lunedì 4 novembre 2013

Fine anno potenzialmente impegnativo per i tassi.

Mentre negli Usa, scossa dal recente shutdown, ci si interroga sull’eventuale inizio del tapering, ossia la progressiva riduzione del programma di acquisto di 85 miliardi di dollari al mese della Fed a sostegno dell’economia, nella zona euro fa paura il rischio di deflazione.

In effetti, l’ultimo dato preliminare dell’inflazione a/a nella zona euro è pari allo 0.70% dal 3% di novembre 2011, mentre dallo scorso mese di maggio il tasso della Bce è pari a 0.50% dal precedente 0.75%. Giovedì prossimo l’Eurotower si pronuncerà nuovamente sul costo del denaro ed un numero crescente di analisti ipotizzano una nuova sforbiciata entro fine anno, se non il prossimo 7 novembre, il successivo 5 dicembre. Magari dopo i dati definitivi dell’inflazione euro e del lavoro americano. Ricordo tuttavia che la Germania è nettamente contraria ad un’ulteriore diminuzione dei tassi per il rischio di bolla immobiliare e di tensioni sui fondi pensione.

Osserviamo durante le ultime sedute un rialzo, più o meno condiviso, dell’azionario, nonché un drastico indebolimento della divisa europea. Oltre al rischio di deflazione che avviene, come se non bastasse, in un contesto di aumento generalizzato dell’Iva dal 2008 in quasi tutti i paesi europei (veri il 22% italiano di inizio ottobre), l’Eurozona deve fare i conti anche con gli stress test della Bce ed i nuovi parametri di capitalizzazione delle banche europee, e non solo... Vedi anche quanto accaduto lunedì ad Ubs e Credit Suisse n Svizzera.



Draghi sarà dunque portato a giudicare se il rapido calo dell’inflazione, dall’1.10% allo 0.70% in un solo mese (anche se il target Bce è al 2%), è un evento casuale e se necessita di un’immediata risposta tecnica.

L’eventuale riduzione dei tassi (vedi sotto), entro fine anno, anche se molto probabile, non è questa volta cosa scontata come avvenuta per altre scelte della Bce. Vedi per esempio in fondo dall’articolo del 27 febbraio 2011 intitolato “Gli assomigliamo ancora?”.



 Le prossime giornate, fino giovedì, potrebbero dunque essere relativamente fiacche, ma il fine anno è atteso potenzialmente molto impegnativo soprattutto tenendo conto di un probabile aumento di volatilità sui mercati che condizionerà indubbiamente i valori di bilancio di fine anno. Elemento, dato forse per scontato, ma da non sottovalutare perché manca poi il tempo materiale per un eventuale recupero.

Cordialmente
Giovanni Maiani