martedì 25 marzo 2014

RRC – Rialzi, Ribassi Consecutivi.

Ho rispolverato un mio vecchio indicatore che utilizzavo anni fa quando facevo quasi esclusivamente analisi tecnica.

E’ molto semplice (quasi imbarazzante), pertanto efficace nel tempo, modificabile ed utilizzabile in un’ampia varietà di modi.

L’idea di base è che prima o poi tutto quello che va su torna giù e dunque un prezzo sul mercato non può andare costantemente nella stessa direzione. Non parliamo delle tasse.

La formula è questa:



L'articolo è stato tagliato in quanto pubblicato integralmente sul
Quaderno n°13 della SIAT.







Da “bravo analista” penso che non sia fondamentale cercare l’indicatore più complicato dell’universo in quanto anche questo sbaglierà. L’importante, secondo il mio modesto parere, è accedere a delle informazioni che non tutti hanno e cercare di sfruttarle al meglio.

Buon lavoro

Cordialmente
Giovanni Maiani

venerdì 21 marzo 2014

Occhio ai debiti superflui.

Mercoledì sera, Janet Yellen, Presidente della Fed, ha detto che i tassi americani potrebbero aumentare circa 6 mesi dopo la fine del tapering. Parliamo pertanto, all’incirca, di fra 12/14 mesi.

Se aumentano i tassi di interesse della Banca centrale aumentano ovviamente, e di conseguenza, anche i tassi reali sui prestiti e mutui vari, e viceversa. Vedi il grafico accanto che evidenzia in blu il tasso della Bce ed in verde l’euribor a 3 mesi.


Inoltre, osservando l’andamento storico dei tassi della Bce (in blu) e della Fed (in rosso) emerge, e come potrebbe essere diversamente, una certa similitudine tra le due curve, praticamente uno sfasamento di qualche mese. Il tasso della Bce assomiglia praticamente ad una media mobile del tasso della Fed.


Quindi, è lecito ipotizzare che assisteremo, con ogni probabilità, ad un possibile inizio di aumento dei tassi della Bce, all’incirca, nel 2016. A prescindere della data esatta che, in questa sede, è soltanto relativa, è utile valutare la possibilità di un rialzo del costo del denaro, soprattutto, nell’ottica di quanto riportato di seguito.

In effetti, mentre leggiamo su tutti i giornali che le sofferenze bancarie hanno realizzato durante lo scorso mese di gennaio un nuovo massimo storico a 160.42 miliardi di euro, rappresentando l’8.4% degli impieghi, e che, secondo l’Ocse, il reddito delle famiglie è sceso 2400 euro in 5 anni, il grafico accanto sottolinea che i mutui delle famiglie oltre i 5 anni consolidano sui massimi storici (mentre quelli da 1 a 5 anni sono sui minimi) e che il debito pubblico mette a segno anche lui nuovi record negativi, in quanto inarrestabile.


Le famiglie sono sempre maggiormente indebitate e perdono potere d’acquisto. Che cosa accadrà se, fra circa 2 anni, i tassi di interesse torneranno ad aumentare? Se non sarà fra 2 anni potrebbe esserlo fra 3 o 4, ma poco importa.

Come se non bastasse, dall’anno prossimo inizierà il Fiscal Compact che obbligherà il bel paese a riportare il debito pubblico sotto la soglia del 60% entro il 2035. Difficile ipotizzare attualmente un taglio del debito di circa 55/60 miliardi di euro da effettuare ogni anno per i prossimi 20 anni. Poi se i tassi torneranno ad aumentare…

Pertanto, da “bravo analista”, voglio soltanto dire alle famiglie che si inizia ad intravedere, anche se da lontanissimo, la prossima ipotesi di aumento dei tassi nell’eurozona e che, di conseguenza, i debiti ed i mutui costeranno sempre di più riducendo ulteriormente il poter d’acquisto. Lo scenario sarà reso più impegnativo dal Fiscal Compact in quanto lo Stato sarà obbligato a tagliare la spesa e ad aumentare ulteriormente le tasse e, in ogni caso, non sarà in grado di onorare questo impegno.

Questa mia riflessione solo per dire alle famiglie di non indebitarsi più per andare in ferie o pagarsi le cure estetiche.

Cordialmente
Giovanni Maiani