lunedì 30 settembre 2013

L’adesione all’Ue.

I cittadini sammarinesi siamo chiamati il prossimo 20 ottobre nella consultazione referendaria relativa alla richiesta di adesione all’Unione europea.

Non essendo un politico non vi dirò di certo cosa fare, ma in qualità di cittadino e di “bravo analista” cercherò di evidenziare qualche aspetto importante e, soprattutto, come sempre, in modo del tutto obiettivo.

In primis voglio ricordare che la richiesta di adesione all’Ue non implica obbligatoriamente la successiva adesione all’Ue che necessita, tra le altre cose, di un referendum confermativo. E’ tuttavia un passo verso l’adesione allo scopo di capire i vantaggi e gli svantaggi di un eventuale ingresso nell’Ue.

Sono dunque andato sul sito dell’Unione europea e, sfruttando la mia madrelingua francese, ho letto attentamente i documenti relativi all’adesione all’Ue. Ribadisco che non stiamo ancora parlando di adesione di San Marino, ma bisogna pure sapere a cosa andiamo incontro.

Le condizioni di adesione.
I nuovi membri saranno ammessi solo quando potranno dimostrare la loro capacitò di svolgere il loro ruolo di Stato membro. Tra gli obblighi e paesi devono:
-         rispettare tutte le norme e gli standard dell’Ue.
-         ottenere l'accordo delle istituzioni europee e dei paesi membri dell'Unione Europea.
-         assicurarsi del sostegno dei propri cittadini attraverso un voto parlamentare o referendum.

I criteri di Copenaghen.
I paesi che vogliono aderire all’Unione europea devono soddisfare i criteri principalmente definiti durante il Consiglio europeo di Copenaghen avvenuto nel 1993, completati poi durante il Consiglio europeo di Madrid nel 1995.


- dei criteri politici: stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo nonché il rispetto e la tutela delle minoranze;
- dei criteri economici: esistenza di un’economia di mercato valida, una capacità di far fronte alla pressione della concorrenza e alle forze del mercato all'interno dell'UE;
- della capacità di assumere gli obblighi di membro derivanti dal diritto e dalle politiche dell'UE (o acquis), compresa l'adesione agli obiettivi dell'Unione politica, economica e monetaria;
- del fatto di aver creato i presupposti per la sua integrazione mediante l'adeguamento delle proprie strutture amministrative.
Solo per farvi capire che siamo distanti anni luce da una situazione di paese aderente.

Dopo questa breve introduzione vado rapidamente a qualche aspetto che ritengo importante.

Gli Stati membri contribuiscono con dei versamenti all’Ue e duranti i negoziati relativi all’adesione verranno esaminati anche le disposizioni finanziarie (l’ammontare probabile dei contributi del nuovo membro al bilancio dell'UE e degli aiuti ricevuti in forma di trasferimenti).

Nel periodo preadesione i paesi richiedenti ricevono vari tipi di aiuti, tra questi un sostegno amministrativo e tecnico.
Il programma Taiex assicura ai paesi un’assistenza tecnica, dei consigli e delle formazioni fondamentali sotto forma di visite di studio e di missioni di esperti. A beneficiarsi sono principalmente i funzionari delle amministrazioni pubbliche, le autorità giudiziarie, le associazioni professionali e di categoria, i sindacati, i traduttori e revisori della legislazione. Tuttavia, penso che potremmo beneficiare immediatamente di tale aiuto nel quadro della politica europea di vicinato visto che ne possono beneficiare anche i paesi (non soltanto canditati o potenziali canditati) che si trovano a prossimità immediata dell’Ue in nord Africa, nel Medio Oriente ed in Europa.

Un altro aiuto fondamentale offerto al paese durante tutto il processo di adesione è il sostegno finanziario e tecnico Iap (instrument d'aide de préadhésion o assistenza finanziaria di preadesione) allo scopo di facilitare le riforme politiche ed economiche dei paesi beneficiari, mentre si preparano ad assumere i diritti e gli obblighi connessi con l’adesione all’Ue. Non voglio andare oltre nei dettagli e nell’elenco delle somme versate ai vari paesi, ma è chiaro che se San Marino dovesse ricevere un aiuto finanziario questo dovrebbe essere di dominio pubblico visto che interessa tutti noi. Ci sono stati già troppi scandali con l’erogazione di soldi dell’Ue andati poi chi sa dove… Inoltre, anche se siamo tutti in buona fede, non vorrei mai che queste somme venissero poi usate per coprire qualche buco qua e la e che la richiesta di adesione serva unicamente a tale scopo…

Riassumendo:

-         La richiesta di adesione all’Ue non implica obbligatoriamente la successiva adesione all’Ue.
-         Le condizioni di adesione ed i criteri di Copenaghen ci dimostrano che l’Ue è ancora molto distante.
-         Ci saranno ovviamente dei contributi da versare al bilancio Ue.
-         Possiamo probabilmente (non né sono certo) usufruire sin da ora del programma Taiex.
-         Gli eventuali fondi Iap devono essere di dominio pubblico.

Come sempre, da “bravo analista” rimango obiettivo e voglio solo attirare la vostra attenzione su una cosa importante come una consultazione referendaria che, tra l’altro, ci costa un occhio e che, a prescindere, in un modo o nell’altro, comporterà grandi cambiamenti in Repubblica.

Votate quello che volete, ma votate.

Colgo l’occasione per salutare con rispetto i nuovi Capitani Reggenti.

Cordialmente
Giovanni Maiani

Crollo dei matrimoni in Italia.

Curiosando per il sito dell’Istat, mi sono fermato sui dati storici relativi ai matrimoni e, casualmente (anche se il caso non esiste), è emerso che, all’eccezione del periodo 1916-1918 interessato ovviamente dalla 1° guerra mondiale, ci troviamo attualmente sui minimi storici.

In effetti, con 3.8 matrimoni ogni 1000 abitanti (gli ultimi dati disponibili sono relativi al 2009) osserviamo un trend tendenzialmente discendente iniziato dopo la realizzazione del picco di 8.2 avvenuto nel 1963. Tecnicamente, si potrebbe anche utilizzato il massimo di 9.4 realizzato nel 1947. Vedi la curva blu del grafico accanto (scala di sinistra). La curva rossa rappresenta le separazioni legali (scala di destra). Emerge quindi un progressivo aumento delle separazioni legali che passano cosi, nello stesso arco temporale, da circa 0.1 per 1000 (o meglio 10.3 per 100.000) agli attuali 1.42 per 1000 (142.8 x 100.000). Nel primo caso, quindi dal 1963 al 2009, abbiamo assistito ad un calo di oltre il 53% dei matrimoni e ad un aumento esponenziale di quasi 1300% delle separazioni legali.


Il matrimonio è una cosa di certo bella, ma anche a dire poco impegnativa e che prende in considerazione, anche se parzialmente, qualche cosa che assomiglia alla fiducia delle persone per il futuro. Tale fiducia dovrebbe essere un misto, più o inconscio e decisamente soggettivo (se l’innamoramento le da’ spazio), tra la fiducia nel trovare un lavoro (quindi poter provvedere finanziariamente alla propria famiglia), le aspettative di una vita dignitosa (farsi la casa, assistenza sanitaria e pensione di anzianità) e la fiducia nel Paese (voglia di fare dei figli e rassicurazione dalla classe politica/dirigenziale nella nazione). Questi 3 semplici elementi sono solo indicativi e non esaustivi a dimostrazione che il numero di matrimoni può essere anche uno specchio dell’economia di un paese per vari motivi e non soltanto per quelli elencati.

Come ho già scritto in altre occasioni, un paese non dovrebbe essere giudicato unicamente per il suo rating sovrano, per il suo Pil ed il suo deficit, e cosi via, ma tanti altri aspetti sono molto significativi anche se non riconosciuti tali.

Che sia veramente un caso se il numero dei matrimoni crolla dal 1963 (o dal 1947, poco importa) e se durante gli ultimi 70 anni l’Italia abbia avuto 68 Governi? Vedi l’analisi di lunedì intitolata “I Governi d’Italia.”. Vogliamo proprio aggiungere che il bel paese è molto cattolico ed ospita geograficamente il Vaticano.

I motivi per il crollo dei matrimoni possono essere, e lo sono, molteplici. Per esempio nel 1964 è nato il primo computer e la tecnologia ha beneficiato di una crescita esponenziale. Ci sono state le manifestazioni studentesche nel 1968 che hanno aperto la strada ad una rivoluzione culturale tuttora in essere. Tornando al massimo relativo dei matrimoni del 1947, ricordo che c’è stato il caso Roswell l’8 luglio 1947… Scherzi a parte, il motivo esatto del crollo non è importante in questa sede in quanto voglio solo attirare la vostra attenzione sull’importanza relativa del dato.

Completo i dati sopra esposti con altri relativi al 2011 ed individuati sul sito Eurostat. Nel 2011, il numero dei matrimoni in Italia è sceso ulteriormente fino a 3.4 ogni 1000 abitanti. Per conoscenza, il numero dei matrimoni ogni 1000 abitanti in Bulgaria è di 2.9, in Slovenia di 3.2, in Portogallo di 3.4, in Spagna di 3.4, in Lussemburgo (un’eccezione) di 3.3. I dati appena elencati sono minori rispetto a quelli italiani e appartengono a paesi che non vantano di certo, tranne in Lussemburgo, di un’economia fiorente.

A prescindere, da “bravo analista”, penso che il numero dei matrimoni sia uno di questi indicatori importanti, e scarsamente letti, rivelatori dello stato di un paese.

Cordialmente,
Giovanni Maiani