Mercoledì
sera, Janet Yellen, Presidente della Fed, ha detto che i tassi americani
potrebbero aumentare circa 6 mesi dopo la fine del tapering. Parliamo pertanto,
all’incirca, di fra 12/14 mesi.
Se
aumentano i tassi di interesse della Banca centrale aumentano
ovviamente, e di
conseguenza, anche i tassi reali sui prestiti e mutui vari, e viceversa. Vedi
il grafico accanto che evidenzia in blu il tasso della Bce ed in verde
l’euribor a 3 mesi.
Inoltre,
osservando l’andamento storico dei tassi della Bce (in blu) e della Fed (in
rosso) emerge, e come potrebbe essere diversamente, una certa similitudine tra
le due curve, praticamente uno sfasamento di qualche mese. Il tasso della Bce
assomiglia praticamente ad una media mobile del tasso della Fed.
Quindi,
è lecito ipotizzare che assisteremo, con ogni probabilità, ad un possibile
inizio di aumento dei tassi della Bce, all’incirca, nel 2016. A prescindere della
data esatta che, in questa sede, è soltanto relativa, è utile valutare la
possibilità di un rialzo del costo del denaro, soprattutto, nell’ottica di
quanto riportato di seguito.
In
effetti, mentre leggiamo su tutti i giornali che le sofferenze bancarie hanno
realizzato durante lo scorso mese di gennaio un nuovo massimo storico a 160.42
miliardi di euro, rappresentando l’8.4% degli impieghi, e che, secondo l’Ocse,
il reddito delle famiglie è sceso 2400 euro in 5 anni, il grafico accanto
sottolinea che i mutui delle famiglie oltre i 5 anni consolidano sui massimi
storici (mentre quelli da 1 a 5 anni sono
sui minimi) e che il debito pubblico mette a segno anche lui nuovi record
negativi, in quanto inarrestabile.
Le
famiglie sono sempre maggiormente indebitate e perdono potere d’acquisto. Che
cosa accadrà se, fra circa 2 anni, i tassi di interesse torneranno ad aumentare?
Se non sarà fra 2 anni potrebbe esserlo fra 3 o 4, ma poco importa.
Come
se non bastasse, dall’anno prossimo inizierà il Fiscal Compact che obbligherà
il bel paese a riportare il debito pubblico sotto la soglia del 60% entro il
2035. Difficile ipotizzare attualmente un taglio del debito di circa 55/60
miliardi di euro da effettuare ogni anno per i prossimi 20 anni. Poi se i tassi
torneranno ad aumentare…
Pertanto,
da “bravo analista”, voglio soltanto dire alle famiglie che si inizia ad
intravedere, anche se da lontanissimo, la prossima ipotesi di aumento dei tassi
nell’eurozona e che, di conseguenza, i debiti ed i mutui costeranno sempre di
più riducendo ulteriormente il poter d’acquisto. Lo scenario sarà reso più
impegnativo dal Fiscal Compact in quanto lo Stato sarà obbligato a tagliare la
spesa e ad aumentare ulteriormente le tasse e, in ogni caso, non sarà in grado
di onorare questo impegno.
Questa
mia riflessione solo per dire alle famiglie di non indebitarsi più per andare
in ferie o pagarsi le cure estetiche.
Cordialmente
Giovanni
Maiani