sabato 23 ottobre 2010

L’onestà: che sia relativa? (24 giugno 2010)

Alcuni amici italiani, ebbene sì nonostante quanto scrivo ho qualche amico anche nel bel paese, mi hanno fatto notare che il mio ultimo articolo (inviato il 18 giugno alle ore 01.26) pubblicato il 18 giugno alle ore 7.26 (vedi il sito www.giornale.sm che ringrazio molto, ma anche il giorno dopo sul quotidiano San Marino Oggi, che ringrazio molto) ha avuto una tempistica difficilmente migliorabile. In effetti, lo stesso giorno sull’autorevole Il Sole 24 Ore, a pagina 3, ha praticamente convalidato la mia ipotesi di “è molto probabile che a breve (forse entro l’anno) i parametri di Maastricht vengano rivisti per mascherare, a livello europeo, l’indebitamento pubblico dei vari paesi”. Basta leggere la prima frase dell’articolo italiano: “Questa volta l’Italia ce l’ha fatta: ha puntato i piedi sul criterio da usare per ‘pesare’ il tasso di indebitamento globale di un paese, arrivando a minacciare anche l’uso del suo diritto di voto.”

In pratica, non hanno modificato i parametri di Maastricht (tuttavia fanno ancora in tempo), ma hanno fatto quasi peggio per raggiungere lo scopo che avevo individuato: ossia “mascherare, a livello europeo, l’indebitamento pubblico dei vari paesi”. Proprio cosi. Infatti, da ‘bravo analista’ mi aspettavo ad un aumento della soglia del 60% del rapporto tra il debito pubblico ed il Pil almeno fino al 80/90% circa in modo di fare passare il 115.8% italiano di fine 2009 ad un livello quasi accettabile, ma evidentemente ciò non bastava. Che cosa è stato richiesto con cosi tanta insistenza, quasi con ricatto? Hanno usato loro le parole ‘arrivando a minacciare”. In pratica hanno cambiato il metro con il quale veniva eseguita la misurazione. In altre parole, ora potrebbe prevalere principalmente il rapporto tra il debito aggregato ed il Pil per valutare e confrontare l’indebitamente di un paese, mentre il debito aggregato non è altro che il debito pubblico al quale vanno sommati il debito e risparmio privati, il debito estero e interno ed i debiti impliciti. In questo modo, stranamente, come con un colpo di baghetta magica, il rapporto diventa molto più favorevole all’Italia che vanta un debito privato relativamente contenuto (il 39.30% del Pil nel 2008). Magicamente, il bel paese non ha più un problema a livello di debito pubblico, ma è diventato un paese tra i più virtuosi. Wow. E vuole darci una lezione di stile. Quello che vi scrivo sono cose vere, come sempre, e vi indico anche, e come sempre, dove trovo i dati di base. Nel sito del Mistero dell’economia e delle finanze, il RUEF dello scorso 9 maggio a pagina 28, 29 e 30 (link: http://www.mef.gov.it/documenti/open.asp?idd=24353 - apre un file pdf) osserviamo un paragrafo relativo al debito aggregato italiano. Il documento è più che autorevole in quanto, a pagina 3, troviamo il nome del relativo ministro.

Nella sesta riga del riquadro di pagina 28 leggiamo “l’Italia si conferma uno dei paesi europei a minore debito nel 2008”. Agghiacciante. Cosa vi dicevo. I dati del 2008 sono definitivi. A questa data, il precedente rapporto tra debito pubblico e pil (pagina 30) mostrava che l’Italia fosse il paese peggiore IN ASSOLUTO tra quelli dell’UE15 con esclusione del Lussemburgo, che non appare nella tabella, con un rapporto del 105.80%. Al secondo posto troviamo la Grecia con 99.20% ed al terzo il Belgio con 89.8%, e cosi via. Leggo soltanto la tabella. Chiaro che essere il paese europeo con il debito peggiore non è gratificante ed urge dunque una scusa per cambiare il metro di misurazione. Si è parlato del relativamente basso rapporto della Grecia e del suo rischio di default, del basso rapporto della Spagna che viene presa di mira dagli speculatori, e tante altre belle cose che non sono altro che scuse. A quel punto era quasi più intelligente dire che il rapporto non andava bene per i paesi il quale nome era costituito da due sillabe (Grecia e Spagna) e che, nel caso dell’Italia che ne conta ben 3, occorre utilizzare il debito aggregato. Una scusa stupida valle l’altra, almeno la mia fa quasi ridere, mentre le altre fanno piangere. Ora, utilizzando il rapporto tra il debito aggregato ed il pil osserviamo, sempre per il 2008, come l’Italia con 225% non sia più il paese peggiore in funzione del debito, ma va addirittura, molto meglio di Belgio, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia. Un successone e con poca fatica. Bastava utilizzare un altro rapporto. Non ci avevo pensato. Chiaro che dopo abbiamo assistito ad una lunga serie di esternazioni positive. Forse i primi ad essere sorpresi sono stati proprio i paesi richiedenti con l’Italia in testa seguita da Francia e Belgio, se ricordo bene. Non c’è più l’UE15 di una volta.

Quindi amici italiani, non preoccupatevi più. Il bel paese non ha poi cosi tanti problemi. Anzi, utilizzando il debito aggregato il nuovo rapporto è sotto la media europea che è del 249%, sempre con riferimento al 2008.

Io tuttavia sono molto stupido e non capisco diverse cose:
-         perché in Italia serve quella Signora manovra?
-         Gli attuali 1.812 miliardi di euro del debito pubblico sono dunque pochi?
-         quanto fa però 1.812.790 milione di euro diviso per 60.340.328 abitanti?
-         perché con il nuovo metro, ossia il rapporto tra il debito aggregato ed il pil, la Grecia con 199.9% nel 2007 e 210.70% nel 2008 ha dei rapporti più bassi dell’Italia (rispettivamente 211.5% e 225%) ed è vicina al default, e l’Italia no?
-         siamo sicuri dell’ultimo ‘no’?

Visto che sono obiettivo devo riconoscere che la crisi è “arrivata dal debito privato” e che questo è un punto a favore del debito aggregato. Ma questo non spiega tutto in quanto l’argomento può essere utilizzato per cercare di distogliere l’attenzione e scaricare le colpe del debito pubblico... Infine, so bene che i dati della tabella sono relativamente vecchi e che abbiamo alcuni rapporti aggiornati a poche settimana fa (solo i dati del 2008 sono definitivi nella tabella), ma ho voluto utilizzarla lo stesso in quanto pubblicata anche dal RUEF e dal DPEF 2010-2013.

Comunque è tutto molto strano. Forse era meglio non sapere leggere.

Che l’onestà sia un concetto relativo? Forse.

Il dizionario online Hoepli ci indica sotto la parola ‘onesto’: “che sente e opera secondo i principi giuridici e le leggi morali della virtù e dell'onore”. Il Garzanti sotto la stessa voce indica: “che agisce con rettitudine, con lealtà, con giustizia, astenendosi dal commettere il male”. Sono madrelingua francese e non scrivo bene l’italiano, ma lo capisco benissimo.

Quindi amici vedete come è estremamente facile ‘sparare a zero sulla croce rossa’. Ma si fa sempre in tempo a fare cosi e non è bello. Vero?

Qualche giorno fa ho letto dell’ipotesi di un condono edilizio a San Marino. Dall’autorevole sito www.fiscooggi.it/; ossia la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate italiana, riporto pari pari il titolo di un articolo scritto il giorno 28 agosto 2008: “Dal 1973 a oggi si registra in media una sanatoria ogni due anni. La 'tombale' (1982) la pi redditizia; in totale incassi per 26 miliardi di euro”. Il totale non include il condono edilizio e fiscale del 2003. Quindi 15 tra condoni fiscali, condoni edilizi e sanatorie hanno reso 26 miliardi di euro che fanno relativamente ridere per la figuraccia realizzata nel proporle in quanto ben lontani dall’impostazione iniziale pensata dall’imperatore Adriano. Altre stime si spingono fino 100 miliardi circa, ma la sostanza non cambia. Da ‘bravo analista’ sembra che il condono, nella sua nuova veste, visto che non è mai veramente redditizio rapportato in percentuale delle entrate, serva soltanto come una grossa lavatrice utilizzata dai pochi soliti. Le tasse devono essere di meno, ma pagate da tutti. Diversamente, anche gli stipendiati potrebbero sentirsi autorizzati a richiedere che non venga trattenuto nulla in busta paga.

Giovanni Maiani