giovedì 7 agosto 2014

L’impegno di un mutuo a tasso variabile.

Già qualche settimana fa, precisamente nel post del 21 marzo scorso intitolato “Occhio ai debiti superflui”, avevo attirato la vostra attenzione sul fatto che gli Usa potrebbero aumentare i tassi durante la metà del 2015 (marzo/giugno 2015 circa) e che, la Bce, potrebbe farlo qualche mese dopo; scrivevo “all’incirca, nel 2016”. Inoltre, mi raccomandavo di " non indebitarsi più per andare in ferie o pagarsi le cure estetiche”.

Oggi sento la necessità di sottolineare il costo medio di un indebitamento in relazione all’aumentare dei tassi. Questa riflessione è diretta principalmente alle famiglie, ma non solo. Come dico sempre, spesso le cose più scontate ci sfuggono e ci fregano.

Contesto economico.

I dati del Pil italiano usciti mercoledì confermano ovviamente un paese in recessione, mentre l’indebitamento pubblico aumenta costantemente, la disoccupazione è alle stelle, l’aumento delle tasse minano i consumi e la ripresa rimane di conseguenza un’illusione. Non può essere diversamente. Sono anni che, purtroppo, sono costretto a scrivere che il bel paese è praticamente al capolinea, ma il bello devo ancora arrivare. Vedi il fiscal compact per esempio…

In questa ottica non molto rosea, dove dovremo probabilmente fare i conti con ulteriori aumenti di tasse e perdite del lavoro, la famiglia media deve sin da ora limitare al massimo il ricorso a nuovi prestiti per cose futili anche perché, molto probabilmente, questi costeranno sempre di più, mentre la disponibilità finanziaria della famiglia media andrà sempre decrescendo con come conseguenza l’allargamento della forbice.

Teorema: i tassi saliranno.

Senza fare un uso eccessivo di tecnicismi, i tassi europei aumenteranno sicuramente anche perché le scadenze dei future dell’euribor a 3 mesi sono decisamente rialziste.


L’euribor a 3 mesi (pari a 0.208% il giorno 5 agosto) è utilizzato correntemente come base per determinare un mutuo a tasso variabile. L’istituto di credito aggiunge quindi uno spread che prendere in considerazione, tra le varie cose, la solvibilità del cliente.
Anche il fatto che si cerca di fare salire l’inflazione è un campanello di allarme per quanto riguarda il prossimo andamento dei tassi d’interesse.

L’ampiezza dell’aumento.

E’ pressoché impossibile individuare fino a dove l’euribor a 3 mesi potrebbe salire in quanto c’è una lunga serie di variabili da prendere in considerazione. Tuttavia, avanzeremo un’ipotesi di massima che poi utilizzeremo per una nostra simulazione. Dal prezzo dei future dell’euribor, dagli obiettivi d’inflazione, dall’andamento storico del tasso e dall’andamento dell’economica europea un’ipotesi grossolana di euribor a 3 mesi del 3%/4% fra 5/10 anni è più che lecita.


Quindi, a mio modestissimo parere, ci prepariamo per un rialzo dei tassi progressivo, forse lento, ma ampio rispetto ai livelli attuali.

Di conseguenza, fra 5/10 anni gli interessi totali pagati per un mutuo potrebbero essere anche il doppio di quelli attuali.

Un’ipotesi.

Prendiamo l’esempio di un mutuo chirografario di 100 mila euro su 10 anni e 20 anni.

Il grafico visualizza il totale degli interessi pagati su un mutuo a 10 e a 20 anni. In orizzontale la variazione del tasso di interesse.


L’ammontare degli interessi pagati su un mutuo di 100 mila euro a 10 anni al 3% è di 15872.89 euro (965.61 euro al mese) che salgono a 33224.60 euro (1110.21 euro al mese) al tasso del 6%.
A 20 anni, l’ammontare degli interessi al 3% è di 33103.42 euro (554.60 euro al mese) rispetto ai 71943.45 euro (716.43 euro al mese) al 6%.

Qualche considerazione.

Fa pensare, per esempio, che l’ammontare totale degli interessi pagati su 100 mila euro al 6% per 10 anni sia ovviamente simile a quello pagato al 3% per 20 anni… Si dimezza il tasso e si raddoppia la durata. Si potrebbe scrivere un libro sull’argomento, ma è chiaro che, con riferimento ad un mutuo, occorre valutare il fattore tempo e prendere in considerazione un probabile aumento consistente dei tassi.

L’ammontare degli interessi pagati su un mutuo di 100 mila euro a 20 anni all’8% supera il valore iniziale del prestito…. A fine di periodo il bene sarà costato oltre 200 mila euro (non tengo ovviamente conto del tasso d’inflazione).

Non occorre accendere attualmente un mutuo non proprio indispensabile, per andare in ferie o per cure puramente estetiche, pensando che con i tassi cosi bassi i soldi siano regalati. Non è cosi. Inoltre, è quello che in molti cercano di farvi credere.
Il grafico evidenzia un mutuo di 100 mila euro su 10 anni. In orizzontale troviamo le 120 rate mensili, quindi il fattore tempo, mentre in verticale l’ammontare della rata mensile.


La retta blu evidenzia la situazione attuale, ossia tassi bassi e relativamente stabili. Il tasso utilizzato nell’esempio è il 6%. La curva rossa simula un tasso teorico, variabile, che parte dal 6% per arrivare progressivamente al 9% dopo 10 anni. In pratica la nostra precedente ipotesi relativa all’ampiezza dell’aumento dei tassi. Lo scenario che potrebbe verificarsi presto. Evidente la differenza tra le due situazioni, anche se esagerate a scopo dimostrativo.

Se dovete accendere un mutuo a tasso variabile prendete in considerazione la possibilità di un aumento dei tassi e valutate, rispetto al reddito della famiglia, non tanto l’ammontare della rata iniziale, ma anche e forse soprattutto l’ammontare medio della rata durante l’intero periodo. La curva rossa del grafico sopra mostra l’andamento teorico della rata di un mutuo a tasso variabile e parte da 1110 euro fino a 1191 euro con una rata media di 1163 euro. La rata media del mutuo è il +4.74% superiore a quella iniziale fino ad arrivare al +7.28% rispetto all’ultima. Non è poco.

Prendete in considerazioni anche gli imprevisti che possono accadere durante la vita di un mutuo. Alcune aziende che offrono mutui, ma per fortuna non sono la maggioranza, fanno una quantità industriale di soldi con il re-finanziamento. In pratica, una famiglia presa alle strette torna a rinegoziare il mutuo e, in questo caso, non ha più poter contrattuale ed è obbligata ad accettare praticamente qualsiasi condizioni. Indicativamente, la rata non dovrebbe mai superare il 20%/30% circa del reddito complessivo (vedi dopo).

Scegliete bene l’intermediare per quanto appena scritto sul re-finanziamento.

Non inserite la tredicesima ed eventuali altre gratifiche nel calcolo del reddito complessivo della famiglia, ma utilizzate unicamente 12 paghe mensili. Le varie gratifiche possono servire per colmare eventuali imprevisti o per pagare le vacanze e servono pertanto da cuscinetto. Nell’arco temporale di 10 anni, per esempio, bisogna prendere in considerazione anche un possibile cambio dell’auto.

La storia insegna e molti mutui a tasso variabile hanno ora un floor; ossia un tasso minimo applicabile indipendentemente dall’andamento dell’euribor. Viceversa, certi hanno anche un cap; ossia un tasso massimo applicabile. Entrambi sono fondamentali.

In questa sede non ho affrontato il tema dell’inflazione, ma da “bravo analista” ho cercato unicamente di fare riflettere su quanto è impegnativo accendere un mutuo in un’ottica di tassi ascendenti. Quindi, prestiti/mutui solo se assolutamente necessari, la durata deve essere breve, tenetevi un cuscinetto per gli imprevisti e prendete in considerazione la rata media dell’intero periodo in un’ipotesi di tasso variabile. Infine, gli interessi possono raddoppiare (ma anche facilmente triplicare) in certe condizioni di tassi crescenti.

Aver accesso ad un possibile prestito/mutuo è un notevole vantaggio, ma tale va gestito con ratio. Le pessime condizioni economiche del paese lo richiedono.

Cordialmente,

Giovanni Maiani