influente…) che sono di ostacolo in modo di fare pagare le tasse a tutti?
-        

-         l’ultima chicca dal comunicato stampa di metà maggio del sito www.contribuenti.it/: come spiegate che, in pieno scudo fiscale, “nei primi quattro mesi del 2010, l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 6,7% ed ha raggiunto l’ammontare di 371 miliardi di euro l'anno.”?

Ci sono tante domande intelligenti da fare per cercare di capire veramente dove è il problema. Non siete curiosi?

Davvero volete fare credere che è tutto colpa di San Marino? Perchè un accanimento sproporzionato rispetto alla dimensione territoriale e, soprattutto, dopo gli scarsi risultati ottenuti dallo scudo fiscale relativamente alla parte che riguarda San Marino? E’ come sparare sulla croce rossa per giustificare i propri problemi.

Quindi, se dovete parlare male di San Marino fatelo pure, è un vostro dovere, ma fatelo con coscienza e senza faziosità perché un altro paese richiede un minimo di rispetto, non siete più credibili dopo i dati riportati poco sopra e, soprattutto, non fatevi manipolare per fare credere alla gente che tutti i problemi italiani sono causati da altri. Per fortuna, chi opera in modo fazioso è solo una minoranza, ma non fa una cortesia all’Italia e getta del fango sulla categoria di appartenenza.

Però da ‘bravo analista’ formulo un’ipotesi: è molto probabile che a breve (forse entro l’anno) i parametri di Maastricht vengano rivisti per mascherare, a livello europeo, l’indebitamento pubblico dei vari paesi. Cosi, un elevato rapporto tra debito pubblico e Pil sarà la norma in quanto la soglia potrebbe essere alzata, per esempio, dal 60% all’80/90%, e l’Italia non avrà più bisogno di cercare qualche capro espiatorio quando avrà un rapporto di oltre 118/120%. E’ una buona notizia sia per l’Italia sia per la Repubblica di San Marino. Oggi mi sento generoso e vi regalo una seconda buona notizia: studi autorevoli (dell’Ocse per esempio, ma non solo) dimostrano che occorre abbassare la pressione fiscale media per fare diminuire l’evasione fiscale o come la chiamano l’economia sommersa, e non il contrario.

Quindi (parlo sempre a quelle persone faziose) non sparate sulla croce rossa, ma se vi sta veramente a cuore il Vostro paese, interrogatevi sul perché l’Italia è probabilmente uno dei paesi più belli al mondo, ma con un’economia distrutta in una sola generazione. Ciò dispiace anche a me, diversamente, non avrei perso tempo a scrivere questo articolo.

Giovanni Maiani

Proteggiamo il plancton. (25 maggio 2010)

Ormai è ben noto a tutti che molte aziende poco serie ricattano lo Stato minacciando di licenziare le persone nell’intento di ottenere degli sgravi fiscali, una modifica alla licenza, la possibilità di chiudere e quindi di riaprire la stessa attività scegliendo poi il personale da riprendere, ed altri vantaggi del genere, o magari lo stanno già facendo. Spesso poi ottengono tali vantaggi e chiudono lo stesso continuando a prendere in giro noi e la nostra Repubblica. In molti casi, gli amministratori e/o i responsabili in caso di fallimento, spesso provocato appositamente in quanto espressamente richiesto, sono amici stranieri senza nulla intestato a nome proprio che, praticamente, non rischiano assolutamente nulla se l’azienda chiude. Poi non è neanche il loro paese. Infatti, sono pagati proprio a tale scopo per i noti successivi vantaggi fiscali che beneficerà la società che subentra a tale situazione, spesso la proprietà ‘reale e dunque nascosta’ è la stessa. Guarda a caso. Queste aziende vengono tutelate sfruttando i lavoratori come se fossero veri e propri scudi umani. E come ho detto, non rischiando praticamente nulla. Tutta questa gente non ha molto fantasia in quanto succedeva cosi già 30 anni fa in Francia, ma il bello è che funziona…

Che sia giusto e no, la situazione è questa. E lo sappiamo tutti.

Alla fine della fiera sono come sempre i sammarinesi che ci rimettono, e con conseguenze molto pesanti; oltre che gli ‘amici’ illustrati poco sopra. In effetti, come già scritto in varie occasioni, gli amici forestieri che perdono il lavoro a San Marino, e mi dispiace, percepiscono tuttavia l’indennità di disoccupazione italiana e posso contare su un ampio territorio per ricercare un nuovo lavoro. E’ giusto affermare, ed è questa la novità che non dice nessuno, che a loro dispiace non tanto per la perdita di lavoro quanto per il fatto che magari troveranno presto un altro lavoro in Italia, ma guadagneranno molto, molto, meno. E’ più difficile trovare lavoro a San Marino che a Rimini per la dimensione del territorio e questo è un dato di fatto. Non è forse vero? A me dispiace per i frontalieri che perdono il lavoro e faccio un discorso sincero, ma loro fanno un discorso puramente economico in quanto la nostra Repubblica è solo un’opportunità e basta. I sinceri ed obiettivi siamo noi, non molti di loro. Anche in questo caso non generalizzo perché non sarebbe giusto. Da noi lo spazio è molto più contenuto e lo Stato ha molto meno disponibilità. Anche questo è un dato di fatto. Bisogna essere assolutamente obiettivo. E non ditemi che non è cosi perché fino a 22 anni abitavo a 15 chilometri del Lussemburgo ed ero io un potenziale frontaliero (potenziale perché non ho, purtroppo, mai lavorato in Lussemburgo) interessato a lavorare là per la busta paga decisamente molto più elevata e non perché volevo aiutare questo paese o che mi interessasse in qualche modo. Se vogliamo risolvere i problemi prima di tutto occorre essere obiettivi.

Questa premesse non era prevista, ma è andata cosi. Il cuore dell’articolo odierno e quanto segue.

Il sammarinese che perde il lavoro (conosco l’esempio dove i due coniugi hanno perso il lavoro, ma anche molti altri casi) fatica a pagare la rata del mutuo o dell’affitto e, dopo qualche settimana o pochi mesi, riceve immediatamente una lettera di sollecito di pagamento con la promessa di un’azione legale se questo non avviene in tempi stretti, di solito anche soli 5 giorni. Quello accade per il mancato pagamento dell’affitto, del mutuo, della luce, del telefono, del gas… di qualsiasi cosa. C’è, per esempio, quotidianamente la fila alla cassa dell’Azienda a Cailungo. E’ una cosa giustissima, non dico il contrario. Bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare. Non fa una piega. Tuttavia, come sempre, il problema non viene risolto alla base, ossia l’azienda spesso non sana che è venuta a San Marino per fare i noti giochini e che si trova ora in difficoltà grazie a Tremonti, ma viene penalizzato per la seconda volta (la prima è quando il sammarinese onesto ha perso il lavoro) il sammarinese medio perché non c’è elasticità nelle richieste da parte dei creditori di noi comuni mortali. Non succede cosi per le aziende “non serie” (le altre vanno tutelate al massimo) che fanno leva sui dipendenti (ripeto strumentalizzandoli come se fossero scudi umani e dunque senza rispetto per la condizione umana) per ottenere quanto occorre, o meglio, quello che vogliono. Al limite noi possiamo fare leva sui nostri amici a quattro zampe che teniamo in casa, ma non è molto, e neanche bello... La mancata elasticità nei pagamenti dei sammarinesi onesti che, senza colpe, hanno perso il posto di lavoro è una cosa, a mio modesto parere, profondamente ingiusta perché il meccanismo non è equilibrato. Molte persone me ne parlano in giro ed è una problema molto importante. Penso che i due terzi delle persone in mobilita, in cassa d’integrazione o in disoccupazione ne risentono in un modo o nell’altro, e non è poco. Un esempio semplice. Nella catena alimentare marina c’è alla base il plancton ed in alto lo squalo. La Natura in qualche modo tutela il plancton perché in questo modo vivono una lunga serie di pesci ed, in fine, lo squalo. La catena è equilibrata. Se non si protegge la base il castello crolla e la Natura lo sa bene anche perché può andare avanti anche senza l’essere umano. Nel Mondo, invece, il comune mortale è il plancton marino e viene sempre fortemente penalizzato in quasi tutti i contesti, mentre nel nome del Dio Denaro si protegge solo e soltanto le aziende non serie spesso senza rispetto per il comuni mortali. Ed il Mondo sta andando allo sfasciò. Anche in questo caso, l’esempio c’è già. Forse il Dio Denaro non è l’esempio migliore da seguire. Ho già scritto in varie occasioni che i problemi del Mondo sono derivanti dalla mancanza di morale. Le cose ci vengono spiegate con le buone, con le meno buone e poi con le cattive. Ora siamo alle cattive e non abbiamo ancora capito nulla. Da “bravo analista” penso che c’è da avere paura.

Quindi, mi sta anche bene che alcune aziende vengano aiutate a dismisura (tra defiscalizzazione ed altro) ma, per lo meno, nessunissima pietà per quelle spregiudicatamente malsane e dannose che usano i lavoratori (sammarinesi e frontalieri) come scudi umani. E’ nello stesso interesse della categoria imprenditoriale e quindi le varie categorie/associazioni come l’Osla, l’Anis,…, le 3 organizzazioni sindacali e tutte le altre coinvolte dovrebbero essere del mio parere se hanno a cuore il proprio lavoro. Proteggiamo il plancton dagli squali che non rispettano le regole.

La domandina è la seguente ed è rivolta a tutti quelli che hanno un ruolo dirigenziale in Repubblica:

Visto che non si riuscirà a creare occupazione nel giro di breve, come pensate di tutelare il sammarinese medio che non riesce a fare fronte alle spese fisse, al mutuo o all’affitto perché ha perso il posto in quanto lavorava in una società, magari che si sapeva a priori non sana, ma autorizzata comunque ad operare?

Giovanni Maiani

Casinò: ricetta facile e sbagliata. (06 maggio 2010)


Il nostro paese è in crisi perché non siamo stati in grado di gestirlo. Per orgoglio o per onnipotenza qualche politico (alcuni hanno le carte in regola ma sono pochi) passa, come una cavalletta impazzita, da una Segreteria all’altra con estrema nonchalance mostrandosi tuttologo o onnisciente, e poi i risultati si vedono. La colpa è prima di tutto la nostra che li votiamo, poi chiaramente la loro, ma non ne rispondono mai personalmente a nessuno in quanto non sono responsabilizzati quindi fanno quasi bene a fare quello che fanno…

Ora che gran parte della classe politica ha dimostrato di fare acqua da tutte le parti (certo è facile quando va tutto bene per inerzia) abbiamo un problema di liquidità immediata potenzialmente letale e dobbiamo reperire fondi. La soluzione geniale sembra essere il casinò. Basta con tutta quella ipocrisia. Il problema non è se il casinò si farà o meno, ma bensì dove si farà per la lotta tra due lobby interessate probabilmente più ai propri guadagni che al bene del paese. Questi gruppi di potere, solo se lo volessero, potrebbero fare veramente molto per San Marino. Invece puntano sul vizio del gioco per fare soldi con la scusa di riempire le casse dello Stato. Prima di tutto voglio complimentarmi con il dr. Francesco Berti per il suo recente intervento dove ha sottolineato che le slot creano una dipendenza e dunque una malattia. Se non credete a me fidatevi almeno degli specialisti. In seguito, tengo a sottolineare che l’ancora, più o meno, amica Italia conta vari casinò (Campione d’Italia, Sanremo, Venezia…) ed è piena di debiti. La situazione è identica in Francia ed in altri paesi. La stessa Los Angeles, capitale mondiale dei casinò, è messa male. I Governi vanno avanti da decenni con la vendita delle sigarette perché raccolgono facili contributi creando drogati, ma va bene cosi. Allo stesso modo per le lotterie, i vari gratti e perdi (scusate, si chiamano gratti e vinci), i casinò,... Non è questa la strada. Non vedete che il Mondo intero è ad un passo dal baratro? Non c’è nulla di produttivo in tutto questo e se non si produce nulla è che si distrugge qualche cosa. Infine, da “bravo analista”, è il casinò online che potrebbe beneficiare di una maggiore espansione e soprattutto soffrire di meno in caso di recessione economica rispetto a quello tradizionale anche se il settore rimane il massimo generatore di entrate per una nazione, ma ciò non ci deve autorizzare a creare un’armata di drogati. Dobbiamo avere un minimo di morale, sono i nostri fratelli.

Gli step successivi saranno l’apertura delle case chiuse, la creazione di lotterie proprie, la legalizzazione delle droghe... tutti generatori di entrate per un paese.

Giovanni Maiani

Coerenza. (29 aprile 2010)

L’Italia vuole la completa trasparenza nei nostri confronti e, praticamente, assorbirci come se fossimo una frazione della vicina e rispettabilissima Rimini. Però, l’intero Universo si basa sulla coerenza per esistere e ci sono delle leggi fisse come la velocità della luce che lo governano.
Diamo per scontato che un’area ristretta con agevolazioni fiscali non sia più di gradimento all’Italia. Visto che San Marino ha praticamente già capitolato e ciò non sembra essere sufficiente a convincere il super ministro italiano, come segno di buona volontà e di trasparenza, chi ci impedisce di chiedere all’Europa la massima coerenza e la fine dei vantaggi anche per le zone franche italiane? (Vedi anche la puntata delle Iene del 27 gennaio 2010). Da qualche parte dovrebbe essere scritto qualche cosa del tipo “la legge è uguale per tutti”… Potrebbe essere un ottimo segnale di trasparenza e, forti di quanto abbiamo già fatto in quel senso, potremmo dunque chiedere appoggio ai 27 membri dell’Unione Europea (forse solo a 26 di questi in quanto l’Italia potrebbe non essere d’accordo) non tanto per ottenere la fine delle zone franche italiane, che poi in fondo non ci interessa, ma per ottenere un riconoscimento sulla nostra buona fede al fine di mantenere la nostra sovranità nazionale ed ottenere accordi più vantaggiosi di quelli che andremo a firmare. Se poi non possiamo ottenere nulla, l’UE27 deve decretare la fine di tutte le zone franche sul territorio italiano.

Diversamente non sarebbe giusto.

1) L’articolo 3 della costituzione italiana cita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla leggeÈ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini…”. Allora, visto che in questo momento l’Italia tende a non riconoscerci come Stato estero, hanno scritto che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacolo che limitano l’eguaglianza dei cittadini. Se deve essere vero per San Marino deve esserlo anche per le zone franche italiane.
Tra le fondi del diritto internazionale troviamo: “Ogni Stato ha la propria legislazione e il proprio ordinamento”. Allora, o siamo paragonati a cittadini italiani e dobbiamo essere tutti uguali (inclusi quelli delle zone franche) o siamo uno Stato indipendente con una propria legislazione.
Possiamo trovare ovunque degli spunti relativi alla sovranità dei paesi, al rispetto reciproco, …

2) Decisamente contraddittorio anche il fatto che parte dell’Italia richieda il federalismo fiscale. Questo è previsto negli articoli dal n. 114 al n. 133 della costituzione della Repubblica italiana. Molte leggi, generalmente negli anni 1948, 1963 e 1971, hanno stabilito condizioni particolari di autonomia e degli statuti speciali per la Sardegna, la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige e la Regione Friuli Venezia Giulia. Cosa dire poi di Livigno e di Campione d’Italia in Lombardia? Ricordo che nel 1868, una legge di Stato abolì i porti franchi per eliminare le sperequazioni tra i cittadini italiani abitanti nelle città franche e quelli residenti fuori di esse. Non è un controsenso? Aboliscono le zone franche, poi dopo le mantengono, ora se la prendono con San Marino… Fanno quello che vogliono se non ho capito male, senza criterio (più o meno…).

3) Se vogliamo proprio essere precisi, e ciò nonostante l’enorme rispetto che nutro nei confronti della Chiesta in quanto profondamente cattolico praticante, ma dal punto di vista di un modesto analista, anche  lo Stato della Città del Vaticano è uno Stato (anzi una monarchia assoluta dall’11 febbraio 1929 a seguito della firma dei Patti Lateranensi tra il Regno d’Italia e la Chiesa cattolica) nello Stato italiano, come Noi. Vogliamo anche parlare dell’IOR e del segreto bancario? Vedi anche l’articolo del Sole 24 ore dello scorso 25 novembre. Mi sono limitato a riportare fatti pubblici, nient’altro.

Quello che avete appena letto non è, e non vuole, essere uno studio, ma è soltanto una piccola riflessione fatta da un comune cittadino che cerca di capire le cose che non li vanno giù in modo del tutto obiettivo, evidenziando i soli problemi senza mai parlare male di nessuno e con tutti i limiti del caso.

Concludo, da una parte l’Italia sembra volere la fine della “zona franca” costituita dalla nostra Repubblica di San Marino e dall’altra tende a favorire l’indipendenza finanziaria di alcune regioni in modo assolutamente arbitrario e dunque secondo le proprie necessità, senza coerenza. Indipendentemente di cosa succederà, le cose devono essere fatte per TUTTI allo stesso modo.

Giovanni Maiani