giovedì 10 marzo 2011

CPI: Consumer Price Index o, in italiano, Ci Penso Io?


L’Italia è probabilmente uno dei paesi più belli al mondo. Non mi stancherò mai di dirlo. Ma, c’è un però… Anche grosso. Uno dei tanti…

Qualche dato macroeconomico sul bel paese:

Dal sito dell’Istat emerge che (con riferimento al mese di dicembre 2010) il Pil reale è in aumento dell’1.30% su base annua, il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8.60%, il deficit è di oltre 1843 miliardi di euro, il rapporto tra l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche in rapporto al pil è di 4.6% (deficit), la produzione industriale è in rialzo del 5.4%, le retribuzioni sono in aumento dell’1.7%, i residenti hanno superato di 60,6 milioni, l’inflazione è dell’1.9% su base annua (2.10% a gennaio) ed il relativo paniere include 1377 prodotti.
Sempre dal sito si legge che “Rispetto al 2010 entrano nel paniere le nuove posizioni: Tablet PC, Ingresso ai parchi nazionali, ai giardini zoologici e botanici, Servizi di trasporto extraurbano multimodale integrato, Fast food etnico, Salmone affumicato. Esce la posizione Noleggio DVD.”

Io, invece, sono un comune mortale e voglio cercare di capire in che modo aumentano realmente i prezzi.

Qualche considerazione relativa al Cpi; ossia l’inflazione:

-         Il paniere italiano conta 1377 prodotti raggruppati in 591 divisioni di spesa (ex capitoli) ed in 319 segmenti di consumo, ma non mi sembra molto bene distribuito in quanto, in qualche caso, la variazione dei prezzi è calcolata su un’ampia gamma di prodotti appartenenti alla stessa famiglia con un effetto di appiattimento delle oscillazioni in tale categoria. Per esempio, la sezione relativa ai formaggi stagionati è molto nutrita e contiamo 10 tipi differenti di formaggi. Non sono un esperto del settore, anche se ho vissuto in Francia, ma probabilmente l’80% o il 90% del prezzo di uno di questi formaggi dipenderà dal prezzo del latte e dalla stagionatura. Non sono certo che, ad esempio, il prezzo del pecorino possa salire del 10% mentre quello del grana possa perdere il 15% visto che i tipi sono molto simili. Esempi analoghi sono infiniti.
-         Alcuni prodotti non vengono molto utilizzati e la loro rilevazione ha poco senso. Un aumento dei prezzi su un prodotto poco acquistato non è influente sul vero costo della vita. Una famiglia normale, nell’arco temporale di 20 anni (diciamo dalla nascita del primo figlio/a) quanti termometri o passeggini acquisterà mai? Quante volte farà ricorso all’autorimessa o ad un taxi? Esempi di quel tipo sono diversi.
-         L’inserimento di Smartphone e Tablet pc (questi ultimi utilizzati per la rivelazione territoriale) ha come unico effetto quello di abbassare la volatilità ed il valore dell’inflazione (visto che il loro prezzo tende a scendere anche molto velocemente in quanto nuove tecnologie e possono anche dimezzarsi nell’arco dell’anno) e di non renderla immediatamente confrontabile con i dati precedenti visto che i Tablet pc non esistevano fino a qualche anno fa. Inoltre, non ce l’hanno mica tutti.
-         L’inserimento delle imbarcazioni, che non sono un bene di consumo corrente, ha come unico effetto quello di abbassare i valori in quanto l’acquisto è molto oneroso, ma ipotizzo che il prezzo tende a diminuire con il passar del tempo come accade ad un’automobile normale. Un po’ come per i tablet pc, ma qui siamo nei beni di lusso che non c’entrano nulla con l’inflazione.
-         Nella sezione relativa alle assicurazioni non c’è quella relativa alle imbarcazioni… Sono da prendere in considerazione o no?
-         L’inflazione non può avere lo stesso effetto su un bene acquistato frequentemente rispetto ad un altro acquistato occasionalmente (vedi l’esempio del passeggino). Estrapolando ulteriormente, possiamo dire che l’inflazione non può essere calcolata allo stesso modo su un bene durevole e su un bene di consumo, anche se con pesi diversi (vedi il paragrafo successivo). I primi, come la macchina o la casa, vengono acquistati ogni 5, 10 o 25 anni ad esempio, mentre i secondi magari quotidianamente (latte, pane, benzina…). Non è la stessa cosa.
-         Il peso applicato ai singoli componenti del paniere non prendono quindi in considerazione la durata di vita degli stessi, ma soltanto la loro frequenza di acquisto/utilizzo. Assurdo che il peso del ristorante sia di 48885 rispetto al 568 dell’istruzione primaria. Il ristorante è praticamente un bene di lusso consumato anche in fretta, mentre l’istruzione primaria è obbligatoria per tutti e dura anni, quindi influenza maggiormente il portafoglio delle famiglie. Il peso della benzina, invece, è “solo” di 17397… Piace vincere facile… Non si può fare a meno della benzina, ma del ristorante sì (difficile, ma si). In questo esempio, la benzina dovrebbe avere il peso maggiore seguita dall’istruzione in generale e quindi dal ristorante. Modificando i pesi si può arrivare, molto probabilmente, ad un’inflazione negativa.
-         Il paniere relativo alla macchina contempla i modelli maggiormente venduti, e non tutti. Per esempio sono stranamente assenti anche le macchine di lusso.

Ricordiamoci poi che la base di calcolo dell’inflazione NIC relativa all’intera collettività e dell’inflazione Foi relativa alle famiglie di operai e impiegati sarà da quest’anno il 2010 (2010=100) e non più il 1995 (1995=100) in conformità al regolamento CE.

Conclusione:

Il calcolo dell’inflazione sarà anche giusto, ma il paniere non è rappresentativo e, molto probabilmente, creato ad hoc con prodotti a volte discutibili.

I pesi sono del tutto inadeguati.

Un’inflazione “volutamente” tenuta bassa permette un minor aumento dei salari e, di conseguenza, la perdita reale del poter d’acquisto è ancora più ampia. L’inflazione percepita dai consumatori è quasi il triplo di quella pubblicata.

La scuola austriaca, attraverso l’economista Von Mises, mette in evidenza come l’inflazione sia dovuta anche all'incremento della quantità di moneta in circolazione (in pratica la liquidità) e non soltanto all’aumento dei prezzi. Ora la liquidità è molto elevata…

Le banche centrali hanno il potere di creare inflazione.

La variazione dei prezzi dovrebbe essere pubblicata su ogni singola voce in modo di poter calcolare l’inflazione in rapporto al modo di vivere di ognuno.

Visto che ci sono già vari calcoli dell’inflazione (Nic, Foi, Ipca), da “bravo analista” penso che sarebbe decisamente interessante calcolarla unicamente su prodotti indispensabili e di prima necessita escludendo molti di quelli legati al superfluo (vedi come base stretta i panieri dell’immediato dopo guerra) ed alle necessità che ci hanno creato tenendo conto che viviamo in una società di consumo. Da escludere assolutamente dal calcolo sono i beni di lusso e quelli tecnologici. Obiettivamente, se mi posso permettere un’imbarcazione, crostacei freschi, carne primo taglio, tablet pc, fast food etnico, …, posso anche fare a meno di scervellarmi sul tasso dell’inflazione.

Pertanto c’è una differenza abissale tra Consumer Price Index e Ci Penso Io.

Giovanni Maiani

martedì 8 marzo 2011

Benzina: come sei messa?

Alla fine dello scorso mese di febbraio nel mio articolo “Gli assomigliamo ancora?” avevo fatto un accenno al prezzo della benzina. Di seguito riporto la frase in questione: “Però quando ad esempio il prezzo del petrolio scende gli altri rimangono miracolosamente elevati.”.

Sabato scorso, invece, sul quotidiano La Stampa a pagina 8 sono stato colpito da un titolo: “Benzina a 1.6 con il petrolio al top da 2 anni”.

Dal titolo dell’autorevole testata italiana si evince che la benzina sembra crescere costantemente e, a quanto pare, il petrolio non. Mi viene da pensare che quando il petrolio cresce aumenta anche la benzina, ma che la reciprocità non sia assicurata a questo punto.

Visto che sono un “bravo analista” e le parole non contano se non accompagnate dai dati, vediamoli.

Procedimento:

Prima di tutto il future sul crude oil è quotato in dollari per barile ed un barile contiene 158.98 litri. Ho quindi ricavato il prezzo in euro al litro del crude oil. Poi, dall’autorevole sito del Ministero dello Sviluppo Economico italiano ho trovato i prezzi medi nazionali della benzina. Il prezzo al consumo della benzina è la sommatoria tra il prezzo industriale, l’Iva e l’accisa.

Voglio quindi analizzare il prezzo della materie prima e quello del prezzo industriale (il tutto in euro al litro).

Il grafico accanto evidenzia, dal mese di gennaio 1999 al mese di febbraio 2011, il prezzo del crude oil in rosso ed in blu quello industriale. Osserviamo dunque due serie correlate ed un sovraprezzo dovuto, speriamo, soltanto alla lavorazione.



Strano pero, il costo della lavorazione dovrebbe aumentare con il passar del tempo e non essere relativamente fisso visto che tutto aumenta (energia, manodopera…), e lo spazio tra le due curve è relativamente lineare. Il rapporto tra il prezzo industriale ed il crude oil (sempre al litro ed in euro) è stato relativamente stabile attorno a 2 negli anni 2000/2004 e da allora attorno a 1.5 (vedi il grafico). Ciò mi fa pensare che ci sia un ulteriore ricavo (nascosto nel prezzo industriale) per lo Stato. Non è per pensare male, ma i numeri potrebbero indicare questo. Tuttavia, tale differenza potrebbe  essere dovuta alla scelta del crude oil al posto del brent o di un altro future relativo in qualche modo all’oro nero. Bisogno sempre essere obiettivo.


Al prezzo industriale (sempre in rosso) vanno dunque aggiunti l’accisa quasi fissa (in verde) e l’Iva in giallo che rappresenta il 20% del prezzo industriale più l’accisa (o il 16.67% del prezzo al consumo).



Secondo il dizionario Hoepli l’accisa indica “Imposta indiretta su determinate produzioni”, mentre sotto il nome dell’Iva leggiamo “Imposta indiretta… sul valore aggiunto”. Quindi ci fanno pagare un’imposta indiretta (l’Iva) su un’imposta indiretta (l’accisa). Forte.

Interessante osservare che il prezzo medio della benzina durante lo scorso mese di febbraio era di 1.46963 euro di cui 0.66036 euro rappresentavano il prezzo industriale, 0.24494 euro l’Iva e 0.564 euro l’accisa. Pertanto, il 55.05% del prezzo medio della benzina è costituito da imposte. Mica poco.

In linea di massima e molto sinteticamente, osserviamo che:

-         Il prezzo industriale della benzina rappresenta attualmente circa 1.5 volte il prezzo del future sul crude oil,

-         Il prezzo della benzina dipende solo per il 44.95% dall’andamento del prezzo del petrolio e, di conseguenza, quando questo ultimo scende non può avere un impatto significativo sul prezzo al consumo della benzina che deve fare i conti con una quota di accisa praticamente stabile per 56,4 centesimi e con un’imposta sull’imposta pari a 24.5 centesimi.

Di conseguenza, è probabile che il prezzo al consumo della benzina non scenda mai in modo significativo e che lo vedremo sempre tendenzialmente orientato verso l’alto.

Diversamente, le tasse dovrebbero abbassarsi in modo considerevole per rendere il prezzo al consumo della benzina maggiormente reattivo in caso di discesa del prezzo del petrolio.

Altri invece ipotizzano un’Iva-drag; praticamente una drastica riduzione dell’Iva. La sostanza non cambia ed occorre abbassare le imposte; che sia l’accisa e/o l’Iva.

Dal quotidiano Il Sole 24 Ore leggiamo che l’Iva-drag ha fatto guadagnare allo Stato 550 milioni e l’accisa 13.2 miliardi nel 2010. Per me lo Stato del bel paese non ci sta. Più aumenta il prezzo della benzina più guadagna con l’Iva… Già lo Stato vende la droga legalizzata chiamata tabacco e si riempie le tasche. Poi ci sono anche le lotterie…

Mi chiedo, da “bravo analista” ma ignorante in questa materia, se San Marino potrebbe approvvigionarsi direttamente in modo di gestire internamente le imposte e quindi il prezzo della benzina? I vantaggi della Smac prima o poi finiranno.

Giovanni Maiani

giovedì 3 marzo 2011

Inflazione: verso l’ovvio aumento. (03 marzo 2011)

Come era facile prevederlo per i motivi precedentemente elencati (vedi l’ultimo paragrafo del mio articolo di 3 giorni fa intitolato “Gli assomigliamo ancora”) la Bce non ha toccato i tassi e Trichet ha affermato oggi, per la prima volta dal mese di maggio 2009, che potrebbe alzare i tassi dalla prossima verifica che si terrà il 7 aprile. Non è dunque certo, ma ha sottolineato il problema dell’inflazione e lasciato intravedere una prossima ipotesi di innalzamento…

Per chi non l’avesse letto, riporto di seguito parte dell’intervento in questione:

Inoltre, questo giovedì, la Bce deciderà nuovamente sui tassi (che dovrebbero ancora rimanere invariati), ma il discorso di Trichet potrebbe lasciar intravedere una prossima ipotesi di innalzamento.

Moralità:
E qui mi riaggancio pienamente al senso primario del mio precedente articolo “Gli assomigliamo ancora”.
Non siamo nella giungla.
Qua, il più forte deve usare la sua forza, in parte, anche per aiutare il più debole e non per dominarlo.
Qua, chi ha delle capacità dovrebbe metterle, in parte, anche a disposizione degli altri per aiutarli. L’Umanità può farcela solo se rimane unita.
L’età dei furbi è finita ed ora bisogna usare la testina ed il cuore. Diversamente, c’è solo il nulla.

Giovanni Maiani