giovedì 17 ottobre 2013

Referendum sammarinese del 20 ottobre 2013.

Avevo pubblicato il giorno 30 settembre l’articolo intitolato “L’adesione all’Ue.” ed il giorno 11 ottobre l’articolo intitolato “Salva stipendi”, entrambi relativi al referendum del prossimo 20 ottobre che contempla entrambi i quesiti.

In entrambi i casi avevo scritto qualche cosa del tipo: “Non essendo un politico non vi dirò di certo cosa fare, ma in qualità di cittadino e di “bravo analista” cercherò di evidenziare qualche aspetto importante…”. Tuttavia, oggi, voglio scrivere altre 2 righe al riguardo evidenziando il mio modestissimo parere, puramente tecnico e totalmente apolitico.

-         L’adesione all’Ue.

Lo scorso 30 settembre avevo attirato la vostra attenzione su “Gli eventuali fondi Iap”.

Oggi, invece, vi dico perché, secondo me, dobbiamo votare “Si”.

San Marino tenta di cancellare la sua etichetta di “paradiso fiscale” e, pertanto, deve dire all’Ue che ha delle intenzioni serie ed oneste e che vuole procedere in tale senso. L’Ue probabilmente non ci vuole, siamo troppo piccoli ed occorre un lavoro immenso per i vari adeguamenti (senza pensare a che cosa possiamo offrire all’Ue?), ma per lo meno mostriamo la nostra buona fede. Diversamente, se diciamo “No”, dimostriamo che vogliamo rimanere per conto nostro, mentre abbiamo già perso molti dei nostri vantaggi; basta vedere i numeri della raccolta bancaria, l’aumento delle tasse, il tasso di disoccupazione ed il numero di aziende chiuse. Il rischio non è quello di perdere la nostra sovranità, già parzialmente compromessa dai pessimi conti pubblici, ma quello di auto isolarci ulteriormente e di vedere veramente una dogana ai confini (in modo figurato e non) che penalizzerebbe in primis la vita quotidiana e l’attività economica, ma non solo.

-         Salva stipendio

Lo scorso 11 ottobre, in relazione “all’adeguamento automatico delle retribuzioni ad uno strumento fino al rinnovo dei contratti scaduti”, avevo evidenziato il rischio di deflazione.

Oggi, invece, sottolineo perché, secondo me, dobbiamo votare “No”.

Prima, i dipendenti non devono essere nella condizione di avere un contratto di lavoro scaduto da mesi/anni (anche se in certi casi potrebbe essere vantaggioso rispetto ad una pessima contrattazione). Ciò evidenzia una mancanza di rispetto dovuto al fatto che i dipendenti, in fondo, hanno un poter contrattuale ridotto, a maggiore ragione, nei tempi di crisi come questi. Pertanto, quanto si ha a che fare con i più forti, soprattutto se siamo deboli (per egoismo e dunque per mancanza del senso del gruppo) ed il terreno di confronto ci è sfavorevole, c’è poco da fare. Dipende solo da noi.

Secondo, visto che i dipendenti sono obiettivamente la parte più debole per i motivi come sopra, e a me dispiace in quanto in questo momento sono un dipendente, penso che sia del tutto controproducente cercare di costringere la controparte ad una qualsiasi forma di adeguamento forzato. Non ne vedo proprio il vantaggio. Questa non è una guerra e, se lo fosse, i dipendenti non la possono vincere quando lo scenario economico è pessimo. Non è questa la soluzione.

Pertanto, dobbiamo trovare il modo di non trovarsi nella condizione di avere un contratto scaduto. Il problema è solo questo, a priori. L’adeguamento ponte è un’accettazione della nostra debolezza.

Inoltre, come ribadito anche venerdì scorso, il grafico accanto mostra il trend discendente del tasso annuo di inflazione, in Italia ed in zona euro, nonché la sua elevata volatilità, mentre un eventuale adeguamento al tasso del rendimento medio a 10 anni del titolo di Stato italiano, per esempio, potrebbe rappresentare una valida alternativa. Oggi giovedì è uscita l’inflazione finale di settembre nella zona euro pari all’1.10%, valore che rappresenta il minimo dal mese di marzo 2010. Lo strumento dell’inflazione potrebbe, quasi ironicamente, essere quello meno adatto allo scopo, anche per la metodologia di calcolo. Ricordo il mio articolo del 10 marco 2011 intitolato “CPI: Consumer Price Index o, in italiano, Ci Penso Io?”.


Quindi, un “No” al “Salva stipendio” sia per la forma che per lo strumento.

In breve, attualmente, nel mondo:
- In queste ore, gli Usa hanno trovato un accordo provvisorio al Senato e leggiamo dalla Reuters che “L'intesa consente l'innalzamento del debito sino al 7 febbraio e il finanziamento delle agenzie governative fino al 15 gennaio”. Ora manca il voto della Camera che potrebbe avvenire anche prima della pubblicazione di questo articolo. Tutto va nel senso del mio precedente scritto del 7 ottobre intitolato “Patata bollente dall’America.” nel quale evidenziavo con precisione che “Pertanto, è ragionevolmente lecito ipotizzare una soluzione ai problemi “Shutdown” e “debt ceiling” alla vigilia del 17 ottobre o i giorni immediatamente precedenti.”
- Lo spread italiano è tornato a quota 229 facendo registrare un nuovo minimo relativo da qualche mese a questa parte.
- Il Fmi ha smentito categoricamente qualsiasi notizia relativa ad un prelevamento del 10% del risparmio privato nei 15 paesi della zona euro.
- I nomi cambiano, da “finanziaria” a “legge di stabilità”, ma i problemi italiani rimangono.
- San Marino dovrà sostenere un nuovo referendum domenica prossima e, nel contesto internazionale, sembra ben poca cosa, ma da “bravo analista”, ricordo che l’evento avrà obbligatoriamente, in un modo o nell’altro, delle conseguenze valide nel lungo periodo nella più antica Repubblica del mondo, anche patrimonio dell’Umanità, e nelle zone limitrofe (per i circa 6 mila frontalieri).

La cosa più importante da fare durante il prossimo referendum, più ancora di quella di votare “Si” e “No” nell’ordine come sopra, è quella di esercitare il proprio diritto di voto. Siamo ancora in un paese apparentemente libero (parlo sia di San Marino che dell’Italia) e dobbiamo, nel modo più assoluto, utilizzare la nostra facoltà di scelta. Se dimostriamo che non siamo interessati a dire la nostra, le poche volte che ci viene chiesto, ci verrà tolta questa opportunità e, successivamente, ci ritroveremo in uno Stato semi totalitario nel giro di qualche decennio. Dopo sarà troppo tardi.

Essere un “bravo analista”, secondo me, non vuole dire essere un genio, ma indica soprattutto che, oltre alla propria idea, occorre rimanere sempre obiettivo. Nel caso specifico, colgo l’occasione per ribadire l’importanza del diritto di voto. Su questo non sbaglio di certo.

Se mi permettete, questa volta sono di parte, ma l’articolo è finito. Vorrei congratularmi con l’oro conquistato domenica nel taekwondo durante il Bulgari Cup 2013 dall’atleta della nazionale sammarinese Francesco Seynghyun nella categoria -68 kg.

Cordialmente
Giovanni Maiani