sabato 23 ottobre 2010

Occhio ai prezzi ‘reali’. (02 luglio 2010)

L’articolo odierno è molto soft e l’argomento, in quanto generalmente dato per scontato e pienamente acquisito, è spesso sottovalutato, ma da ‘bravo analista’ non posso fare a meno di parlarne. L’esempio è molto specifico, perché reale, ma si applica in molte altre circostanze.

In effetti, in questo momento c’è crisi e ci sarà probabilmente ancora per un po’. Tuttavia, è sempre difficile sia per il consumatore che deve ottimizzare la propria spesa sia per una qualsiasi società commerciale che deve vendere i suoi prodotti. Non c’è malafede da nessuna parte, tengo a precisarlo, si tratta solo di politica commerciale pienamente condivisibile, ma è opportuno fare molta attenzione ai prezzi. Quindi le società commerciali fanno bene il loro lavoro, ma dobbiamo farlo bene anche noi consumatori finali.

Ieri sono andato ad acquistare del cibo per il mio cane e ho visto due confezioni di una nota marca di prodotti specializzati per animali molto simili tra loro per colori e formato. La prima era soltanto circa dodici millimetri più alta della seconda, la larghezza era esattamente identica, costava 2,10 euro rispetto ai 2,14 euro della seconda che era dunque visibilmente più piccola, anche perché i due prodotti erano uno accanto all’altro. A prima vista, chiunque sceglierebbe la prima confezione in quanto più alta ed a un prezzo inferiore, nonché della stessa marca. Prendendo in mano le confezioni e girandole si poteva leggere che la prima pesava soltanto 50 grammi rispetto ai 130 grammi della seconda. Ne deriva che il prezzo al chilo della prima confezione, visivamente molto conveniente, era di 42 euro rispetto ai 16,45 euro della seconda. Il prezzo al chilo era giustamente ed obbligatoriamente riportato sulle confezioni. Voglio molto bene al mio animaletto, ma spendere per il suo cibo 42 euro al chilo mi sembra vagamente esagerato. Spendo di meno al chilo acquistando del filetto per la mia famiglia.

Se poi vogliamo esagerare, il cibo presente nella prima confezione era composto per il 74% di pollo (ricordo al prezzo di 42 euro al kg), mentre quello presente nella seconda era composto per il solo 4% di manzo (ricordo al prezzo di 16,45 euro al kg). Ne deriva che, se voglio vedere il costo effettivo della sola carne che acquisto al mio animaletto a quattro zampe (lo faccio per mia famiglia ed è giusto farlo anche per lui in quanto parte integrante di essa) pago 1 chilo di pollo (al 100%) oltre 56 euro, mentre 1 chilo di manzo (al 100%) mi costa oltre 411 euro. Alla faccia dei manzi… e dei polli…

Da ‘bravo analista’, e da essere umano mentalmente normodotato (o quasi), deduco che, da domani, il mio amico a quattro zampe mangerà con noi a tavola, non sarà molto igienico, ma per lo meno mi costerà decisamente meno. Diversamente, mangerà come ora per terra, ma solo puro filetto. Per rendere l’idea, ma con lo scontrino alla mano, il filetto “per umani” costa 36 euro al chilo rispetto al 411 euro al chilo del manzo “per cani”.

Quindi, mi complimento con le associazioni di consumatori, simili e chiunque altro, che sottolineano che occorre valutare il prezzo al chilo e, aggiungo, in certi casi, anche la percentuale reale del prodotto di base rispetto al prezzo complessivo. L’esempio del cibo per cani è puramente casuale e, come detto all’inizio dell’analisi, non c’è nessuna polemica al riguardo. Soltanto un’analisi obiettiva. In effetti, allo stesso modo, si potrebbe valutare il prezzo del solo principio attivo rispetto al costo complessivo di un farmaco. Questo procedimento si applica dunque in molti altri contesti.

So di non aver inventato nulla, ma le cose più scontate sono spesso quelle che tralasciamo ed io, le poche volte chi mi accorgo di qualche cosa, non riesco a tacere.

Giovanni Maiani