sabato 23 ottobre 2010

Perché fare il “lecchino” equivale, probabilmente, a farsi del male? (14 aprile 2010)


Premessa.
Mi dispiace per alcuni, ma sono tornato sostenuto da molti, ma veramente molti, messaggi di solidarietà (scritti e verbali) dopo il mio recente intervento di inizio mese. Devo dire agli stessi che non avranno piacere di leggermi ed ai pochi che ancora non mi conoscono che ho molto a cuore il destino della Repubblica e che mio figlio, Francesco, è nato proprio il 3 settembre. Anzi, faccio una breve parentesi per congratularmi con lui visto che proprio sabato 10 aprile scorso è diventato campione italiano di Taekwondo vincendo a Cesenatico la medaglia d’oro, categoria esordienti meno di 49 kg terzo e primo kup. A maggior ragione, e sostenuto dal consenso ricevuto, sono più che mai intenzionato a cercare di fare pubblicare i miei modesti pensieri redatti in un’ottica puramente costruttiva. A me interessa soltanto evidenziare i problemi per cercare di risolverli o, per lo meno, di portarli alla luce, mentre lascio i “peccatori” alla giustizia, alla politica, al giudizio universale o, peggio, a loro stessi. Anzi, sono disponibile a ricevere via email (gmaiani@omniway.sm) ed in modo assolutamente anonimo i problemi che riscontrate (senza nemmeno un accenno a qualsiasi persona) e cercherò di analizzarli e di pubblicarli nell’intento di sottolineare i malesseri dei sammarinesi che spesso non trovano orecchio. Cerco in questo modo di aiutare il mio paese come posso ed accetto qualsiasi suggerimento al riguardo. Risparmiatemi per favore le email del tipo: “salva il pianeta, ucciditi…”, e cose varie. Mi scuserete in certi casi per la forma, ma sono madrelingua francese.

Il dizionario Hoepli ci insegna che la parola lecchino indica : “s.m. (f. -na) 1 Adulatore basso e servile; leccapiedi …”. Il no meno famoso dizionario Garzanti ci spiega quanto segue: “s. m. [f. -a] (spreg.) 1 adulatore, leccapiedi...” Quindi se c’è nel dizionario si può dire o scrivere…

Quindi abbiamo tutti capito di che cosa si tratta, ma da nessuna parte sta scritto perché non si dovrebbe fare. Non ho la pretesa di saperlo con certezza, ma cerco di analizzare il problema e di arrivare ad una conclusione. Da “bravo analista” (“bravo” ovviamente nel senso di onesto ed indipendente) posso ovviamente sbagliare un’analisi, non sarebbe la prima volta né l’ultima, ma se questa è dovutamente documentata l’eventuale sbaglio è accettabile e non condannabile.

Le risposte al quesito odierno possono essere molteplice:

* Una citazione del filosofo Kant dice “La mia libertà finisce dove inizia quella dell’altro.”. Se si cerca di ottenere dei favori dal proprio datore di lavoro o da chiunque altro con un minimo di potere utilizzando vie vigliacche e di basso profilo si finisce obbligatoriamente per invadere la libertà di qualcuno altro. Per esempio, si potrebbe ottenere una promozione passando davanti a dei colleghi magari più meritevoli e con un’esperienza lavorativa maggiore, avere l’accesso alle ferie in un periodo proibitivo per molti o non essere mandato in cassa d’integrazione indicando, a chi di dovere, altri colleghi ritenuti scomodi perché non lecchini... In questo modo ne risentirebbe la redditività aziendale per il sentimento di ingiustizia che andrebbe a crearsi tra il personale “sano”. E’ stupido e contro produttivo per l’azienda, e quindi per San Marino. Svegliamoci, quel tempo è finito. Non lo dico io, ma l’Italia prima e poi l’Europa.

* Se è vero che “Dio creò l'uomo a sua immagine” Genesi 1:27, e lo è senz’altro, penso che fare l’adulatore sia un’offesa verso il Padre Eterno e che sia un atteggiamento idolatrico più vicino ad un mossa del maligno che a quella di un essere umano. In fondo, nello stesso capitolo sta scritto “… domimate… su ogni essere vivente che striscia sulla terra” no che dobbiamo essere noi stessi a strisciare… Non lo dico io, è scritto da molto tempo nel libro più famoso al mondo.

* E’ ovvio che siamo tutti simili (poiché figli dello stesso Padre Eterno), ma è altrettanto vero che siamo tutti diversi (visto che ognuno di noi ha delle caratteristiche proprie e delle abilità specifiche). Pertanto, sarebbe uno spreco eticamente condannabile cercare di ‘farsi bello’ strisciando e non utilizzando i doni propri ricevuti gratuitamente dalla vita. Questa volta lo dico io…

* Nella vita ho fatto il datore di lavoro, il dipendente, ho lavorato in Francia, a Milano ed in territorio e vi assicuro che, una persone intelligente ha il massimo disprezzo per un lecchino. Certo, in qualche rarissimo caso può essere utile aver a disposizione un ‘lecchino’ e ciò in vari contesti, ma sapete che cosa pensa, ad esempio, un datore di lavoro con un intelletto normale? Pensa semplicemente che se un tale individuo è disposto a ‘tradire’ i suoi simili (ossia i colleghi) cosa sarà in grado di farmi (a me, dunque, il suo datore di lavoro) appena ne avrà la possibilità? Pensateci. Credete di essere furbi, ma nel lungo periodo siete TF, Tagliati Fuori dalla società civile. I buoni vincono sempre.

* Tornando al discorso sulla Creazione, un adulatore è come un parasita che sopravvive solo ed esclusivamente se vicino ad una persona. In questo modo, l’adulatore è invisibile, inesistente, e passa la vita intera a cercare un organismo al quale attaccarsi. Che esistenza sprecata. Che mancanza di rispetto nei propri confronti. Che cosa dirà o insegnerà il lecchino ai propri figli sul senso della vita? Certo è più difficile, ci vuole più tempo, ma non è più gratificante cercare di farsi valere per le proprie abilità, i famosi doni ricevuti gratuitamente, che per le proprie conoscenze? Il mondo sta cambiando per forza ed è finita. Mi dispiace (ma non più di tanto). San Marino, il nostro bellissimo paese, è pieno di gente onesta, lavorativa, attaccata alla Repubblica e con buoni principi che vogliono riappropriasi della proprio dignità usurpata dai lecchini in quanto occupano posti impropriamente ottenuti.

* L’adulatore è inclino alla cattiveria. In effetti, quando le viene a meno l’ospite, questo è disperato in quanto da solo non è in grado di fare nulla e, di conseguenza, accusa un forte sentimento di paura che lo porta a dire: “io conosco quel tale”, “ma lui chi conosce? Lui non è nessuno lo conosco anch’io, ma io invece conosco il tale …”. Tutta cattiveria. Che tristezza. Il gene MGC8902 ricorre 212 volte nel dna umano e probabilmente solo in 37 copie in quello del lecchino… Cercate di capire perché. Qui facciamo anche cultura…

So di non aver convinto nessuno lecchino, e non è questo lo scopo, ma volevo sottolineare un problema diffuso sull’intero pianeta ed è una cosa tristissima prima di tutto, e principalmente, per lui stesso. Cerco unicamente di aiutarlo. Ci si fa solo del male ed eventuali benefici non sono duraturi nel tempo in quanto ottenuti troppo velocemente e nel modo sbagliato e, soprattutto, gli effetti collaterali, vedi sopra, sono numerosi. Infine, ricordatevi Esodo 20,5 “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano…”. Il brano parlava di “altri dii”, ma il lecchino considera allo stesso modo chi serve. Ne deduco pertanto che il lecchino non vuole bene ai propri figli e che opera per puro egoismo. Dove è l’umanità?

Posso tuttavia capire chi è costretto a farlo per la sopravvivenza della propria famiglia e quel tale merita il massimo rispetto e va aiutata qualsiasi persona in difficoltà, ma non penso che ci sia un’altra buona motivazione per strisciare in un certo modo.

La Nostra Repubblica deve svilupparsi sfruttando la meritocrazie e non chi ha la lingua più lunga. Per questa particolarità fisica ci sono altre strade... Fra meno di una generazione la specie del lecchino sarà probabilmente quasi estinta, previsione di un ‘bravo analista’, e potrebbe essere opportuno sin da ora mettere la specie sotto protezione creando appositi parchi e riverse. Visto che, in fondo, voglio solo aiutarli perché hanno molti problemi e ne avranno sempre di più.

Giovanni Maiani