mercoledì 19 ottobre 2011

Alcuni paletti sono ormai obsoleti.

Il Mondo cambia a grande velocità e dunque, in un modo o nell’altro, si evolve. A peggiorare le cose osserviamo che la velocità del cambiamento aumenta a livello esponenziale con il passar del tempo ed occorre adeguarsi per non accumulare ritardo.  Pertanto, ogni 5, 10, 20 o 50 anni ad esempio è necessario fare il punto della situazione e portare qualche cambiamento al nostro modo di fare e di pensare.

Un esempio: l’età pensionabile che è un vero paletto all’inizio della vita lavorativa di un individuo viene poi allontanata in quanto la vita media si allunga (ed perché i Governi sono in deficit). Tale paletto viene dunque sradicato e ripiantato più in là.



Allo stesso modo:

I parametri di Maastricht sono del tutto superati (ne avevo già parlato il 18 giugno 2010). All’origine, i paesi dovevano avere un rapporto tra il debito pubblico ed il Pil inferiore al 60%, ma ora questo rapporto è spetto largamente superato visto la crisi del debito nella zona euro. Tali parametri sono stati oltrepassati da diversi paesi e nessuno ha fatto nulla. Inutile instaurare una “legge” se poi viene ignorata. Inoltre, hanno quindi aggirato il problema utilizzando il debito aggregato al posto del debito pubblico e da allora non se ne parla più. Facile cosi. Occorre fissare dei limiti ed applicare eventuali sanzioni se non vengono rispettati. I paletti attuali sono inutili.

In una votazione, la maggioranza semplice non è molto significativa  quando il numero dei votanti è molto elevato. In effetti, non sempre viene assicurata la massima espressione della volontà popolare. Ipotizziamo che 60 milioni di elettori si recano alle urne per scegliere tra 2 candidati. Uno dei due potrebbe essere eletto con 30 milioni di voti più uno, ma come può rappresentare il paese se ha contro una persona su due? Lo scorso 14 ottobre la Camera italiana ha votato la fiducia al Premier che necessitava soltanto il raggiungimento del quorum strutturale fissato a 316 volti. Ma che valenza ha una tale votazione? Secondo me, da “bravo analista”, si tratta di un clamoroso fiasco. Lo ha detto Lui stesso; “Basta vincere”… E’ significativo. A mio modesto parere occorre per lo meno il 55%-65% di voti per rappresentare in modo dignitoso un paese o l’esito di una votazione in generale. Lo stesso discorso vale a San Marino. Se si portasse la maggioranza a 35 voti su 60, ad esempio, le decisioni sarebbero maggiormente condivise e potrebbero soddisfare un numero di elettori più elevato. C’è una differenza tra una decisione imposta, a volte con arroganza, ed una condivisa con una parte della maggioranza. Dov’è la maggiore rappresentazione popolare? Lecita invece la maggioranza semplice in un’assemblea di 10 o 20 persone dove un voto di differenza rappresenta il 10% o il 5% del totale e non lo 0.15% come alla Camera dei deputati. I paletti attuali rappresentano solo in parte la massa degli elettori.

Ho già parlato in altre occasioni dell’inflazione (vedi il 10 marzo scorso) e, visto che il relativo calcolo a mio modesto parere non è obiettivo e significativo, bisognerebbe creare un nuovo indice che calcola lo scostamento dei prezzi utilizzando come base il paniere iniziale del 1928. In effetti, oggi viviamo in una società consumistica dove ci fanno credere che gli oggetti di lusso sono di utilizzo corrente e ci spingono a cambiare costantemente tv, macchina, cellulare, pc, vestiti,…, in pratica tutto. Se cambio la mia macchina ogni 6 mese accetto tacitamente di pagare il prezzo dell’inflazione che, a questo punto, non mi interessa neanche più di tanto. Io invece voglio un altro punto di riferimento: ossia conoscere di quanto aumentano le cose di prima necessità che utilizzo ogni giorno o che, in ogni caso, non posso fare a meno. Appunto, il paniere iniziale del 1928, anche se necessità di qualche aggiornamento (per esempio non usiamo più il carbone per il riscaldamento) sintetizza in modo eccellente i bisogni basilari della gente ed un indice centrato su questo dovrebbe costituire un valido indicatore del reale cambiamento dei prezzi. Ma chi lo vuole se non i comuni cittadini? In pratica, i beni di lusso ed il superfluo non dovrebbero rientrare nel paniere dell’inflazione. I paletti attuali sono volutamente pessimi riferimenti.

Il Pil come misurazione della crescita economica di un paese è molto limitativo. Perché non utilizziamo maggiormente e prendiamo in considerazione altri indici come il consumo delle famiglie, l’indice sulla fiducia delle famiglie o delle imprese, la pressione fiscale, l’acquisto di nuove case, il numero di separazioni,…, e cosi via. Tutti indici che mostrano la valutazione dei cittadini nei confronti dei governanti. Se la maggioranza dei cittadini è insoddisfatta si chiama tirannia o per lo meno mancanza di democrazia… E torniamo nel paragrafo superiore relativo alla validità (in certi casi) della maggioranza semplice. Il tirano di un paese può avere schiavizzato l’intera popolazione ed aver un Pil in aumento, ma non va bene cosi. I paletti attuali evitano il feedback dei cittadini.

Ribadisco che la società attuale è puramente consumistica ed il dio denaro ha preso il posto dei principi. In effetti, oggi, un uomo di successo è un uomo ricco e poco importa come ha fatto i soldi. Una volta, invece, un uomo di successo era anche ricco, ma se era solo ricco era probabilmente un ladro, in quanto doveva essere ritenuto dalla comunità anche degno di rispetto per quello che faceva, per il fatto di essere onesto e di sani principi. Mi sono allargato, sto parlando di fantascienza nei giorni attuali. Sorry. Sarebbe opportuno invece innalzare e premiare alcuni modelli di vita “vera” ed insegnare sin dalle scuole elementari certi valori ormai in parte spariti. I paletti attuali sono sbagliati e hanno provocato la crisi.

Il Benchmark nei mercati obbligazionari europei è rappresentato dal Dbr; ossia il decennale tedesco. Con la crisi del debito pubblico, i Cds (Credit Default Swap; ossia misuratore del rischio di default e strumento di copertura) sono generalmente cresciuti a livello internazionale. Alla fine della scorsa settimana, il Cds tedesco quotava 93, rispetto al 45 del cds norvegese ed il 57 del Cds svedese. La locomotiva tedesca inizia a perdere colpi e mostra anche un elevato debito pubblico anche superiore a quello italiano. Attualmente la Germania è sostenuta, anche, dalle esportazioni in Europa, ma se la crisi si annasperà in questa area geografica anche l’export tedesco dovrebbe risentirne, quindi l’economia. Forse fra qualche anno il benchmark di riferimento potrebbe essere il decennale norvegese, quello svedese o anche quello elvetico (anche se c’è l’incognita del tasso di cambio del franco svizzero). Non è insensato pensare una cosa simile. I paletti attuali possono cambiare.

Il mercato obbligazionario (euromercato) non è regolamentato e spesso, in caso di tensioni sui mercati internazionali (ed in questo momento succede spesso), è letteralmente impossibile acquistare o vendere obbligazioni che non siano sovrane, sopranazionali o statali. Se ci va bene i prezzi sono sfavorevoli di 5 o 10 punti; è assurdo, una follia. I brokers spariscono letteralmente. Il mercato grigio (quello iniziale e riservato agli istituzionali) è poco trasparente, ma accettabile ed a volte divertente. Quello secondario è come sopra. Pertanto, non esiste né un prezzo ufficiale, né l’obbligo della quotazione ed il prezzo pubblicato è solo indicativo e non impegnativo. In questo modo il mercato non è efficiente e rende difficile la valutazione di un portafoglio obbligazionario e la normale operatività. Invece, se un broker pubblica un prezzo in acquisto o in vendita tale deve essere impegnativo nei suoi confronti visto che si presenta sul mercato. Non è mica obbligato a farlo. Se in un qualche negozio vedo un oggetto in vetrina che costa x, posso decidere di entrare e di acquistarlo al prezzo x. Il negoziante ha l’obbligo di darmelo al prezzo indicato in quanto si parla di un accordo tacito. Dovrebbe essere lo stesso sull’euromercato obbligazionario. I paletti attuali sono poco trasparenti.

Mi fermo qua, ma l’elenco è infinito.

Le cose cambiano ed occorre adeguarsi. Quello che era vero un tempo non è detto che sia sempre di attualità. I sani principi, l’onesta intellettuale ed il rispetto del proprio ruolo, invece, non tramontano mai…e pertanto vengono spesso ignorati perché molto impegnativi e difficili da seguire. Quello stato delle cose non può durare per sempre.