lunedì 7 ottobre 2013

Patata bollente dall’America.

Gli Usa sono dall’inizio del mese in “Shutdown”; ossia i Repubblicani ed i Democratici non si sono messi d’accordo sulla legge di bilancio paralizzando gran parte delle attività governative. Al centro del disaccordo c’è principalmente la riforma sanitaria sostenuta da Obama.

Di per sé, lo “Shutdown” è un problema superabile in quanto ampiamente previsto e gestito da una normativa. In effetti, l’America ha superato ben 17 “Shutdown” dal 1976 e l’ultimo si è concluso il 6 gennaio 1996. Per il momento sembra unicamente una lotta politica come avviene correntemente in Italia anche se ci saranno conseguenze negative sul Pil e non solo.

A peggiorare le cose, c’è anche la scadenza del “debt ceiling” del prossimo 17 ottobre. In effetti, la Camera dovrà votare l'innalzamento del tetto del debito pubblico e, in caso contrario, gli Usa andranno automaticamente in default. Anche in questo caso è, teoricamente, un meccanismo semplice è ben oliato come si dice. Vedi il grafico accanto che evidenzia in rosso gli ultimi innalzamenti del tetto del debito Usa.


Tuttavia, le cose apparentemente semplici iniziano ad accumularsi ed il rischio di default, anche se improbabile, è pure sempre possibile.

Preciso che il Cds americano (sintetizza praticamente le probabilità di default), anche se molto basso, è passato da 18.5 a 45.5 dal 9 settembre al 4 ottobre realizzando un incremento del 145% in meno di un mese. Nello stesso arco temporale il cds della Germania è passato da 28 a 24 generando una diminuzione del 14% circa.


Inoltre, allo scorso mese di giugno, la sola parte del debito Usa detenuta da Cina e Giappone supera del 18.5% circa quella in mano alla Fed e questo, sotto un certo aspetto, potrebbe fare pensare anche se è un dato storico. Un eventuale default Usa potrebbe portare ad uno scenario mai visto in precedenza e fare passare il crac della Lehman una cosa che fa ridere. Come cambierebbero poi gli equilibri internazionali tra America ed Asia, e non solo, in caso di un haircut del debito Usa? Non dimentichiamo che in Asia lo yuan cinese cerca di diventare una moneta internazionale per poi diventare il punto di riferimento in Oriente.

Interessante evidenziare che il mondo vive in un clima di calma apparenze sostenuto dalla stampa di moneta a livello esponenziale, ma i vari Qe internazionali non posso durare all’infinito e la ripresa non è dietro l’angolo.

Infine, il prossimo 28 luglio ci sarà il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale. Preferisco pensare all’inizio in modo di fare sì che non ci sia più un altro inizio. Si dice pure che una generazione lavora, la seconda gode e la terza sperpera. Secondo un certo pensiero, una generazione include 20/25 anni, mentre un’altra scuola di pensiero ipotizza 33 anni circa. A prescindere, ci troviamo probabilmente nella generazione che sperpera visto che le cose vanno come vanno. Ci sarà un motivo se parliamo di una crisi del debito internazionale. Se prendiamo in considerazione cicli di 25 o 33 anni facendoli partire il 28 luglio 1914, ossia il triste inizio della 1° guerra mondiale, otteniamo che l’attuale periodo che va dal 28 luglio 2013 al 28 luglio 2014 potrebbe essere impegnativo… Non accadrà senz’altro nulla nei mesi a venire, anche perché non parliamo di una formula matematica, ma osserviamo un numero preoccupantemente ascendente di potenziali problemi all’orizzonte.


Da “bravo analista”, penso, e francamente spero, che nessun partito politico negli Usa abbia voglia di passare alla storica per aver provocare il default della prima economia del mondo, o peggio ancora. Non possiamo tuttavia sapere che cosa c’è in fondo a livello internazionale. Quindi il dubbio è doveroso.

Pertanto, è ragionevolmente lecito ipotizzare una soluzione ai problemi “Shutdown” e “debt ceiling” alla vigilia del 17 ottobre o i giorni immediatamente precedenti. Vi parlerò in una prossima occasione della scadenza americana del 31 dicembre prossimo.

Stiamo tuttavia allerta. Sempre meglio prevedere che curare.

Cordialmente
Giovanni Maiani