venerdì 22 novembre 2013

Metamorfosi cinese.

Il processo di internazionalizzazione dello yuan cinese si accelera ed assistiamo ad una vera e propria metamorfosi, d’obbligo, della Cina.

In effetti, ho già evidenziato in varie occasioni (vedi l’11 novembre 2013, il 7 ottobre 2013 ed il 23 aprile 2012) il fatto che lo yuan cinese tenta di diventare una valuta internazionale ed è chiaro che osserviamo in questo momento un’accelerazione del processo.

Vediamo alcuni degli ultimi eventi.
Poco più di un mese fa, lo scorso 11 novembre, leggiamo che “La Banca centrale europea e la Banca popolare cinese hanno stretto un accordo per una linea di swap sulle valute destinata a facilitare le transazioni in yuan nella zona euro.”. Il giorno 17 novembre è apparso sui giornali “Cina, finisce l’era del figlio unico e si chiudono i campi di «rieducazione»”. Ieri giovedì è emerso che “La Corte Suprema cinese ha affermato che l’uso della tortura per ottenere confessioni «deve essere eliminato»". Inoltre, il problema della convertibilità dello yuan (o renminbi) era già sentito all’inizio degli anni 2000 con il programma “Qualified Foreign Institutional Investors”.

Il paese ricerca in qualche modo il consenso popolare mondiale e tenta di apparire più civile per fare sì che la sua divisa venga accettata come punto di riferimento in Asia, e quindi, nel resto del mondo. Esistono già tuttavia degli accordi commerciali tra Cina, Sud Corea e Giappone che prevedono il pagamento in yuan e non in dollari e ricordo l’articolo apparso il 25 settembre 2012 su Il Sole 24 Ore intitolato “La Cina snobba il dollaro e paga il petrolio in yuan.”. Inoltre, il “baby boom” dell’inizio degli anni ‘60 ha lasciato spazio dopo un decennio ad una politica di controllo delle nascite, ma oggi anche la popolazione cinese invecchia. Tuttavia, poco dopo il Terzo Plenum del Comitato centrale del partito comunista cinese, è stato detto che la politica di controllo delle nascite “deve essere mantenuta per lungo tempo". Quindi parleremo di una possibile apertura e di riforme sulla carta.

La Cina è dunque in gara, per non dire in guerra, con gli Usa per la conquista del primo posto tra le economie mondiali.

Qualche dato macro cinese e americano a confronto.
Secondo le ultime stime di martedì scorso dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico il Pil cinese dovrebbe crescere quest’anno del 7.7% (+1.70% per gli Usa) e dell’8.20% nel 2014 (+2.90% Usa). Invece, per quanto riguarda gli ultimi dati disponibili, il Pil cinese cresce del 7.80% (+1.60% Usa), il Cpi è al 3.20% (+1-0%) e la produzione industriale pari a 10.30% (3.24%).

Tuttavia, tra i punti critici cinesi citiamo sinteticamente l’indice Pmi preliminare di novembre sceso a 50.40 dal precedente 50.90 e che minaccia di riportarsi al di sotto della soglia di 50, l’aumento dei debiti societari e delle sofferenze bancarie, il sistema non ufficiale di credito, la necessità di spingere la domanda interna per controbilanciare l’export, le riforme sociali, sistema politico paralizzante, nonché il credit squeeze che non è stato sconfitto dall’iniezione della PBOC.

Cerchiamo qualche particolarità statistica.

L’euro ha accusato un quadruplo massimo discendente nei confronti della divisa cinese, l’ultimo a cavallo tra i mesi di ottobre e di novembre, e dovrà pertanto oltrepassare la fascia di resistenza di 8.40/50 cny per poter intraprendere una fase di rafforzamento, ma l’iniziativa potrebbe essere ostacolata dagli sforzi che vengono effettuati per internazionalizzare lo yuan. Un segnale di peggioramento dell’euro in caso di cedimento di 8.10.



Il tasso di disoccupazione di settembre pari al 4% è sceso dal 4.30% di fine 2009 riportandosi in corrispondenza dei valori minimi realizzati nel periodo settembre 2007/settembre 2008.

Gli ordini di beni durevoli di ottobre hanno accusato un calo mensile del 14% realizzando un nuovo minimo dal mese di marzo 2009, mentre le scorte di beni durevoli sono in calo m/m del 12.30% realizzando un nuovo minimo dal mese di marzo 2008.

La fiducia dei consumatori ha realizzato a giugno scorso un nuovo minino storico a 97 (il precedente è stato accusato a novembre 2011) per rimbalzare parzialmente fino all’attuale 99.80.



Il saldo delle partite correnti (in dollari) crolla dalla fine del 2008 e realizza un nuovo minimo dal mese di dicembre 2005 a 98400 mld.

L’indice azionario Csi 300 perde dall’inizio dell’anno il 4.48% e dovrà superare l’area di resistenza di 2500/30 prima di poter tentare la strada del rialzo.


La Cina è un paese grande ed un grande paese per la sua storica ricchissima. Tuttavia, offre molte incognite e contraddizioni, anche se è obbligata a cambiare, almeno apparentemente, per cercare di spingere la propria moneta sullo scenario internazionale.
Da “bravo analista” penso che la posta in gioco sia enorme. Ricordiamoci che una valuta internazionale può essere utilizzata come moneta di riserva ufficiale a livello mondiale.
Altro elemento al limite, ma da non sottovalutare. Sul pianetta, circa oltre 1 persona su 2 vive in Asia (circa 3.8 mld su 7 mld di abitanti) e, primo o poi, dovremo fare i conti con questa realtà.

Cordialmente
Giovanni Maiani