lunedì 29 ottobre 2012

L’inflazione sammarinese ed il potere d'acquisto.

Dopo il mio ultimo post intitolato “L’importanza del voto” ho passato parte della domenica, ovviamente dopo la pulizia settimanale della casa, ad osservare i dati relativi alla tavola 9.1 del bollettino statistico: i numeri indici dei prezzi al consumo a San Marino per le famiglie di operai e impiegati. Detto anche l’inflazione di pagina 45 per farla più semplice.

Procedimento:
Prima di tutto mi sono guardato tutti i bollettini di statistica e ho cercato di ottenere una serie storica completa. I dati relativi all’indice dei prezzi utilizzato fino al primo trimestre del 2011 prendono in considerazione il valore 100 nel mese di dicembre 2002, poi a seguito di un probabile aggiornamento del paniere partono dal valore 100 nel mese di dicembre 2010. Ho quindi proseguito la serie storica iniziale fino agli ultimi dati disponibili di giugno 2012 assicurandomi di mantenere le stesse variazioni dei prezzi che si sono verificate nel nuovo paniere. Raccomando anche il mio posto del 10 marzo scorso relativo al Cpi ed in particolare all’inflazione italiana e alla mia perplessità relativa alla scelta del paniere.

Osservando l’inflazione di Germania, Italia, Regno Unito, zona euro, Usa e San Marino nel periodo che va dall’inizio del 2003 allo scorso mese di giugno (vedi grafico) emerge immediatamente che l’inflazione sammarinese (in rosso) alla fine del 2° trimestre del 2012 sia pari al 2.7751% seconda solo all’Italia con il 3.30%, mentre negli Usa ed in Germania i prezzi aumentano dell’1.70% all’anno rispetto al 2.40% di Regno Unito e della zona euro. I dati preliminari del 3° trimestre mostrano un’inflazione generalmente in aumento nei paesi come sopra rispetto ai dati di fine giugno ed è lecito ipotizzare che, anche, l’inflazione sammarinese sia attualmente maggiore rispetto a quella di fine giugno.


Tra il mese di marzo e quello di ottobre 2009, i tassi d’inflazione di Italia, Regno Unito e San Marino sono rimasti in terreno positivo, mentre abbiamo osservato un’effimera situazione di deflazione negli altri paesi presi in considerazione. Inoltre, il coefficiente di correlazione ci conferma pienamente che l’inflazione sammarinese è maggiormente dipendente di quelle inglese ed italiana (coefficiente rispettivi del 57% e del 59% sull’intero periodo di riferimento), mentre non è molto legata a quella americana (coefficiente del 23.7%).  

Ho dimostrato di recente in un’altra sede come l’inflazione sia attualmente maggiormente legata all’aumento del costo delle materie prime rispetto a quello del personale come lo era in precedenza, mentre, “casualmente” giovedì scorso, l’Istat ha pubblicato un rapporto molto interessante (http://www.istat.it/it/archivio/73300) nel quale emerge che “Nel mese di settembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie cresce … dell'1,4% rispetto a settembre 2011”. Inoltre, l’inflazione italiana anno su anno di settembre è pari al 3.20% ne deriva, in grande linee, che chi lavora ha perso durante gli ultimi 12 mesi mediamente l’1.80% del proprio poter d’acquisto, in giallo nel grafico. In blu il salario orario ed in rosso l'inflazione italiana.


Ciò è assolutamente in linea con il fatto che l’inflazione aumenta principalmente per colpa dell’andamento delle materie prime mentre le persone sono sempre pagate di meno.
A San Marino abbiamo soltanto i dati di fine 2011. Alla fine dello scorso mese di dicembre e rispetto ad un anno prima, l’inflazione era pari al 3.05% (base 100 a dicembre 2010 ed indice dei prezzi di 103.50 a dicembre 2011), mentre il monte salari unitario (monte salari diviso per il numero di occupati nel relativo

Nel grafico: in nero la variazione percentuale del monte redditi del settore pubblico, in verde quella del numero dei dipendendi, in blu quella della retribuzione lorda unitaria ed il rosso l'inflazione sammarinese.

settore) è sceso dell’1.01% nel settore pubblico (-1.65% nel monte salari e -0.64% nel numero di occupati)

Nel grafico: in nero la variazione percentuale del monte redditi del settore privato, in verde quella del numero dei dipendendi, in blu quella della retribuzione lorda unitaria ed il rosso l'inflazione sammarinese.

e dell’1.60% nel settore privato (-4.42% nel monte salari e -2.86% nel numero di occupati), mediamente il

Nel grafico: in nero la variazione percentuale del monte redditi del settore pubblico + privato, in verde quella del numero dei dipendendi, in blu quella della retribuzione lorda unitaria ed il rosso l'inflazione sammarinese.

monte salari unitario, ossia quanto é stato pagato chi lavora, è sceso del 1.36% durante il 2011 (-3.73% nel monte salari e -2.41% nel numero di occupati). Da una parte si è perso mediamente l’1.36% e, dall’altra, i prezzi sono cresciuti del 3.05% ed il divario complessivo è di -4.41% (poter d’acquisto).


A titolo di paragone, alla fine del 2008 (crisi della Lehman Brothers e dunque delle subprime americane) il tasso dell’inflazione era pari a 3.16%, il monte salari unitario era aumentato dell’1.67% nel settore pubblico, del 3.58% nel settore privato e del 3.05% a livello globale. In questo caso, la perdita del poter d’acquisto complessivo era di -0.11%. (vedi grafico)

Detto in parole povere e da “bravo analista”, un lavoratore (nel settore pubblico o privato) perdeva mediamente in termini reali e tenendo conto dell’inflazione -0.11% di poter d’acquisto nel 2008 rispetto al -4.41% nel 2011.

Chi ha ancora il coraggio di chiamarci paradiso fiscale?

Giovanni Maiani