sabato 23 ottobre 2010

Lettera aperta del 01 aprile 2010.


Ho scelto di effettuare il presente intervento a seguito del rapido peggioramento della situazione economica di San Marino e ritengo a precisare, sin da ora, che questo sarà del tutto indipendente dalla mia attuale carica di Presidente di un’associazione culturale e che, di conseguenza, le riflessioni che seguono saranno effettuate da un comune cittadino sammarinese e con lo spirito obiettivo di un analista tale quale sono.

La nostra bellissima Repubblica ha beneficiato di una crescita esponenziale durante gli ultimi 25 anni circa sostenuta da un’economia che non c’era e dove i guadagni, spesso facili, erano dovuti ( per fortuna non in tutti casi ma quasi sempre) ai vantaggi fiscali più che alla capacità imprenditoriale. Ormai il passato è passato, ma è doveroso essere onesti con noi stessi. La corda è stata tirata troppo ed ora si è spesata. E’ normale che ciò accada ed è un evento che non si può evitare. Avviene allo stesso modo sui mercati finanziari, nella storia delle civiltà, ovunque. … anche in fisica. Si dice pure che tutto quello che fa su poi torna giù… Quindi non c’è da stupirci. Tuttavia, occorre imparare dai propri errori e Seneca ci dice che : perseverare autem diabolicum.

In effetti, è facile osservare dall’inizio dell’anno, con una tendenza preoccupantemente al rialzo, come alcune società poco serie (e dunque non amiche della Repubblica) sfruttano l’attuale crisi per lasciare appositamente a casa i propri dipendenti. Assoluto rispetto invece e massima solidarietà con quelle veramente in difficoltà. Altre società grezze, perché sono educato, usano la cassa d’integrazione per allontanare molti sammarinesi scomodi (in quanto a loro non serve il permesso di lavoro e dunque sono meno ricattabili) mantenendo sul posto del lavoro i frontalieri che sono in grado di manipolare a piacere; se non è tradimento questo. Tra i “trucchi” usati di frequente c’è quello di offrire ad un sammarinese un contratto di lavoro a durata determinata, ad esempio di 3 mesi per, poi ottenere il permesso di lavoro per un o più frontalieri, magari per 6 mesi. Ne deriva che, teoricamente dopo 3 mesi, la maggioranza dei dipendenti potrebbe risultare non più sammarinese ed il contratto, spesso, non viene rinnovato al nostro connazionale se non per ripetere lo stesso giochino. La cosa più triste di tutte è che, quando la barca affonda i topi sono tutti d’accordo e se ne vanno quanto prima (e le capisco benissimo) ma qua, quando ci sono problemi all’interno di un’azienda, la solidarietà scompare, l’appartenenza alla stessa specie non conta, ed assistiamo a delle lotte viscide e senza esclusioni di colpi tra sammarinesi e non e, anche e soprattutto, tra soli sammarinesi. Questa è una vera vergogna per l’intera razza umana. Non posso non sottolinearlo. La salvezza passa dalla solidarietà e non dall’egoismo. Basta osservare nella natura gli animali che si muovono in branco, ma anche i topini come sopra. Non serve inventare nulla, c’è già. Ma visto che non c’è mai fine al peggio, e questo è una mia analisi personale e logica con particolare riferimento ad alcuni investitori esteri in affitto sul territorio, è ovvio che alcuni di questi si metteranno d’accordo con la proprietà dello stabilimento (o viceversa) per provocare appositamente un fallimento aziendale in quanto, di seguito, sarà molto facile affittare per un decennio la stessa ubicazione per i noti vantaggi fiscali che riceverà chi rivela un’azienda in fallimento. Non serve essere un genio per arrivarci, basta essere obiettivo e voler vedere le cose. Ne riparleremo fra qualche mese. Ricordatevelo. Non può essere diversamente. La morale a San Marino è una cosa molto rara e, se non fosse cosi, San Marino avrebbe un’economia sana, non sarebbe in questo stato e la ricchezza sarebbe distribuita diversamente.

Sembra invece che la lezione alla quale assistiamo, nostro malgrado, non ci insegni nulla. E’ possibile? Che cosa dobbiamo aspettare prima di capire che occorre tornare sulla via della ragione e della morale cristiana? Abbiamo dimenticato l’insegnamento dei nostri nonni o genitori?

Fino ad ora non ho parlato male di nessuno e non lo farò a rischio di deludere molti (e forse per questo motivo l’articolo non verrà pubblicato da nessuno), ma cerco di realizzare qualche cosa di produttivo e non di distruttivo come fanno quelli che potranno riconoscersi facilmente poco sopra. Anzi, voglio sottolineare l’ottimo operato della Segreteria di Stato al Lavoro e complimentarmi con il Segretario di Stato avv. Marcucci (per trasparenza devo dire che lo conosco) per la sua costante azione di sostegno ai lavoratori in difficoltà con particolare riferimento anche alla legge sugli ammortizzatori sociali. Interventi fondamentali anche da parte della Segreteria di Stato all’Industria dove dott. Arzilli inizia a fare un po’ di pulizia mentre alla Segreteria di Stato agli Esteri l’avv. Mularoni ha probabilmente reso un grande servizio al paese con la legge sui permessi di soggiorno e le residenze. Da analista penso che la via da percorrere per uscire dalla pessima situazione sia proprio quella, ma la strada è ancora lunga.

Tuttavia, non bisogna dimenticare che la migliore legge al mondo può essere dannosa se non utilizzata con ratio ed onesta. Quindi occorre intervenire anche sul controllo, sull’applicazione e l’interpretazione della legge e direttamente sulle persone.

Elenco di seguito qualche punto cruciale a mio modesto parere:

L’uso della cassa d’integrazione, che di per sé è una grandissima cosa, non deve essere completamente automatico o, per lo meno, deve seguire dei criteri civili (e purtroppo non scritti) quali ad esempio l’obbligo di rotazione del personale per non penalizzare sempre le stesse persone a parità di mansione, diversamente è troppo lampante che la cassa viene utilizzata per allontanare i sammarinesi scomodi (perché non necessitano del permesso di lavoro) ed utilizzare la crisi per cercare di licenziare i sammarinesi con contratto di lavoro a durata indeterminata. Poi, in fondo, se una società utilizza la cassa in modo onesto, che problema avrà nel procedere alla rotazione del personale a parità di mansione? Non è forse meglio anche per lei? Quindi questo criterio dovrebbe bastare per bloccare l’utilizzo della cassa, sempre e solo a parità di mansione. Una società ottiene l’autorizzazione per lavorare in Repubblica e cerca di mandare a casa i nostri concittadini. Ma è permesso?

Dispiace ovviamente dal lato umano se un frontaliero viene lasciato a casa alla scadenza del suo contratto di lavoro, ma percepisce dall’Italia l’indennità di disoccupazione per vari mesi e, soprattutto, può contattare su un territorio di oltre 301.000 km2 per cercare lavoro. Un sammarinese che perde il lavoro può affidarsi ad un territorio di soli 61 Km2 per sperare di poter trovare un’altra occupazione e vediamo quotidianamente che non è facile. Il frontaliero è tutelato più di noi. Non esiste, senza prendere in considerazione il fatto che è il sammarinese, o il residente, a spendere in Repubblica e quindi a sostenere l’economia nostrana, mentre il frontaliero investe generalmente oltre confine.

Ben venga fare venire del personale estero altamente qualificato se non esiste una figura simile in Repubblica, ma poi occorre affiancarlo (quanto possibile ed in certi casi non lo è) a qualche sammarinese in modo di formare una nuova classe dirigenziale. Se non lo sviluppo dove è?

Collegandomi al discorso appena fatto, cosa fa un frontaliero in qualche ufficio con una mansione di segreteria o di ragioneria? La contabilità sammarinese è diversa rispetto a quella italiana e dunque dov’è il vantaggio per il frontaliero? Sta da noi (spesso ma non in tutti i casi) solo per la busta paga più elevata e non si interessa minimamente al paese. Spesso non conosce neanche il significato delle nostre festività. Poi i nostri figli sono a spasso mentre potrebbero lavorare negli uffici… Non sarebbe opportuno limitare drasticamente l’accesso a qualsiasi lavoro che non richiede una specializzazione elevata e, ovviamente, se c’è un’offerta sammarinese? L’offerta sammarinese è, per ovvi motivi, fondamentale. Se non troviamo delle commesse intenzionate a lavorare anche nel week end, se non troviamo degli operai semplici o se nessun è in grado di fare il giornalista (a proposito, sarebbe forse anche opportuno pensare ad un riconoscimento della categoria ed alla creazione di un apposito albo professionale) ben venga l’ingresso di una forza lavorativa esterna, ma se c’è la disponibilità di commesse e di operai semplici sammarinesi, questi devono avere l’assoluta ed indiscussa, nonché automatica, precedenza su chiunque altro.

Nei momenti di crisi internazionale, come ora, la cassa d’integrazione dovrebbe essere limitata in modo straordinario ai soli sammarinesi allo scopo di tutelare maggiormente i nostri cittadini perché il territorio è piccolo. Passata l’emergenza, la cassa potrà tornare accessibile a chiunque se un’azienda è in difficoltà. Momento di emergenza, legge straordinaria. Non è forse un discorso logico?

E’ l’ora dei cambiamenti veri e profondi. I nostri Segretari di Stato stanno facendo un ottimo operato e sono certo che hanno già preso in considerazione almeno una piccola parte di quanto sopra, ma da “bravo analista” non posso stare lì senza dire quello che penso, anche se posso aver anche sbagliato alcune cose. Si potrebbe tuttavia scrivere sul libro sul tema.

Anche il migliore attrezzo (una legge) se non utilizzato nel migliore dei modi (con morale) può avere un effetto negativo e, di conseguenza, bisogna anche educare la gente ad un comportamento civile e morale partendo dalle scuole. E qua mi rivolgo a tutte le Segreterie di Stato della Nostra amata Repubblica ed ai sammarinesi che credono ancora nei valori.

Ricordatevi sempre che il denaro è un mezzo e non il fine. Poco tempo fa, un gran maestro orientale di arti marziali mi disse “sono nato nudo e morirò nudo”. In effetti, dobbiamo prendere coscienza che fra circa 100 anni, e per la legge naturale, rimarranno pochi di noi ancora in vita sul Pianetta e, per lo meno, facciamo in modo di lasciar un bel ricordo del nostro passaggio ed una Repubblica migliore. Lo dobbiamo ai nostri figli.

Sinceri saluti ai nuovi Capitani Reggenti e felice Pasqua a tutti.

Giovanni Maiani