Curiosando
per il sito dell’Istat, mi sono fermato sui dati storici relativi ai matrimoni
e, casualmente (anche se il caso non esiste), è emerso che, all’eccezione del
periodo 1916-1918 interessato ovviamente dalla 1° guerra mondiale, ci troviamo
attualmente sui minimi storici.
In
effetti, con 3.8 matrimoni ogni 1000 abitanti (gli ultimi dati disponibili sono
relativi al 2009) osserviamo un trend tendenzialmente discendente iniziato dopo
la realizzazione del picco di 8.2 avvenuto nel 1963. Tecnicamente, si potrebbe
anche utilizzato il massimo di 9.4 realizzato nel 1947. Vedi la curva blu del
grafico accanto (scala di sinistra). La curva rossa rappresenta le separazioni
legali (scala di destra). Emerge quindi un progressivo aumento delle
separazioni legali che passano cosi, nello stesso arco temporale, da circa 0.1
per 1000 (o meglio 10.3 per 100.000) agli attuali 1.42 per 1000 (142.8 x
100.000). Nel primo caso, quindi dal 1963 al 2009, abbiamo assistito ad un calo
di oltre il 53% dei matrimoni e ad un aumento esponenziale di quasi 1300% delle
separazioni legali.
Il
matrimonio è una cosa di certo bella, ma anche a dire poco impegnativa e che
prende in considerazione, anche se parzialmente, qualche cosa che assomiglia
alla fiducia delle persone per il futuro. Tale fiducia dovrebbe essere un misto,
più o inconscio e decisamente soggettivo (se l’innamoramento le da’ spazio),
tra la fiducia nel trovare un lavoro (quindi poter provvedere finanziariamente
alla propria famiglia), le aspettative di una vita dignitosa (farsi la casa,
assistenza sanitaria e pensione di anzianità) e la fiducia nel Paese (voglia di
fare dei figli e rassicurazione dalla classe politica/dirigenziale nella
nazione). Questi 3 semplici elementi sono solo indicativi e non esaustivi a
dimostrazione che il numero di matrimoni può essere anche uno specchio
dell’economia di un paese per vari motivi e non soltanto per quelli elencati.
Come
ho già scritto in altre occasioni, un paese non dovrebbe essere giudicato unicamente
per il suo rating sovrano, per il suo Pil ed il suo deficit, e cosi via, ma
tanti altri aspetti sono molto significativi anche se non riconosciuti tali.
Che
sia veramente un caso se il numero dei matrimoni crolla dal 1963 (o dal 1947,
poco importa) e se durante gli ultimi 70 anni l’Italia abbia avuto 68 Governi?
Vedi l’analisi di lunedì intitolata “I Governi d’Italia.”. Vogliamo proprio
aggiungere che il bel paese è molto cattolico ed ospita geograficamente il
Vaticano.
I
motivi per il crollo dei matrimoni possono essere, e lo sono, molteplici. Per
esempio nel 1964 è nato il primo computer e la tecnologia ha beneficiato di una
crescita esponenziale. Ci sono state le manifestazioni studentesche nel 1968
che hanno aperto la strada ad una rivoluzione culturale tuttora in essere.
Tornando al massimo relativo dei matrimoni del 1947, ricordo che c’è stato il
caso Roswell l’8 luglio 1947… Scherzi a parte, il motivo esatto del crollo non
è importante in questa sede in quanto voglio solo attirare la vostra attenzione
sull’importanza relativa del dato.
Completo
i dati sopra esposti con altri relativi al 2011 ed individuati sul sito
Eurostat. Nel 2011, il numero dei matrimoni in Italia è sceso ulteriormente
fino a 3.4 ogni 1000 abitanti. Per conoscenza, il numero dei matrimoni ogni
1000 abitanti in Bulgaria è di 2.9, in Slovenia di 3.2, in Portogallo di 3.4,
in Spagna di 3.4, in Lussemburgo (un’eccezione) di 3.3. I dati appena elencati
sono minori rispetto a quelli italiani e appartengono a paesi che non vantano
di certo, tranne in Lussemburgo, di un’economia fiorente.
A
prescindere, da “bravo analista”, penso che il numero dei matrimoni sia uno di
questi indicatori importanti, e scarsamente letti, rivelatori dello stato di un
paese.
Cordialmente,
Giovanni
Maiani