Mentre
negli Usa, scossa dal recente shutdown, ci si interroga sull’eventuale inizio
del tapering, ossia la progressiva riduzione del programma di acquisto di 85
miliardi di dollari al mese della Fed a sostegno dell’economia, nella zona euro
fa paura il rischio di deflazione.
In
effetti, l’ultimo dato preliminare dell’inflazione a/a nella zona euro è pari allo
0.70% dal 3% di novembre 2011, mentre dallo scorso mese di maggio il tasso
della Bce è pari a 0.50% dal precedente 0.75%. Giovedì prossimo l’Eurotower si
pronuncerà nuovamente sul costo del denaro ed un numero crescente di analisti
ipotizzano una nuova sforbiciata entro fine anno, se non il prossimo 7
novembre, il successivo 5 dicembre. Magari dopo i dati definitivi
dell’inflazione euro e del lavoro americano. Ricordo tuttavia che la Germania è
nettamente contraria ad un’ulteriore diminuzione dei tassi per il rischio di
bolla immobiliare e di tensioni sui fondi pensione.
Osserviamo durante le ultime sedute un rialzo, più o meno
condiviso, dell’azionario, nonché un drastico indebolimento della divisa
europea. Oltre al rischio di deflazione che avviene, come se non bastasse, in
un contesto di aumento generalizzato dell’Iva dal 2008 in quasi tutti i paesi
europei (veri il 22% italiano di inizio ottobre), l’Eurozona deve fare i conti
anche con gli stress test della Bce ed i nuovi parametri di capitalizzazione
delle banche europee, e non solo... Vedi anche quanto accaduto lunedì ad Ubs e
Credit Suisse n Svizzera.
Draghi sarà dunque portato a giudicare se il rapido calo
dell’inflazione, dall’1.10% allo 0.70% in un solo mese (anche se il target Bce
è al 2%), è un evento casuale e se necessita di un’immediata risposta tecnica.
L’eventuale riduzione dei tassi (vedi sotto), entro fine anno, anche se
molto probabile, non è questa volta cosa scontata come avvenuta per altre
scelte della Bce. Vedi per esempio in fondo dall’articolo del 27 febbraio 2011
intitolato “Gli assomigliamo ancora?”.
Le prossime giornate, fino giovedì, potrebbero dunque essere
relativamente fiacche, ma il fine anno è atteso potenzialmente molto
impegnativo soprattutto tenendo conto di un probabile aumento di volatilità sui
mercati che condizionerà indubbiamente i valori di bilancio di fine anno.
Elemento, dato forse per scontato, ma da non sottovalutare perché manca poi il
tempo materiale per un eventuale recupero.
Cordialmente
Giovanni Maiani