venerdì 29 agosto 2014

I pensionati: una risorsa irrinunciabile, non di certo un peso.

Non dobbiamo vedere i pensionati come un peso solo perché non hanno più diritto di produrre un reddito (o perché hanno qualche acciacco), ma ci possono regalare qualche cosa di molto molto prezioso, la conoscenza e l’esperienza.

Anzi, solo loro possono regalarcele.

In primis dobbiamo essere loro grati in quanto, senza di loro, non ci saremo neanche noi. Poi, in fondo, hanno già fatto la loro parte dal punto di visto economico (pagamento delle tasse per esempio), intellettuale (creazione e progettazione di nuove invenzioni), produttivo (lavoro), naturale (procreazione), e così via… per mandare avanti il Mondo.

Noi, invece, cerchiamo di fare tutto ciò solo in questo momento.

Inoltre, abbiamo a disposizione un enorme capitale intellettuale che, se non utilizzato, sarà perso per sempre.

In effetti, abbiamo per esempio la fortuna di avere ancora alcuni anziani che, purtroppo, hanno vissuto l’ultima guerra mondiale. Se interessati, ed in accordo con le Istituzioni, questi potrebbero andare presso le scuole del territorio per raccontare la loro esperienza personale. Le nuove generazioni devono capire che ora stanno molto bene, forse troppo, rispetto al recente passato. In questo modo potrebbero imparare diverse cose.

Allo stesso modo, un artigiano (falegname, mugnaio, vasaio o maniscalco per esempio) e/o una persona che ha praticato un “vecchio” lavoro (minatore o legatore) per 20, 30 o 40 anni avrebbero molto da raccontare ai nostri figli e potrebbero tramandare qualche esperienza di vita e tecnica di lavorazione che, diversamente, verrebbe persa per sempre.

Da “bravo analista” e secondo il mio modesto parere, è ragionevole ipotizzare che alcuni dei nostri pensionati sarebbero orgogliosi di raccontare il proprio vissuto ai nostri ragazzi, i loro nipoti e nipotini, nelle scuole medie o professionali, in qualche ora di storia, educazione civica o quant’altro.

Sarebbe un ottimo modo per ringraziare i nostri “nonni” per quello che hanno fatto per noi e di ridare loro il posto che meritano nella nostra società.

In Oriente “l’anziano” è venerato anche perché detentore della conoscenza dato il suo vissuto, in Occidente tartassato e ritenuto praticamente un peso per la società. Occhio, come la penseremo quando toccherà a noi fare il pensionato?

Deve essere traumatico lavorare 8 ore al giorno per 40 anni e, dall’oggi al domani, non dover più fare nulla. Potrebbe anche essere una cosa bellissima per molti, non lo metto in dubbio. Alcuni pensionati, tuttavia, potrebbe essere lieti di essere nuovamente utili, anzi quasi indispensabili, alla società.

Non lasciamo che il loro capitale di vita venga perso per sempre. Ne abbiamo bisogno.

I ragazzi di oggi non sano, per esempio, che cosa è una lampadina a carburo o che è possibile realizzare una radio con pochissimi componenti e, soprattutto, senza batteria (radio a galena).

Insisto, da “bravo analista”, nella vita o in finanza, il vero peccato non è non riuscire ad avere, ma è avere e sprecare. Renderemo senz’altro conto di questo.

Ora una sana provocazione:
se i nostri pensionati verranno nuovamente “utilizzati” a fini educativi dalla nostra società questi potrebbero trovare un nuovo scopo alla loro vita e ciò potrebbe aver effetti positivi sulla psiche (ritrovata gioia e scopo di vivere, sentirsi utili, sconfitta della noia) ed allontanare parzialmente la funesta data della propria dipartita. Lo Stato (valido per qualsiasi paese) andrebbe quindi a pagare le pensioni per un periodo potenzialmente più esteso rispetto a quello attuale e, probabilmente, ciò potrebbe rappresentare un problema… Quindi non si farà mai.
Pensiamoci tuttavia anche in vista delle prossime elezioni per le giunte di castello. Potrebbe essere molto interessante anche a livello locale.

Cordialmente,
Giovanni Maiani