Non
dobbiamo vedere i pensionati come un peso solo perché non hanno più diritto di
produrre un reddito (o perché hanno qualche acciacco), ma ci possono regalare
qualche cosa di molto molto prezioso, la conoscenza e l’esperienza.
Anzi,
solo loro possono regalarcele.
In
primis dobbiamo essere loro grati in quanto, senza di loro, non ci saremo
neanche noi. Poi, in fondo, hanno già fatto la loro parte dal punto di visto
economico (pagamento delle tasse per esempio), intellettuale (creazione e
progettazione di nuove invenzioni), produttivo (lavoro), naturale (procreazione),
e così via… per mandare avanti il Mondo.
Noi,
invece, cerchiamo di fare tutto ciò solo in questo momento.
Inoltre,
abbiamo a disposizione un enorme capitale intellettuale che, se non utilizzato,
sarà perso per sempre.
In
effetti, abbiamo per esempio la fortuna di avere ancora alcuni anziani che,
purtroppo, hanno vissuto l’ultima guerra mondiale. Se interessati, ed in
accordo con le Istituzioni, questi potrebbero andare presso le scuole del
territorio per raccontare la loro esperienza personale. Le nuove generazioni
devono capire che ora stanno molto bene, forse troppo, rispetto al recente
passato. In questo modo potrebbero imparare diverse cose.
Allo
stesso modo, un artigiano (falegname, mugnaio, vasaio o maniscalco per esempio)
e/o una persona che ha praticato un “vecchio” lavoro (minatore o legatore) per 20,
30 o 40 anni avrebbero molto da raccontare ai nostri figli e potrebbero
tramandare qualche esperienza di vita e tecnica di lavorazione che,
diversamente, verrebbe persa per sempre.
Da
“bravo analista” e secondo il mio modesto parere, è ragionevole ipotizzare che
alcuni dei nostri pensionati sarebbero orgogliosi di raccontare il proprio
vissuto ai nostri ragazzi, i loro nipoti e nipotini, nelle scuole medie o
professionali, in qualche ora di storia, educazione civica o quant’altro.
Sarebbe
un ottimo modo per ringraziare i nostri “nonni” per quello che hanno fatto per
noi e di ridare loro il posto che meritano nella nostra società.
In
Oriente “l’anziano” è venerato anche perché detentore della conoscenza dato il
suo vissuto, in Occidente tartassato e ritenuto praticamente un peso per la
società. Occhio, come la penseremo quando toccherà a noi fare il pensionato?
Deve
essere traumatico lavorare 8 ore al giorno per 40 anni e, dall’oggi al domani,
non dover più fare nulla. Potrebbe anche essere una cosa bellissima per molti,
non lo metto in dubbio. Alcuni pensionati, tuttavia, potrebbe essere lieti di
essere nuovamente utili, anzi quasi indispensabili, alla società.
I
ragazzi di oggi non sano, per esempio, che cosa è una lampadina a carburo o che
è possibile realizzare una radio con pochissimi componenti e, soprattutto,
senza batteria (radio a galena).
Insisto,
da “bravo analista”, nella vita o in finanza, il vero peccato non è non
riuscire ad avere, ma è avere e sprecare. Renderemo senz’altro conto di questo.
Ora
una sana provocazione:
se i
nostri pensionati verranno nuovamente “utilizzati” a fini educativi dalla nostra
società questi potrebbero trovare un nuovo scopo alla loro vita e ciò potrebbe aver
effetti positivi sulla psiche (ritrovata gioia e scopo di vivere, sentirsi
utili, sconfitta della noia) ed allontanare parzialmente la funesta data della
propria dipartita. Lo Stato (valido per qualsiasi paese) andrebbe quindi a
pagare le pensioni per un periodo potenzialmente più esteso rispetto a quello
attuale e, probabilmente, ciò potrebbe rappresentare un problema… Quindi non si
farà mai.
Pensiamoci
tuttavia anche in vista delle prossime elezioni per le giunte di castello.
Potrebbe essere molto interessante anche a livello locale.
Cordialmente,
Giovanni
Maiani