martedì 8 marzo 2011

Benzina: come sei messa?

Alla fine dello scorso mese di febbraio nel mio articolo “Gli assomigliamo ancora?” avevo fatto un accenno al prezzo della benzina. Di seguito riporto la frase in questione: “Però quando ad esempio il prezzo del petrolio scende gli altri rimangono miracolosamente elevati.”.

Sabato scorso, invece, sul quotidiano La Stampa a pagina 8 sono stato colpito da un titolo: “Benzina a 1.6 con il petrolio al top da 2 anni”.

Dal titolo dell’autorevole testata italiana si evince che la benzina sembra crescere costantemente e, a quanto pare, il petrolio non. Mi viene da pensare che quando il petrolio cresce aumenta anche la benzina, ma che la reciprocità non sia assicurata a questo punto.

Visto che sono un “bravo analista” e le parole non contano se non accompagnate dai dati, vediamoli.

Procedimento:

Prima di tutto il future sul crude oil è quotato in dollari per barile ed un barile contiene 158.98 litri. Ho quindi ricavato il prezzo in euro al litro del crude oil. Poi, dall’autorevole sito del Ministero dello Sviluppo Economico italiano ho trovato i prezzi medi nazionali della benzina. Il prezzo al consumo della benzina è la sommatoria tra il prezzo industriale, l’Iva e l’accisa.

Voglio quindi analizzare il prezzo della materie prima e quello del prezzo industriale (il tutto in euro al litro).

Il grafico accanto evidenzia, dal mese di gennaio 1999 al mese di febbraio 2011, il prezzo del crude oil in rosso ed in blu quello industriale. Osserviamo dunque due serie correlate ed un sovraprezzo dovuto, speriamo, soltanto alla lavorazione.



Strano pero, il costo della lavorazione dovrebbe aumentare con il passar del tempo e non essere relativamente fisso visto che tutto aumenta (energia, manodopera…), e lo spazio tra le due curve è relativamente lineare. Il rapporto tra il prezzo industriale ed il crude oil (sempre al litro ed in euro) è stato relativamente stabile attorno a 2 negli anni 2000/2004 e da allora attorno a 1.5 (vedi il grafico). Ciò mi fa pensare che ci sia un ulteriore ricavo (nascosto nel prezzo industriale) per lo Stato. Non è per pensare male, ma i numeri potrebbero indicare questo. Tuttavia, tale differenza potrebbe  essere dovuta alla scelta del crude oil al posto del brent o di un altro future relativo in qualche modo all’oro nero. Bisogno sempre essere obiettivo.


Al prezzo industriale (sempre in rosso) vanno dunque aggiunti l’accisa quasi fissa (in verde) e l’Iva in giallo che rappresenta il 20% del prezzo industriale più l’accisa (o il 16.67% del prezzo al consumo).



Secondo il dizionario Hoepli l’accisa indica “Imposta indiretta su determinate produzioni”, mentre sotto il nome dell’Iva leggiamo “Imposta indiretta… sul valore aggiunto”. Quindi ci fanno pagare un’imposta indiretta (l’Iva) su un’imposta indiretta (l’accisa). Forte.

Interessante osservare che il prezzo medio della benzina durante lo scorso mese di febbraio era di 1.46963 euro di cui 0.66036 euro rappresentavano il prezzo industriale, 0.24494 euro l’Iva e 0.564 euro l’accisa. Pertanto, il 55.05% del prezzo medio della benzina è costituito da imposte. Mica poco.

In linea di massima e molto sinteticamente, osserviamo che:

-         Il prezzo industriale della benzina rappresenta attualmente circa 1.5 volte il prezzo del future sul crude oil,

-         Il prezzo della benzina dipende solo per il 44.95% dall’andamento del prezzo del petrolio e, di conseguenza, quando questo ultimo scende non può avere un impatto significativo sul prezzo al consumo della benzina che deve fare i conti con una quota di accisa praticamente stabile per 56,4 centesimi e con un’imposta sull’imposta pari a 24.5 centesimi.

Di conseguenza, è probabile che il prezzo al consumo della benzina non scenda mai in modo significativo e che lo vedremo sempre tendenzialmente orientato verso l’alto.

Diversamente, le tasse dovrebbero abbassarsi in modo considerevole per rendere il prezzo al consumo della benzina maggiormente reattivo in caso di discesa del prezzo del petrolio.

Altri invece ipotizzano un’Iva-drag; praticamente una drastica riduzione dell’Iva. La sostanza non cambia ed occorre abbassare le imposte; che sia l’accisa e/o l’Iva.

Dal quotidiano Il Sole 24 Ore leggiamo che l’Iva-drag ha fatto guadagnare allo Stato 550 milioni e l’accisa 13.2 miliardi nel 2010. Per me lo Stato del bel paese non ci sta. Più aumenta il prezzo della benzina più guadagna con l’Iva… Già lo Stato vende la droga legalizzata chiamata tabacco e si riempie le tasche. Poi ci sono anche le lotterie…

Mi chiedo, da “bravo analista” ma ignorante in questa materia, se San Marino potrebbe approvvigionarsi direttamente in modo di gestire internamente le imposte e quindi il prezzo della benzina? I vantaggi della Smac prima o poi finiranno.

Giovanni Maiani