martedì 26 febbraio 2013

Formula base per Metastock.

Ho ritrovato all’interno di un mio vecchio portatile una versione preistorica di Metastock e, dopo aver abbandonato qualche anno fa la libera professione, ho rispolverato alcuni trading system e qualche formula base (creati più di 10 anni fa e dunque in certi casi probabilmente superati) che pubblicherò occasionalmente dopo averli parzialmente ottimizzati su strumenti ben noti. Siamo nel mondo reale e non nella teoria. Si tratterà quasi esclusivamente di una base di partenza quindi di un incrocio di qualche indicatore o oscillatore, di mia creazione o già esistente, sulla quale lavorare.

L’obiettivo della “base” è unicamente quello di ricavare immediatamente un’inclinazione soddisfacente dell’equity line, un discreto rapporto tra utile medio e perdita media ed un numero elevato di operazioni che ci consentano di intervenire adeguatamente e di costruire attorno un trading system vero e proprio con tanto di risk management.

Prima di tutto voglio sottolineare che non esiste la baghetta magica e che la ricerca spasmodica della migliore ottimizzazione è spesso assolutamente contro produttiva.

Oggi, lo strumento sul quale verrà applicata la formula base è l’indice Ftsemib. La serie storica è giornaliera, inizia il 31 dicembre 1997 e si conclude il 7 febbraio 2013.
Voglio analizzare l’indice Ftsemib per poi operare sul relativo future. Pertanto, verranno applicati 10 punti di commissioni sia all’acquisto sia alla vendita e l’operazione viene effettuata con la chiusura del giorno dopo. Ho scelto di utilizzare il sottostante per operare sul relativo future in quanto è logico operare in questo modo e per non avere problemi di rettifica della serie storica con i vari roll over e mantenere, di conseguenza, una banca dati stabile nel tempo.

Definiti lo strumento e la modalità operativa, vediamo ora la formula base.

Mov(C-If(C,>,SAR(opt1,opt2),Mov(H,opt3,S),Mov(L,opt4,S)),opt5,S)

In pratica, osserviamo il posizionamento del prezzo di chiusura rispetto ad un oscillatore molto rapido come può esserlo il Parabolic Sar. Se la chiusura è superiore al Parabolic Sar utilizziamo una media mobile dei massimi e verrà preso in considerazione una media mobile dei minimi nel caso opposto. Calcoliamo quindi la differenza tra la chiusura e la media mobile ottenuta e utilizzeremo un’altra media mobile per smussare i risultati. Otteniamo quindi un oscillatore che si muove attorno allo zero. Vedi grafico. Questa semplice base funziona in molti casi su degli strumenti con volatilità molto diversa come valute, future e azioni.



Ho valutato che, realmente, utilizzando la modalità operativa descritta sopra la formula, si possono ricavare circa 305700 punti dalla serie storica del ftsemib. Con la base evidenziata e parzialmente ottimizzata si raggiungono soltanto i 71 mila punti circa.

Vi presento la base come sopra con l’aggiunta di qualche altro strumento tecnico e parametri già parzialmente ottimizzati.

Long:
(When(Mov(C-If(C,>,SAR(0.06,0.2),Mov(H,26,S),Mov(L,3,S)),24,S),>,Ref(Mov(C-If(C,>,SAR(0.06,0.2),Mov(H,26,S),Mov(L,3,S)),24,S),-1)) OR
If(ROC(C,2,%)>-1,H,L)>Mov(C,20,S) OR RSI(7)>50) AND ROC(C,1,%)<7.6 AND (CCI(47)<200 AND Ref(CCI(47),-3)<200)

Short:
(When(Mov(C-If(C,>,SAR(0.11,0.3),Mov(H,30,S),Mov(L,2,S)),11,S),<,Ref(Mov(C-If(C,>,SAR(0.11,0.3),Mov(H,30,S),Mov(L,2,S)),11,S),-1)) OR
If(ROC(C,160,%)<0,H,L)>Mov(C,70,S) OR RSI(22)<45) AND ROC(C,1,%)>-3.6

In questo modo, il modello genera un utile di oltre 170 mila punti, realizza 1411 operazioni durante i 5518 giorni di test e ha un rapporto utile medio/perdita media di 1.54. Mediamente, la base realizza un utile netto di 120 punti ad operazioni.

I difetti sono tantissimi e, come ho scritto sopra, parliamo soltanto di una base di partenza.

Osserviamo per esempio sull’equity line 2 ampie aree laterali ed il numero di perdite consecutive pari a 8 sono relativamente elevate.



Tuttavia, l’elevato numero di operazioni permette di ottimizzare, molto facilmente (per esempio togliendo qualche strumento tecnico ed inserendone un altro), il numero di perdite consecutive, di migliorare considerevolmente la curva dell’equity line e di ottenere un utile netto di circa 265 mila punti.

Io, però, mi fermo qua.

Buon lavoro.

domenica 17 febbraio 2013

L’Olanda sempre più in difficoltà.

La crisi del debito pubblico, al livello mondiale e non solo europeo, è un problema morale e non unicamente finanziario come vogliono farcelo credere.

Prima di tutto, i dati preliminari relativi all’andamento del Pil nel 4° trimestre di molti paesi evidenziano una recessione ed anche lo scenario su base annua mostra un peggioramento delle economie, mentre le stime per l’anno in corso non sono molto incoraggianti. Paesi ritenuti affidabili come la Francia e l’Olanda o la zona euro sono in recessione, mentre siamo in attesa dei dati di fine 2012 relativi a Finlandia, Danimarca e Svezia. I primi due mostravano un’economia con il segno meno su base annua già nel 3° trimestre dello scorso anno.
La recessione interessa gran parte del pianetta, mentre la cura che certi “illuminati” hanno trovato consiste praticamente nell’inondare i mercati di liquidità. Come se qualcuno per sfuggire ai problemi decidesse di ubriacarsi. Il giorno dopo è decisamente peggio sia per i postumi della sbornia sia perché i problemi sono rimasti tali.

Voglio ritornare un attimo sull’economia italiana che ha perso, come quella dell’Ungheria, il 2.70% rispetto alla fine del 2011. Ho sempre detto e sostenuto che il bel paese è probabilmente il luogo più bello al mondo dove vivere, ma nonostante ciò non ha nessuna possibilità di farcela nel prossimo futuro se le cose non cambiano radicalmente. Tangentopoli iniziato nel mese di febbraio 1992 non ha insegnato nulla ed è tutto come prima. Vedi, anche e non solo, gli attuali scandali come il Monte e Finmeccanica ad esempio. I politici per fare fronte al rimborso delle scadenze del debito pubblico non sanno fare altro che aumentare le tasse penalizzando sempre le classi più deboli e favorendo l’evasione fiscale perché sono del tutto incapaci. Certe promesse politiche sono fatte da persone in assoluta malafede dove più la bugia è grossa più è credibile. Promettere di togliere una tassa non esclude la creazione di altre 10 nuove di zecca o di aumentare quelle già esistenti.

A San Marino, invece, ci preoccupiamo dell’ipotesi di “un’invasione cinese”, argomento certamente da analizzare, ma non abbiamo ancora risolto i problemi comuni come quello del pagamento dei bollettini postali italiani presso le nostre poste. Inoltre, la più antica Repubblica del mondo si trova ancora nella blacklist italiana.

Torniamo nei paesi nord europei.


L’economia olandese (vedi anche il precedente riferimento del 22 marzo 2012) ha perso lo 0.20% tra il 3° ed il 4° trimestre del 2012 (già -1% tra il 2° ed il 3° trimestre), mentre il saldo per l’intero 2012 mostra un’economia in recessione dello 0.90% e dunque in linea con quella calcolata per la zona euro. Come ho già indicato in varie occasioni, la sola osservazione del Pil non è sufficiente per valutare un paese. Leggiamo per esempio che la fiducia dei consumatori è di -33 rispetto al +92 di quella tedesca, al -23.90 della zona euro, al +58.60 degli Usa o al -26 del Regno Unito. Chi meglio di un consumatore nazionale riesce a dare un giudizio attendibile sul proprio paese? Anche la fiducia degli investitori con -5.60 è relativamente deludente se confrontata con l’89.20 della zona euro o il +53.10 degli Usa. A fine 2011, il rapporto tra deficit e Pil pari a -4.50% era peggiore rispetto al -4.10% della zona euro e anche dal -3.90% italiano. Il Cds a 5 anni dell’Olanda è pari a 51 ed è relativamente elevato se confrontato con il 30 della Danimarca, il 29 della Finlandia e 19 della Svezia. L’economia dei paesi nordici è sempre stata ritenuta affidabile, ma la crisi internazionale colpisce anche questi paesi e l’Olanda continua a mostrare segnali di preoccupazione. Nell’ultimo, la nazionalizzazione della Sns Bank e la successiva espropriazione di tutte le obbligazioni subordinate della banca costituisce, per molti e per lo scrivente, un colpo basso da un paese ritenuto cosi affidabile.


Quando un animale è messo alle strette può diventare aggressivo nel tentativo di sopravvivere. Allo stesso modo, quando un paese è messo alle strette da difficoltà finanziarie aumenta le tasse, inventa un numero sempre maggiore di lotterie per autofinanziarsi e creare dei cittadini dipendenti che assicurano un flusso costante (vedi alche il calcio e il tabacco), mentre i politici raccontano delle balle allucinante. In modo analogo, il mondo finanziario sforna costantemente nuovi prodotti vantaggiosi per lui e non di certo per aiutare chi le compra. Non c’è fantasia in tutto questo. E’ sempre lo stesso scenario.

In questo momento, il mondo soffre della crisi del debito pubblico e non riuscirà ad uscirne facilmente visto la crescita della disoccupazione, il calo del Pil e la totale assenza di un modo comportamentale che include, almeno parzialmente, un principio di morale. Un giorno vorrei vedere i dirigenti (chiunque abbia una responsabilità) scelti con criteri di moralità, ma poi ovviamente premiati ulteriormente (perché il primo premio risiede nella loro scelta) rispetto ai propri risultati perché è la sana concorrenza che porta allo sviluppo. Al momento il denaro è l’unico criterio premiante, ma ci ha portato alla crisi attuale. Occorre un nuovo metro di valutazione delle persone per uscire dall’attuale crisi che potrebbe essere il comportamento morale. Diversamente andrà sempre peggio.

Premiando e scegliendo delle persone che mettono l’onesta, il rispetto e l’onore al primo posto non ci sarebbero una nuova tangentopoli, la crisi del debito pubblico e l’Olanda non sarebbe in questa situazione che potrebbe favorire un contagio anche agli altri paesi del nord Europa per il calo di fiducia nell’area geografica.

In questo scenario già molto preoccupante, la rinuncia di Benedetto XVI fa, per lo meno, molto riflettere.

Cordialmente
Giovanni Maiani

lunedì 4 febbraio 2013

La pubblicazione del rapporto Eps.

Il periodo delle trimestrali Usa si è già concluso per le 18 banche dell’indice Sp500, mentre osserveremo i risultati aziendali da un punto di vista decisamente critico.

A livello complessivo, la sorpresa sugli utili, ossia la differenza in termine percentuale tra quanto atteso dagli analisti e quello realmente avvenuto, è stata positiva per il 12%. Il dato è relativamente buono se confrontato con quello complessivo o con quello del settore delle telecomunicazioni anche se parliamo di dati ancora preliminari per questi ultimi. In modo particolare, Bank of America e JPMorgan hanno degli utili per azioni relativi al 4° trimestre in aumento rispettivamente del 46.63% e del 33.10% rispetto alle stime.


1° Considerazione
Non c’è ovviamente nessuna correlazione molto rilevante (calcolata sui dati trimestrali al momento dell’annuncio degli utili dal 2002 ad oggi) tra la variazione di prezzo del titolo azionario e la sorpresa dell’Eps. In effetti, le stime relative all’andamento di un conto economico aziendale e la realtà borsistica hanno delle dinamiche non sempre condivise. Tuttavia, osserviamo una correlazione del 63% nel caso di Regions Financial, del 57% per PNC Financial Services e del 44% per BB&T.
Ho riscontrato invece un’attesa quanto elevata correlazione (calcolata sui dati trimestrali al momento dell’annuncio degli utili dal 2002 ad oggi) tra l’andamento dell’indice Sp500 e l’Eps a 12 mesi. Questa supera il 79% nel caso di JPMorgan, è pari al 78% in M&T Bank, del 75% per PNC Financial Servicese e Wells Fargo, nonché del 70% per US Bancorp. Deludente Hudson City Bancorp con una correlazione negativa. Questi dati possono risultare interessanti per avere una visione complessiva ed farci un’idea di massima.



2° Considerazione
Abbiamo visto che Bank of America e JPMorgan hanno generato le sorprese sugli utili del 4° trimestre più importanti, in quanto gli utili aziendali vengono proposti solitamente proprio cosi in funzione delle sorprese, mentre le serie storiche ci evidenziano come M&T Bank abbia sempre avuto l’Eps a 12 mesi superiore rispetto quello degli altri 17 titoli bancari dello Sp500. Ancora, nuovamente M&T Bank ci ha offerto l’eps maggiore sia sul 4° trimestre sia sugli ultimi 12 mesi rispettivamente con 2.16 e 7.58 dollari.
Siamo certi che queste giuste osservazioni ci offrono una visione obiettiva ed efficiente dei risultati?
Il solo dato in valore assoluto è del tutto insufficiente ed induce in errore.
Dire che un titolo ha generato un utile superiore alle stime non vuole dire assolutamente nulla in quanto, ipotesi remota anche se possibile, le stime potrebbero essere inesatte e/o basate su un campione di pochi dati e dunque statisticamente poco attendibili.
L’Eps non permette di confrontare accuratamente gli utili tra varie società e non offre neanche un’immediata e sincera valutazione degli utili storici di un’azienda. Una società potrebbe avere un Eps di 10 mentre il prezzo di una sua azione sul mercato vale 10 o 1 milione. Come si fa a valutare, con la sola lettura, la reale importanza di quei 10 per azioni?
Non basta neanche cercare il PE (Prezzo Earning) più basso per ottenere un’indicazione più precisa sull’Eps, ma al limite otterremo una valutazione del prezzo di borsa visto che solitamente PE * EPS = Prezzo. E’ chiaro che un PE di 17 indica che il titolo vale 17 volte gli utili, ma non è immediatamente disponibile il fatto che l’utile per azione rappresenti il 5.88% del prezzo.
Pertanto, anche se non c’è nulla di sbagliato, ritengo che non sia particolarmente efficace evidenziare gli utili tramite un confronto con le attese (anche per la mancanza di correlazione con il mercato) o indicare l’eps in valore assoluto quando basterebbe pubblicizzare maggiormente l’inverso del PE per ottenere il rapporto tra l’Eps ed il prezzo di borsa. In questo modo si ottiene ovviamente un rapporto immediatamente confrontabile sia con qualsiasi altro titolo sia con i precedenti dati storici di una società allo scopo di capire immediatamente quanto rappresenta l’utile per azione rispetto al prezzo di borsa del momento.
Una semplice quanto efficace percentuale.
Non viene probabilmente fatto perché in questo modo si capirebbe istantaneamente il reale valore dell’utile per azione. Un po’ come fanno certi gestori che indicano solo il valore assoluto della quota di un determinato investimento e non la variazione percentuale di periodo.
Lo stesso discorso vale per l’oscillatore di analisi tecnica macd. Un esempio riferito all’indice Ftsemib: il 12 gennaio 2007 il macd era pari a 1096, mentre il 16 ottobre 2009 il macd era pari a 1090. E’ uguale? Nel primo caso l’indice valeva 42111 e nel secondo 24152. E’ sempre uguale?
L’ultima colonna della tabella evidenzia l’inverso del PE o, come lo chiamo io, l’Eps %. Emerge che SunTrust Banks con un Eps storico di solo 3.59$ sia il titolo più interessante in quanto rappresenta il 12.65% del prezzo di borsa di una sua azione. Subito dopo troviamo JPMorgan con un Eps di 5.92$ che rappresenta il 12.58% dell’azione seguito da Huntington Bancshares e Fifth Third Bancorp. Pertanto, M&T Bank offre un Eps molto elevato di 7.58$ che rappresenta, tuttavia, “solo” il 7.38% di una sua azione quotata oltre 102 dollari. Anche questa informazione è molto rilevante. Un altro dato potenzialmente interessante: il PE negativo non viene solitamente riportato, ma un Eps % potrebbe esserlo in quanto l’Eps negativo è pubblicato. E’ doverose sapere che la perdita per azione di First Horizon National ammonta all’1.08% del prezzo di una sua azione quotata.

In conclusione, da “bravo analista” (per chi non mi conosce scrivo “bravo analista” perché cerco unicamente di capire le cose) penso che, come direbbe un mio amico medico, non ci sono controindicazioni ed occorre diffidare della pubblicità oltre che ragionare con la propria testa.


Pertanto, limitatamente all’annuncio degli utili aziendali e generalizzando, penso che sia decisamente interessante osservare, anche, l’Eps in percentuale del prezzo di borsa del titolo e non unicamente l’Eps assoluto come viene solitamente riportato. In questo modo potremo confrontare immediatamente l’Eps con il rendimento del dividendo ed ottenere prontamente il tasso di ritenzione degli utili.

Giovanni Maiani