lunedì 29 ottobre 2012

L’inflazione sammarinese ed il potere d'acquisto.

Dopo il mio ultimo post intitolato “L’importanza del voto” ho passato parte della domenica, ovviamente dopo la pulizia settimanale della casa, ad osservare i dati relativi alla tavola 9.1 del bollettino statistico: i numeri indici dei prezzi al consumo a San Marino per le famiglie di operai e impiegati. Detto anche l’inflazione di pagina 45 per farla più semplice.

Procedimento:
Prima di tutto mi sono guardato tutti i bollettini di statistica e ho cercato di ottenere una serie storica completa. I dati relativi all’indice dei prezzi utilizzato fino al primo trimestre del 2011 prendono in considerazione il valore 100 nel mese di dicembre 2002, poi a seguito di un probabile aggiornamento del paniere partono dal valore 100 nel mese di dicembre 2010. Ho quindi proseguito la serie storica iniziale fino agli ultimi dati disponibili di giugno 2012 assicurandomi di mantenere le stesse variazioni dei prezzi che si sono verificate nel nuovo paniere. Raccomando anche il mio posto del 10 marzo scorso relativo al Cpi ed in particolare all’inflazione italiana e alla mia perplessità relativa alla scelta del paniere.

Osservando l’inflazione di Germania, Italia, Regno Unito, zona euro, Usa e San Marino nel periodo che va dall’inizio del 2003 allo scorso mese di giugno (vedi grafico) emerge immediatamente che l’inflazione sammarinese (in rosso) alla fine del 2° trimestre del 2012 sia pari al 2.7751% seconda solo all’Italia con il 3.30%, mentre negli Usa ed in Germania i prezzi aumentano dell’1.70% all’anno rispetto al 2.40% di Regno Unito e della zona euro. I dati preliminari del 3° trimestre mostrano un’inflazione generalmente in aumento nei paesi come sopra rispetto ai dati di fine giugno ed è lecito ipotizzare che, anche, l’inflazione sammarinese sia attualmente maggiore rispetto a quella di fine giugno.


Tra il mese di marzo e quello di ottobre 2009, i tassi d’inflazione di Italia, Regno Unito e San Marino sono rimasti in terreno positivo, mentre abbiamo osservato un’effimera situazione di deflazione negli altri paesi presi in considerazione. Inoltre, il coefficiente di correlazione ci conferma pienamente che l’inflazione sammarinese è maggiormente dipendente di quelle inglese ed italiana (coefficiente rispettivi del 57% e del 59% sull’intero periodo di riferimento), mentre non è molto legata a quella americana (coefficiente del 23.7%).  

Ho dimostrato di recente in un’altra sede come l’inflazione sia attualmente maggiormente legata all’aumento del costo delle materie prime rispetto a quello del personale come lo era in precedenza, mentre, “casualmente” giovedì scorso, l’Istat ha pubblicato un rapporto molto interessante (http://www.istat.it/it/archivio/73300) nel quale emerge che “Nel mese di settembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie cresce … dell'1,4% rispetto a settembre 2011”. Inoltre, l’inflazione italiana anno su anno di settembre è pari al 3.20% ne deriva, in grande linee, che chi lavora ha perso durante gli ultimi 12 mesi mediamente l’1.80% del proprio poter d’acquisto, in giallo nel grafico. In blu il salario orario ed in rosso l'inflazione italiana.


Ciò è assolutamente in linea con il fatto che l’inflazione aumenta principalmente per colpa dell’andamento delle materie prime mentre le persone sono sempre pagate di meno.
A San Marino abbiamo soltanto i dati di fine 2011. Alla fine dello scorso mese di dicembre e rispetto ad un anno prima, l’inflazione era pari al 3.05% (base 100 a dicembre 2010 ed indice dei prezzi di 103.50 a dicembre 2011), mentre il monte salari unitario (monte salari diviso per il numero di occupati nel relativo

Nel grafico: in nero la variazione percentuale del monte redditi del settore pubblico, in verde quella del numero dei dipendendi, in blu quella della retribuzione lorda unitaria ed il rosso l'inflazione sammarinese.

settore) è sceso dell’1.01% nel settore pubblico (-1.65% nel monte salari e -0.64% nel numero di occupati)

Nel grafico: in nero la variazione percentuale del monte redditi del settore privato, in verde quella del numero dei dipendendi, in blu quella della retribuzione lorda unitaria ed il rosso l'inflazione sammarinese.

e dell’1.60% nel settore privato (-4.42% nel monte salari e -2.86% nel numero di occupati), mediamente il

Nel grafico: in nero la variazione percentuale del monte redditi del settore pubblico + privato, in verde quella del numero dei dipendendi, in blu quella della retribuzione lorda unitaria ed il rosso l'inflazione sammarinese.

monte salari unitario, ossia quanto é stato pagato chi lavora, è sceso del 1.36% durante il 2011 (-3.73% nel monte salari e -2.41% nel numero di occupati). Da una parte si è perso mediamente l’1.36% e, dall’altra, i prezzi sono cresciuti del 3.05% ed il divario complessivo è di -4.41% (poter d’acquisto).


A titolo di paragone, alla fine del 2008 (crisi della Lehman Brothers e dunque delle subprime americane) il tasso dell’inflazione era pari a 3.16%, il monte salari unitario era aumentato dell’1.67% nel settore pubblico, del 3.58% nel settore privato e del 3.05% a livello globale. In questo caso, la perdita del poter d’acquisto complessivo era di -0.11%. (vedi grafico)

Detto in parole povere e da “bravo analista”, un lavoratore (nel settore pubblico o privato) perdeva mediamente in termini reali e tenendo conto dell’inflazione -0.11% di poter d’acquisto nel 2008 rispetto al -4.41% nel 2011.

Chi ha ancora il coraggio di chiamarci paradiso fiscale?

Giovanni Maiani

sabato 27 ottobre 2012

L’importanza del voto.

E’ inammissibile che un cittadino, di un qualsiasi paese, non utilizzi il suo diritto più nobile e importante; ossia quello di andare a votare.

Qualche motivo:

-    La gente non va a votare perché è sempre stata abituata molto bene e non ha mai conosciuto la tirannia (nella sua forma peggiore) o l’assenza di diritti sociali. Basta vedere al di fuori della nostra prigione dorata che cosa succede.

-    La gente non va a votare per protesta, ma se non va a votare favorisce chi è già al potere ed è, pertanto, un controsenso assoluto.

-    La gente non va a votare perché pensa che nulla cambierà mai. So bene che da questa vita non ne usciremo vivi, ma per lo meno quando c’è un problema bisogna lottare e combattere. Un solo Uomo (nel senso di essere umano) può cambiare le cose. Vedi tra i contemporanei padre Pio o madre Teresa di Calcutta. Avete visto che cosa può fare un’unica persona? Siamo tutti importanti e abbiamo tutti, nessun escluso, qualche cosa di speciale dentro.

-    La gente non va a votare perché, come sopra, pensa che non si possa fare nulla, ma un primo e piccolo passo è l’inizio di un lungo camino. Essere disfattista non serve. Andate avanti che vi seguiranno altri e le cose potranno cambiare.

-    La gente non va a votare, ma in questo modo non avrà mai un rappresentante al Governo. Come può pensare di fare valere le proprie ragioni standosene a casa al posto di fare il proprio dovere? E’ assurdo. E’ un comportamento sterile. Poi questi perdono il diritto di lamentarsi. Bisogna essere coerente. Il voto è un diritto e se non le sfrutti devi solo stare zitto quando va male perché hai perso l’occasione di dire la tua e hai contribuito a fare stare le cose come stavano. Sono un “bravo analista” in quanto, per coscienza e deformazione professionale, dico le cose in modo obiettivo e veritiero.

-    La gente non va a votare perché si sente spesso umiliata dal comportamento di una certa classe politica in quanto il cittadino comune fatica ad arrivare alla fine del mese, mentre alcuni sprecano e gestiscano male il denaro pubblico. Bisogna combattere certi con l’arma efficace del voto.

-    La gente non va a votare perché il politico non è responsabilizzato. Se lo volete veramente dovete votare diversamente non accadrà mai.

-    La gente non va a votare perché è pigra, ma in questo modo se il diritto del voto non verrà utilizzato sarà, prima o poi, tolto del tutto in quanto passerà comunemente per una cosa inutile e, quello che è ancora peggio, sarà il popolo a crederlo e non si opporrà. La classe politica avrà poi vinto in quando tornerà la tirannia assoluta. E dopo tutti a piangere. Ma sarà troppo tardi.

-    La gente non va a votare perché sbaglia a fare i conti. Spesso si parla di clientelismo ed è chiaro che se una persona è al di fuori di questa, purtroppo triste, realtà non vuole associarsi con certi e se ne sta a casa. Lo capisco benissimo. Ma facendo ciò dimentica almeno 2 cose: la prima è che non tutti quelli che votano lo fanno per clientelismo in quanto ci sono molte altre persone oneste a San Marino e dunque non è sola e, la seconda, che non votando si contribuisce a fare votare solo i, chiamiamoli, clienti abituali e, in questo modo, non cambierà veramente mai niente. Quindi il non andare a votare favorisce il sistema clientelare dove bastano pochi voti per essere eletti. Un esempio semplicistico ed esagerato per fare capire: Se i diritti al voto sono 100, ma solo 10 si presentano, mi basta fare 6 “piaceri” per essere eletto. Invece, se vanno tutti a votare dovrei fare almeno 51 “cortesie” per essere eletto, con l’ipotesi di soli 2 canditati, ed è molto, ma molto, più difficile. In valore assoluto non sembra, ma è 8.5 volte più impegnativo. Voglio solo dire che l’importante sono i voti effettivi. Non facilitate la vita ai furbi in quanto hanno già molto esperienza in materia.

-    La gente non va a votare perché vengono a meno il senso civico e l’orgoglio per il proprio paese. Ed è una cosa brutta.

In conclusione, da “bravo analista” mi sento di dire che indecisi si!, ma astenuti no!. Pertanto, andate a votare e votate con coscienza. Astenendovi dal voto avrete favorito il sistema clientelare e ne sarete complici, mentre volete esattamente l’opposto. Assurdo. Ora che lo sapete non avete più scuse.

A buon intenditore.

Giovanni Maiani

sabato 20 ottobre 2012

C’è molto da imparare dagli animali.

Il cane aspetta fedelmente il suo patrone e non si sogna neanche per un attimo di recarsi nel reparto notte, a lui negato.


In effetti, un cane è fedele e non tradirebbe mai il suo padrone. Un cane rispetta le regole e non farebbe mai nulla di illecito.

Quando i, sedicenti, essere umani avranno imparato queste due semplici cose, fedeltà nell’amicizia e rispetto delle leggi e del prossimo, potranno finalmente scendere dall’albero e proseguire la strada dell’evoluzione della specie.

Giovanni Maiani

domenica 14 ottobre 2012

Wef: Global Risks 2012

All’inizio dell’anno, l’11 gennaio per la precisione, il Wef ha pubblicato la settima edizione del Global Risks 2012 (http://www3.weforum.org/docs/WEF_GlobalRisks_Report_2012.pdf) nel quale vengono evidenziati alcuni rischi globali.

L’analisi prende in considerazione 50 rischi mondiali suddivisi in 5 categorie: economici, ambientali, sociali, geopolitici e tecnologici.

In estrema sintesi, utilizzo e traduco la prima riga del comunicato stampa del Wef in quanto ricca di significati: La vulnerabilità del mondo a nuovi shock economici e sconvolgimenti sociali rischia di compromettere i progressi generati dalla globalizzazione.

Nelle 5 categorie di rischi globali come sopra elenco quelli maggiormente preoccupanti.

-         Economia: crisi di liquidità e disuguaglianza nei redditi.
-         Ambiente: emissione di gas (effetto serra).
-         Sociale: mancanza d’acqua.
-         Geopolitica: corruzione generalizzata in aumento.
-         Tecnologia: attacchi cibernetici.

Nel rapporto di 64 pagine redatto ovviamente in inglese (faccio una parentesi sull’importanza di tale lingua) viene quindi spiegato che gli squilibri di bilancio cronici e le profonde disparità di redditi sono i rischi giudicati più suscettibili di concretarsi nei prossimi 10 anni (uno è già quasi passato…). Secondo l’inchiesta effettuata su 469 esperti e leader economici, questi rischi minacciano la crescita mondiale perché sono degli elementi conduttori di nazionalismo, populismo e protezionismo in un momento dove il mondo resta vulnerabile alle crisi finanziarie sistemiche ed a delle probabili penurie di acqua e di prodotti alimentari. Vediamoli rapidamente.

-         Elementi conduttori di nazionalismo: emerge che il numero crescente dei pensionati dipendenti da Stati soffocati dai debiti, le scarse prospettive per i giovani ed il divario crescente tra i ricchi ed i poveri con la sparizione della classe media alimentano il risentimento sociale.
-         Elementi conduttori di populismo: le politiche, le norme e le istituzioni del ventesimo secolo rischiano di non portare alcuna protezione in un mondo sempre più complesso ed interdipendente. La debolezza delle salvaguardie esistenti rende la società vulnerabile nei confronti ai rischi legati alle nuove tecnologie, all'interdipendenza finanziaria, all’esaurimento delle risorse ed al cambiamento climatico. Vedi il disastro di Fukushima.
-         Elementi conduttori di protezionismo: le nostre vite quotidiane dipendono quasi interamente da sistemi collegati on-line. Questi sistemi ci espongono a degli individui, delle istituzioni e delle nazioni malintenzionati che, sempre maggiormente, hanno la capacità di scatenare a distanza ed in modo anonimo devastanti attacchi informatici. Vedi la Primavera araba e/o le sommosse a Londra.

Questo report mi è scappato e me ne sono accorto solo questo giovedì, nonostante abbia già parlato del Wef non più tardi dello scorso 9 settembre, vedi il “Global Competitiveness Report 2012-2013”. Ma io sono un “bravo analista” e so per certo che il caso non esiste. Succedono delle cose che non capiamo immediatamente e quindi che non accettiamo subito, ma dopo qualche tempo abbiamo una panoramica più ampia e riusciamo a comprendere quanto accaduto in precedenza.

In questa occasione è lo stesso ed è un bene che abbia realizzato la presente analisi in questo particolare momento per San Marino in quanto particolarmente adatta al periodo storico.

In effetti, le 5 categorie ed i relativi rischi evidenziati sono stati prodotti dagli esperti autorevoli del Wef, ma ci riguardano da vicino. Nel settore economico “la crisi di liquidità” del nostro sistema finanziario e “la disuguaglianza nei redditi” tra privato e pubblico rischiano di portare a dei disordini pubblici in caso di peggioramento della crisi. I rischi nel settore ambientale ci interessano parzialmente tenendo conto della ridotta dimensione territoriale del nostro paese, anche se dobbiamo tener conto e combattere l’effetto serra. Nel settore sociale la “mancanza d’acqua” ci riguarda, e come, visto che siamo totalmente dipendenti dall’Italia per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, e non solo. Le prossime guerre saranno per l’acqua e non più per il petrolio. Nel settore geopolitico ed in particolare per quanto riguarda la “corruzione generalizzata in aumento” è come sfondare una porta aperta e non mi dilungo maggiormente. Vedi anche in Italia. L’ultimo settore, quello tecnologico, ma non quello meno importante, mostra un’elevata vulnerabilità nei confronti degli “attacchi cibernetici” e basta osservare gli ultimi attacchi hacker nel mondo.

Nessun è profeta in patria, ed a San Marino a maggior ragione, ma io vi chiedo cortesemente di prendere in considerazione i lavori prodotti, gratuitamente, dagli esperti internazionali che sanno di cosa parlano. Io, modestamente, cerco solo di pubblicizzare degli studi internazionali applicabili a San Marino nell’intento di migliorare le cose in quanto direttamente interessato come cittadino sammarinese. Poi mi sento quasi obbligato a farlo perché mio figlio è nato il 3 settembre. Sarà un caso? Ho appena detto che il caso non esiste… In questo caso (ci sono o non ci sono i casi?) specifico gli esperti sono quelli del Wef, in precedenza erano quelli della Banca Mondiale per esempio.

Dal 1993 sono professionalmente sui mercati finanziari (dal 1985 come appassionato) e Vi assicuro che la frase “questo non può succedere” non si applica né al settore economico finanziario né a nessun altro. Tutto può accedere. Bisogno accettarlo con umiltà e fare attenzione alle proprie azioni in quanto generano conseguenze quasi sempre imprevedibili.

In fondo, nessun mammifero si genera da solo. Se non possiamo auto-crearci, come possiamo solo per un attimo pensare di poter gestire il futuro, soprattutto se abbiamo operato in modo amorale.

La crisi del debito pubblico, il deterioramento dell’economia mondiale e tutti i rischi evidenziati dagli esperti del Wef provengono, a mio modesto parere, dalla stessa origine: una mancanza di morale. Vedi gli scandali politici italiani. Anche la nostra bellissima Repubblica soffre dagli stessi mali.

Da “bravo analista” penso che se date una bacchetta magica ad una persona amorale, questa non riuscirà a sistemare le cose.

Giovanni Maiani

domenica 7 ottobre 2012

Panoramica sull’economia mondiale.

Prosegue il rallentamento dell’economia mondiale, dopo i dati già in calo del primo trimestre dell’anno, e lo scenario alla fine di giugno, quindi al 2° trimestre, sottolinea come la crisi sia in pieno svolgimento e che non accenna rallentare. Ansi.
In effetti, il Pil anno su anno nella zona euro passa da una crescita nulla di fine marzo ad una recessione dello 0.50%. mostrando l’impatto negativo della crisi del debito pubblico nell’area. La locomotiva tedesca riesce a fare registrare un rialzo di 1%, mentre la Francia fatica nel confermare il +0.30% del primo trimestre. L’economia italiana sprofonda ulteriormente nella recessione e fa registrare una flessione del 2.60%, dopo il calo di -1.40% di marzo scorso ed il -0.50% di dicembre 2011. La crisi non risparmia il Regno Unito la quale economia fa registrare una flessione dello 0.50%. Gli Usa riescono a fare progredire la propria economia del 2.30%, mentre la Cina, anche se mostra segnali di rallentamento, ha un Pil che sale del 7.60% rispetto all’8.10% del primo trimestre e conferma, di conseguenza, la precedente ipotesi di ulteriore ridimensionamento. L’economia nipponica invece migliora e passa dal +2.90% del primo trimestre all’attuale +3.20%. E’ uno dei pochi casi di miglioramento. Calano tuttavia in Giappone i principali indicatori relativi alle condizioni degli affari, mentre migliora la fiducia dei consumatori.
Questa volta, nella nostra premessa, non parleremo della Spagna o della Grecia, ma ci focalizzeremo un attimo sul bel paese. In effetti, l’Italia vanta, per modo di dire, la pressione fiscale (dal 55% al 70%) e l’ascissa sulla benzina più elevate a livello europeo (spesso a livello mondiale) ciò che mina considerevolmente il consumo interno e, di conseguenza, il Pil. Ricordiamo che l’economia italiana è in recessione da 3 trimestri, ossia dallo scorso mese di dicembre, e che le cose tendono a peggiorare ulteriormente. Non se ne parla spesso, ma l’inflazione armonizzata anno su anno, che permette un confronto più accurato tra i vari paesi, è pari al 3.50% per lo scorso mese di agosto rispetto al 2.20% dell’inflazione armonizzata tedesca. Di fronte ad un tale aumento dei prezzi, la retribuzione oraria anno su anno relativa al mese di luglio è dell’1.50% e quindi stabile rispetto al mese precedente. Prosegue la contrazione della produzione industriale che, a giugno, vede un crollo dell’8.20% su base annua (-1.40% su base mensile), mentre il rialzo del 4.80% di agosto 2011 è solo un lontano ricordo. Anche gli ordini industriali su base annua calano dal mese di agosto 2011 passando da +7.80% all’attuale -9.4’%. Osserviamo uno scenario identico, ossia un drastico peggioramento da circa 12 mesi, in molti altri settori. Un ultimo comparto per tutti quello delle immatricolazioni di auto nuove che cede a luglio del 21.40% su base annua dopo il rialzo dell’1.50% di agosto 2011. Sempre in Italia, la Spending Review, che negli altri paesi viene chiamata giustamente “piano di austerità”, evidenzia e conferma il fallimento di una certa classe politica che ha peccato di egoismo oltre ad essere stata poco lungimirante. Anche l’economia sammarinese (ne approfittiamo per sottolineare la mancanza di dati macroeconomici storici) ha dimostrato di avere i piedi di argilla (vedi anche la raccolta bancaria a giugno pari a 7.150 miliardi e le sofferenze all’11.20% degli impieghi) ed i cittadini verranno nuovamente chiamati alle urne il prossimo 11 novembre (quel giorno si festeggia l’armistizio del 1918 in Francia e confidiamo in un armistizio politico per il bene del paese anche a San Marino) e avranno, se lo vorranno veramente (ma sarà molto probabilmente una nuova occasione persa), la possibilità di cambiare le cose. Interessante anche osservare quello che accadrà, eventualmente, in Repubblica dopo il recente resoconto della commissione antimafia sammarinese.

L’inflazione su base annua nella zona euro per il mese di agosto è pari al 2.60% (2.40% a luglio), mentre le cose vanno leggermente meglio in Germania ed in Francia dove l’aumento dei prezzi è pari al 2.10%. Il dato dell’inflazione italiana per il mese appena concluso è del 3.20% da una precedente ipotesi di 3.10%. Nel Regno Unito, l’inflazione è leggermente superiore a quella europea e ha raggiunto il 2.50%. Negli Usa, invece, l’inflazione su base annua è dell’1.70% rispetto al 2.00% cinese ed all’1.50% coreano, mentre il Giappone è sempre in deflazione con -0.40%. Per quanto riguarda le previsioni dell’inflazione annua per l’anno in corso si ipotizza generalmente un tasso del 3.10% in Italia, del 2.60% nel Regno Unito, del 2% negli Usa e del 2.30% nell’area euro.

Il tasso di disoccupazione nella zona euro non riesce a stabilizzarsi e realizza un nuovo massimo a luglio all’11.30% dal 10.90% di fine marzo. Costante invece il livello tedesco al 6.80%, ossia il livello di fine aprile. In Italia, invece, il problema della disoccupazione ha raggiunto livelli decisamente preoccupanti, soprattutto quella giovanile, mentre il tasso generale alla fine del primo semestre ha raggiunto il 10.70% dal 9.80% di marzo. Sempre elevato anche negli Usa il tasso di disoccupazione che raggiunge ad agosto l’8.10% dal precedente 8.30%. A titolo di paragone, i “senza lavoro” in Giappone rappresentavano a luglio il 4.30% della popolazione attiva rispetto al 3.10% sud coreano.

Il tasso interbancario euribor prosegue la fase discendente ormai inarrestabile e mette a segno una serie di nuovi minimi storici. Il tasso a 3 mesi è allo 0.233% rispetto allo 0.465% del 6 mesi. I tassi swap (quindi i tassi oltre i 12 mesi) sono vicini ai minimi per le scadenze più vicine, mentre i tassi oltre i 6 anni circa sono in corrispondenza dei livelli di settimana mese fa. Per avere un punto di riferimento, lo swap a 10 anni è all’1.7950%.

Il rendimento a 10 anni del benchmark obbligazionario tedesco è in rialzo da qualche settimana ed è pari all’1.57% rispetto al 5.02% italiano, al quasi 20% greco, all’8.58% portoghese ed al 5.77% spagnolo. Lo spread italiano è a circa 344 punti base (bps) inferiore alla media da inizio anno pari a 407 bps per il doppio effetto del calo del rendimento del decennale italiano e del rialzo di quello tedesco. Lo spread italiano è cosi sceso di oltre 100 bps in un mese. Lo spread greco pari a 1929 bps è sempre molto elevato, ma sta beneficiando di un lieve allentamento della pressione sul paese ellenico ed è situato molto al di sotto della sua media del 2012 attualmente pari a 2330 bps. Lo spread portoghese con 668 bps è relativamente vicino al minimo dell’anno pari a 606 bps, media 935 bps. Lo spread spagnolo, anch’esso in diminuzione, è pari a 420 bps e deve tuttavia fare i conti con le regioni, sempre più numerose, che hanno chiesto aiuto al governo centrale; vedi Murcia, Catalogna e Valencia. I Cds più elevati riscontrati nei paesi sviluppati emergono in Portogallo con 483, in Spagna con 369 ed in Italia con 327. Il Cds greco non ha senso su tali livelli. Rimaniamo ancora un attimo nel comparto obbligazionario internazionale. Per avere un’idea di quello che sta succedendo nel mondo potrebbe essere utile analizzare sinteticamente i flussi di mercato degli ultimi tre mesi. Solitamente hanno prevalso le vendite specialmente nel comparto finanziario (ovviamente è quello più ampio), le scadenze maggiormente interessate sono state quelle da 3 a 7 anni e quindi da 7 a 12 anni, mentre le obbligazioni interessate avevano un rating da Baa1 a Baa3 o da A1 a A3 (parliamo dunque di investiment grade).

La divisa europea ha confermato la precedente ipotesi che “potrebbe cedere ulteriormente nel prossimo futuro” in quanto ha proseguito la fase discendente passando dal precedente 1.25 dollari di fine maggio a poco meno di 1.20 dollari di fine luglio prima di riportarsi oltre 1.32$. L’euro ha guadagnato terreno durante le settimane, ma si sta riportando al di sotto di quota 1.30 generando un lieve segnale di recupero del biglietto verde. Probabile un ulteriore calo dell’euro. Il future sull’oro ha superato la resistenza del canale discendente in essere da circa 12 mesi situato in corrispondenza 1660 dollari e sembra intenzionato a confermare il suo ruolo di bene rifugio. Attualmente viene scambiato a 1775 dollari e sembra in grado di recuperare ulteriormente. Il future sul petrolio, contratto di novembre, ha realizzato un minimo relativo alla fine dello scorso mese di giugno attorno a 78.50 dollari prima di mettere a segno una fase di rafforzamento che ha portato al test del recente massimo relativo oltre 100$. Ora consolida nelle immediate vicinanze di 96 dollari. Anche il petrolio (oro nero) è a un bivio ciò che contribuisce ad aumentare ulteriormente la volatilità nel comparto delle materie prime. Il relativo indice generale tenta di confermare il segnale di ripresa generato un mese fa a seguito del passaggio al di sopra di quota 300 anche se indietreggia parzialmente dopo il picco di oltre 320. Interessante evidenziare che, dall’inizio dell’anno, il frumento e la soia hanno messo a segno importanti rialzi dall’inizio dell’anno, mentre il caffè ha perso considerevolmente.

L’indice azionario mondiale Msci world guadagna terreno da qualche settimana e ha appena realizzato un nuovo massimo dell’anno a quota 1347. Il rischio maggiore consiste nel ritorno al di sotto di 1320 in quanto ciò potrebbe costituire un primo segnale di indebolimento del comparto azionario internazionale. Interessante ora osservare la reazione degli investitori dopo la pausa estiva ed volumi decisamente ridotti. L’indice azionario italiano, Ftsemib, ha generato a metà agosto un segnale di inversione rialzista con il superamento di quota 14500 circa e ha recentemente realizzato una serie di nuovi massimi oltre quota 16500. Le prossime elezioni presidenziali americane, che si terranno il prossimo 6 novembre (quel giorno del 1962 le Nazioni Unite hanno condannato l’apartheid), potrebbero “garantire” per lo meno l’assenza di un crollo borsistico significativo durante le prossime settimane. Le Ipo (Initial Public Offering) italiane, ossia i nuovi collocamenti in borsa, sono andate relativamente bene dall’inizio dell’anno e hanno avuto un rialzo medio del quasi 18% rispetto al calo di -8.47% delle Ipo negli Usa. In effetti, il pessimo andamento dell’Ipo di Facebook era del tutto prevedibile se ci ricordavano le società newcom, sempre americane, della fine degli anni ‘90. Anche all’epoca si acquistava il nulla e delle promesse.

In conclusione, le tensioni sono momentaneamente diminuite su Grecia, Portogallo, Spagna ed Italia, mentre l’economia cinese tende a ridimensionarsi ulteriormente ed il Pil dei paesi Brics è visto al ribasso per il 2012 al 6.02% (dal 6.98% del 2011) per aumentare, forse, nel successivo 2013. Vari paesi potrebbero chiedere gli aiuti internazionali, in ultimo abbiamo la Slovenia. Si parla anche di “hard landing"; ossia di un drastico rallentamento dell’economia.
Lo scenario internazionale è tuttora in una situazione di “calma apparente” principalmente grazie a due recenti eventi particolarmente attesi. Vediamoli molto sinteticamente.
Lo scorso 12 settembre la Corte costituzionale tedesca si è pronunciata a favore del fondo europeo salva-Stati (Esm) allo scopo di contrastare la crisi del debito pubblico.
Qualche giorno dopo, la Fed (Federal Reserve ossia la Banca Centrale americana) ha deciso di procedere con il terzo Quantitative Easing (QE3); ossia stamperà nuovamente denaro per sostenere l’economia americana ed, in modo particolare, l’occupazione. Tale operazione potrebbe essere una mossa puramente politica in prossimità delle elezioni presidenziali negli Usa. Ricordiamo che il 1° QE è avvenuto in corrispondenza di un’economia in flessione del 4%.
Queste due manovre hanno dunque allentato le tensioni internazionali, ma i problemi di fondo rimangono. Viene applicato un cerottino su una ferita che necessita di ben altro per essere curata. Per esempio, il piano di acquisto chiamato "Outright monetary transactions" (Omt) che verrà utilizzato nel fondo salva-Stati potrebbe portare un aumento della volatilità sul mercato secondario e la Fed non può stampare denaro all’infinito senza accumulare problemi che emergeranno inevitabilmente fra qualche anno… Quindi sfruttiamo con cautela l’attuale “tregua finanziaria”, ma non abbassiamo la guardia. Da non sottovalutare le tensioni in Iran (anche per la navigazione del petrolio) e le manifestazioni del mondo arabo.
Infine e tornando al contesto nazionale, San Marino non può permettersi di fare neanche un passo indietro se vuole avere qualche possibilità di recuperare credibilità a livello internazionale. Ne va dell’economia del paese e del futuro dei nostri figli.

Spesso le persone chiedono il consiglio degli analisti quando non serve (quando la situazione è molto favorevole e semplice da interpretare), mentre pensano di riuscire a farcela da soli quando la situazione è critica. E’ un fenomeno molto corrente e ciò spiega perché il fai da te è quasi sempre controproducente, per lo meno, nel difficile e spietato mondo finanziario. Quando uno sta male si reca immediatamente dal suo medico di fiducia e quando deve investire i suoi risparmi dovrebbe andare immediatamente presso il suo istituto di credito di riferimento. Semplice. Le cose più semplici sono spesso quelle più complicate.

(analisi realizzata il 20 settembre 2012)

Giovanni Maiani