Già
qualche settimana fa, precisamente nel post del 21 marzo scorso intitolato
“Occhio ai debiti superflui”, avevo attirato la vostra attenzione sul fatto che
gli Usa potrebbero aumentare i tassi durante la metà del 2015 (marzo/giugno
2015 circa) e che, la Bce, potrebbe farlo qualche mese dopo; scrivevo “all’incirca,
nel 2016”.
Inoltre, mi raccomandavo di " non indebitarsi più per andare in ferie o
pagarsi le cure estetiche”.
Oggi
sento la necessità di sottolineare il costo medio di un indebitamento in relazione
all’aumentare dei tassi. Questa riflessione è diretta principalmente alle
famiglie, ma non solo. Come dico sempre, spesso le cose più scontate ci
sfuggono e ci fregano.
Contesto
economico.
I
dati del Pil italiano usciti mercoledì confermano ovviamente un paese in
recessione, mentre l’indebitamento pubblico aumenta costantemente, la
disoccupazione è alle stelle, l’aumento delle tasse minano i consumi e la
ripresa rimane di conseguenza un’illusione. Non può essere diversamente. Sono
anni che, purtroppo, sono costretto a scrivere che il bel paese è praticamente
al capolinea, ma il bello devo ancora arrivare. Vedi il fiscal compact per
esempio…
In
questa ottica non molto rosea, dove dovremo probabilmente fare i conti con
ulteriori aumenti di tasse e perdite del lavoro, la famiglia media deve sin da
ora limitare al massimo il ricorso a nuovi prestiti per cose futili anche
perché, molto probabilmente, questi costeranno sempre di più, mentre la
disponibilità finanziaria della famiglia media andrà sempre decrescendo con
come conseguenza l’allargamento della forbice.
Teorema:
i tassi saliranno.
Senza
fare un uso eccessivo di tecnicismi, i tassi europei aumenteranno sicuramente
anche perché le scadenze dei future dell’euribor a 3 mesi sono decisamente
rialziste.
L’euribor
a 3 mesi (pari a 0.208% il giorno 5 agosto) è utilizzato correntemente come
base per determinare un mutuo a tasso variabile. L’istituto di credito aggiunge
quindi uno spread che prendere in considerazione, tra le varie cose, la
solvibilità del cliente.
Anche
il fatto che si cerca di fare salire l’inflazione è un campanello di allarme
per quanto riguarda il prossimo andamento dei tassi d’interesse.
L’ampiezza
dell’aumento.
E’
pressoché impossibile individuare fino a dove l’euribor a 3 mesi potrebbe
salire in quanto c’è una lunga serie di variabili da prendere in
considerazione. Tuttavia, avanzeremo un’ipotesi di massima che poi utilizzeremo
per una nostra simulazione. Dal prezzo dei future dell’euribor, dagli obiettivi
d’inflazione, dall’andamento storico del tasso e dall’andamento dell’economica
europea un’
ipotesi grossolana di euribor a 3 mesi del 3%/4% fra 5/10 anni è più
che lecita.
Quindi,
a mio modestissimo parere, ci prepariamo per un rialzo dei tassi progressivo,
forse lento, ma ampio rispetto ai livelli attuali.
Di
conseguenza, fra 5/10 anni gli interessi totali pagati per un mutuo potrebbero
essere anche il doppio di quelli attuali.
Un’ipotesi.
Prendiamo
l’esempio di un mutuo chirografario di 100 mila euro su 10 anni e 20 anni.
Il
grafico visualizza il totale degli interessi pagati su un mutuo a 10 e a 20
anni. In orizzontale la variazione del tasso di interesse.
L’ammontare
degli interessi pagati su un mutuo di 100 mila euro a 10 anni al 3% è di
15872.89 euro (965.61 euro al mese) che salgono a 33224.60 euro (1110.21 euro
al mese) al tasso del 6%.
A 20
anni, l’ammontare degli interessi al 3% è di 33103.42 euro (554.60 euro al
mese) rispetto ai 71943.45 euro (716.43 euro al mese) al 6%.
Qualche
considerazione.
Fa
pensare, per esempio, che l’ammontare totale degli interessi pagati su 100 mila
euro al 6% per 10 anni sia ovviamente simile a quello pagato al 3% per 20 anni…
Si dimezza il tasso e si raddoppia la durata. Si potrebbe scrivere un libro
sull’argomento, ma è chiaro che, con riferimento ad un mutuo, occorre valutare
il fattore tempo e prendere in considerazione un probabile aumento consistente
dei tassi.
L’ammontare
degli interessi pagati su un mutuo di 100 mila euro a 20 anni all’8% supera il
valore iniziale del prestito…. A fine di periodo il bene sarà costato oltre 200
mila euro (non tengo ovviamente conto del tasso d’inflazione).
Non
occorre accendere attualmente un mutuo non proprio indispensabile, per andare
in ferie o per cure puramente estetiche, pensando che con i tassi cosi bassi i
soldi siano regalati. Non è cosi. Inoltre, è quello che in molti cercano di
farvi credere.
Il
grafico evidenzia un mutuo di 100 mila euro su 10 anni. In orizzontale troviamo
le 120 rate mensili, quindi il fattore tempo, mentre in verticale l’ammontare
della rata mensile.
La
retta blu evidenzia la situazione attuale, ossia tassi bassi e relativamente
stabili. Il tasso utilizzato nell’esempio è il 6%. La curva rossa simula un
tasso teorico, variabile, che parte dal 6% per arrivare progressivamente al 9%
dopo 10 anni. In pratica la nostra precedente ipotesi relativa all’ampiezza
dell’aumento dei tassi. Lo scenario che potrebbe verificarsi presto. Evidente
la differenza tra le due situazioni, anche se esagerate a scopo dimostrativo.
Se
dovete accendere un mutuo a tasso variabile prendete in considerazione la
possibilità di un aumento dei tassi e valutate, rispetto al reddito della
famiglia, non tanto l’ammontare della rata iniziale, ma anche e forse
soprattutto l’ammontare medio della rata durante l’intero periodo. La curva
rossa del grafico sopra mostra l’andamento teorico della rata di un mutuo a
tasso variabile e parte da 1110 euro fino a 1191 euro con una rata media di
1163 euro. La rata media del mutuo è il +4.74% superiore a quella iniziale fino
ad arrivare al +7.28% rispetto all’ultima. Non è poco.
Prendete
in considerazioni anche gli imprevisti che possono accadere durante la vita di
un mutuo. Alcune aziende che offrono mutui, ma per fortuna non sono la
maggioranza, fanno una quantità industriale di soldi con il re-finanziamento.
In pratica, una famiglia presa alle strette torna a rinegoziare il mutuo e, in
questo caso, non ha più poter contrattuale ed è obbligata ad accettare praticamente
qualsiasi condizioni. Indicativamente, la rata non dovrebbe mai superare il
20%/30% circa del reddito complessivo (vedi dopo).
Scegliete
bene l’intermediare per quanto appena scritto sul re-finanziamento.
Non
inserite la tredicesima ed eventuali altre gratifiche nel calcolo del reddito
complessivo della famiglia, ma utilizzate unicamente 12 paghe mensili. Le varie
gratifiche possono servire per colmare eventuali imprevisti o per pagare le
vacanze e servono pertanto da cuscinetto. Nell’arco temporale di 10 anni, per
esempio, bisogna prendere in considerazione anche un possibile cambio
dell’auto.
La
storia insegna e molti mutui a tasso variabile hanno ora un floor; ossia un
tasso minimo applicabile indipendentemente dall’andamento dell’euribor.
Viceversa, certi hanno anche un cap; ossia un tasso massimo applicabile.
Entrambi sono fondamentali.
In
questa sede non ho affrontato il tema dell’inflazione, ma da “bravo analista”
ho cercato unicamente di fare riflettere su quanto è impegnativo accendere un
mutuo in un’ottica di tassi ascendenti. Quindi, prestiti/mutui solo se
assolutamente necessari, la durata deve essere breve, tenetevi un cuscinetto
per gli imprevisti e prendete in considerazione la rata media dell’intero
periodo in un’ipotesi di tasso variabile. Infine, gli interessi possono
raddoppiare (ma anche facilmente triplicare) in certe condizioni di tassi
crescenti.
Aver
accesso ad un possibile prestito/mutuo è un notevole vantaggio, ma tale va
gestito con ratio. Le pessime condizioni economiche del paese lo richiedono.
Cordialmente,
Giovanni
Maiani